TELEFILM – Onora il Padre e…

La tradizione, il rispetto, la famiglia anzi le famiglie perché ne "I Soprano" di famiglie ce ne sono due o tre… Dopo "The O.C", Mediaset Premium accende i riflettori su un'altra perla della serialità a la carte con le tragiche, umanissime vicende di un gruppo di mafiosi del XXI secolo… Anticipazione dal numero di giugno di Telefilmmagazine

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di Teresa Manuela Plati

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Solo un nome dietro l'Emmy del 1999 per la miglior sceneggiatura emergente per il piccolo schermo: David Chase il Burattinaio, nome d'arte di David De Cesare di professione ideatore e produttore esecutivo, il vero Boss della serie televisiva più cult dell'ultimo decennio, I Soprano


Poi, inevitabilmente, il plauso va alla Famiglia interpretata da grandi nomi di straordinario talento che – come spesso capita – artisticamente sono frutto di un lavoro lungo e costante fatto su stessi nel corso di interminabili gavette.


Certo a scorrere le loro filmografie, sfugge un sorriso di stupore: e già, perché tutto il Clan dei Soprano  vanta una o più "partecipazioni" in altri gruppi criminali organizzati al servizio di Francis Ford Coppola o di Martin Scorsese.


Del resto, uno con un nome così altisonante James Gandolfini non poteva che finire a capo di una famiglia di malavitosi guidandoli fino in fondo alla sesta stagione. A due anni dall'ultimo episodio della quinta stagione –  trasmesso l'oramai lontano 6 giugno 2004 – quella che sta andando in onda negli States è l'ultima della serie e sarà trasmessa in due tranche: i primi 12 episodi vanno in onda fino a giugno, il telefilm tornerà poi nel gennaio 2007 con altri 8 episodi che concluderanno le vicende del Clan.


Ne I Soprano Gandolfini interpreta la parte di Anthony Tony Soprano, un  mafioso italo americano del New Jersey. Tony è alto, grasso, un uomo che solo per la statura incute timore e spinge ad un rispetto reverenziale. Non è un caso che nel corso dei suoi precedenti lavori gli siano stati sempre proposti personaggi imponenti o giganti buoni che si adattano alla  massiccia corporatura. Poi c'è il suo sguardo intenso, quello di chi sa chi ha di fronte alla prima occhiata fugace. A chi meglio di lui, poteva essere proposto il ruolo del Boss di un clan di criminali? Perché è proprio nella parte del Boss dei Soprano che l'attore riesce a esternare la sua personalità artistica multisfaccettata e complessa: Tony Soprano, infatti, è un assassino, è il capo di una famiglia mafiosa, è spietato, ma è anche un uomo fragile – ebbene si! – che è costretto a rivolgersi ad una psichiatra per fare fronte ai mille impegni lavorativi e familiari.

La sensibilità è un aspetto del carattere che nella vita reale Gandolfini sfoga nelle sue passioni di sempre: la musica, il sassofono e la tromba. Nel telefilm, invece, Gandolfini/Soprano si lascia sedurre dalla Dott.ssa Jennifer Melfi (Lorraine Bracco) …E chi ha visto almeno una puntata della serie, non può neanche dargli tutti i  torti, nonostante il matrimonio ventennale con la sua signora Carmela Soprano (Edie Falco). Il confronto con l'altra per Lady Soprano, infatti, non è certo semplice. Carmela è una casalinga pratica e di buon senso angariata dalla suocera ed insofferente per l'infedeltà del marito, per il carattere difficile da gestire della figlia sedicenne Meadow (Jamie Lynn Sigler), del figlio "video-dipendente" Anthony Junior (Robert Iler fermato lo scorso anno dalla polizia dopo il ritrovamento nella sua auto di numerose dosi di marijuana.) e dalla vecchia madre Livia.
Invece,
la dottoressa Jennifer Melfi l'amante, la goomah – come si appella l'altra donna nel linguaggio della Famiglia – è bella, molto bella. Non solo, è anche  alta, slanciata, con la voce roca, l'atteggiamento sicuro e  tipico della volitiva donna newyorchese. (e non è un caso, infatti, che  l'attrice abbia debuttato sulla scena pubblica in passerella come top model tra le file di Jean Paul Gautier e Wilhelmina)!


Jennifer seduce irrimediabilmente Tony, lo ammalia, lo conforta, lo consiglia, diventando la vera Dark Lady della serie, la mente, l'intelligenza… il classico pugno di ferro in un guanto di velluto tanto irresistibile quanto spietata… Un ruolo che l'incantatrice Lorraine  – che paradossalmente nell'ultimo anno del College era stata votata come più brutta fra le ragazze del suo corso perché troppo alta  – aveva già affrontato nel 1990, nella brillante interpretazione di moglie e donna di mafia nel film Quei bravi ragazzi, di Martin Scorsese, che le ha fruttato una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista.


Ci sono poi i vari scagnozzi di Tony: Silvio Dante (Steve van Zandt), Salvatore "Big Pussy" Bompensiero (Vincent Pastore, ex proprietario di un pub a Rochelle che ha iniziato la carriera artistica su suggerimento di uno dei suoi clienti abituali Matt Dillon) e Pauly Walnuts (Tony Sirico), tutti membri della "famiglia" (doverosamente allargata) di Anthony e tutti fedeli, anzi fedelissimi, al capo e alle regole. E chi, invece, le regole non le rispetta? Come nelle migliori tradizioni disattese emergono le care vecchie pecore nere, presenti anche nel clan de I Soprano. Il giovane ambizioso ed impulsivo Christopher Moltisanti (Michael Imperioli, che vanta al suo attivo una parte in Quei bravi ragazzi) e l'anziano Zio Corrado, "Uncle Junior" (Dominic Chianese, vecchia conoscenza di Francis Ford Coppola che lo volle ne Il Padrino – parte terza) che trama in segreto contro il nipote per riprendere il controllo della "famiglia".


 

Una pioggia di premi


Abbiamo cominciato ricordando il meritatissimo Emmy al suo mentore David Chase, ma I Soprano nel corso dei sei cicli se ne sono aggiudicati altri 16, con un totale di 34 nomination e 5 Golden Globes. Un risultato sbalorditivo per un prodotto televisivo che inizialmente non era stato ben accolto e che anzi aveva scatenato le ire funeste di milioni di italo americani stanchi di essere rappresentati – per l'ennesima volta – nella versione stereotipata dei mafiosi mangiaspaghetti. Ma il cast e il linguaggio della Famiglia con i suoi termini come "cugino", "giovane soldato", "uomo d'onore" fanno la differenza, entrano nelle case incatenando il pubblico al piccolo schermo.


L'uomo d'onore e suoi codici, il suo senso d'appartenenza ad un gruppo, la sua morale nella quale sono contemplati anche delitti innominabili per crudeltà, ma che segue una regola, un modo di essere, un ruolo in cui riconoscersi, un famiglia nella quale rifugiarsi o dalla quale proteggersi se viene ingannata.  Si, perché la famiglia trova la sua forza in una rigida rete di valori, pazzesca ma esistente, robusta e vitale dove c'è  spazio anche per la fragilità (come quella di Tony per la sua psicologa), l'incertezza, il dubbio, la lotta nel quotidiano, la noia ma sempre rifacendosi alla tradizione, al rispetto…


Serie culto in America, per la sua capacità di coniugare con sfumature e rimandi sapientemente intrecciati la spietatezza de Il Padrino e la sagacia delle migliori commedie sugli italoamericani, i Soprano sono una famiglia mafiosa 'sui generis' in bilico tra malavita e psicanalisi, in  cui si rispecchia, in maniera grottesca eppure molto realistica, l'immagine di un'America sì malavitosa, ma sempre più integrata nel tessuto sociale… Come a dire che i delinquenti sono persone all'apparenza normalissime, che girano indisturbate per le strade. Un affresco dove i cattivi diventano simpatici e comprensibili nella loro malvagità, nella loro ricerca di potere, della gloria e… dell'amore.

www.telefilmmagazine.com

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