TELEFILM – No sex, please!: Pushing Daisies
La seconda stagione di Pushing Daisies, in onda su Joi, ci racconta Ned e compagni in “vesti” inedite. Con una sola, ferrea, regola: niente sesso! Un estratto dal numero di marzo di TelefilmMagazine
di Andrea Boido
Poi, a guardar bene, uno si rende conto che ad ogni puntata corrisponde un assassinio, di solito mosso dalla più bassa cupidigia, e che l’intero complesso di rapporti che unisce i protagonisti principali è fondato su di una lunga serie di bugie e verità nascoste.
L'ingrediente mancante
Un elemento di assoluta purezza c’è, comunque: il sesso brilla per la sua assenza. O almeno così sembra. In realtà appare come la variabile mancante che porta avanti tutta l’equazione della serie. Pushing Daisies è essenzialmente la storia d’amore tra due personaggi che non possono toccarsi; per molti versi è l’apoteosi del rapporto platonico, un intendimento ben catturato da una delle frasi chiave di tutta la serie: «Solo perché uno desidera una cosa, non vuol dire che ne abbia bisogno per essere felice». Questo pensiero, più di tutti, appare il credo principale di Ned. Il fabbricatorte vive in maniera estremamente serena la sua castità e non mostra alcun problema rispetto all‘idea di non poter cedere al desiderio sessuale nei confronti della sua amata. Anzi, in fin dei conti pare trovare il tutto molto rassicurante. La straordinaria serie di eventi che l’ha condotto a ritrovare Chuck, riportarla in vita, ma non poterla toccare gli consente di ricreare con lei una storia d’amore infantile e quindi ricondurlo ad un tempo in cui era felice, aveva un padre e una madre e il suo particolare dono non aveva ancora creato alcun danno.
Questa sua strana visione della vita pare contagiare tutti i suoi amici, che si ritrovano imprigionati in un mondo virginale dove ognuno deve essere puro e seguire le regole. Non è un caso allora se in una puntata estremamente significativa della seconda stagione (appena iniziata su Joi) i quattro personaggi principali si ritrovano tutti vestiti da preti e suore, all’interno di un convento. Ambiente, questo, che al loro confronto appare un luogo di assoluta perdizione: c’è una suora che bestemmia (con il rintocco delle campane a fornire i beep della censura), c’è un traffico di merce di contrabbando e persino del sesso.
Ed è proprio in questa strana commistione tra sacro e profano che risulta evidente come la castità emotiva e carnale di Ned serva in realtà per pareggiare, o forse espiare, la più estrema delle trasgressioni: il fabbricatorte resuscita una suora sull’altare di una chiesa, davanti ad una statua della Madonna e, soprattutto, ad un crocefisso. In pratica, si sostituisce a Dio e abbatte a piacimento le barriere tra la vita e la morte. E lo fa ad ogni puntata. È la sua unica trasgressione, ma converrete che non è roba da poco.
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