Terrifier 3. La rinascita dell’horror in un cinema che rischia

Il terzo capitolo della saga horror di Damien Leone sbanca al box office americano, battendo Joker: Folie à Deux. Qual è la chiave del suo successo?

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Terrifier 3. Il terzo capitolo della saga horror scritta, diretta da Damien Leone uscirà da noi il 7 novembre dopo alcune anteprime ad Halloween ma negli Stati Uniti è già incasso record al botteghino. La pellicola ha concluso il weekend con 18,3 milioni di dollari.

Un’apertura memorabile quanto sorprendente, quella della pellicola costata appena 5 milioni di dollari che si aggiudica la vetta del boxoffice. Non solo, ha inaspettatamente dato filo da torcere a Joker: Folie à Deux di Todd Phillips, che al secondo weekend nelle sale ha riscontrato uno scarso successo incassando solamente 7 milioni di dollari, considerando anche i 200 milioni investiti per il progetto. Anche l’interesse del pubblico italiano scarseggia, registrando un calo del 70% rispetto al primo fine settimana.
Nonostante si tratti di un’opera indipendente, la saga di Terrifier è già considerata un fenomeno slasher del cinema mainstream. Una delle ragioni dietro questa discrepanza potrebbe risiedere nel fatto che l’horror, al contrario del genere musical, stia vivendo una sorta di rinascita e rafforzamento del proprio immaginario, trovando nuove strade nel cinema contemporaneo.

La storia del terzo capitolo del franchise vede ancora protagonisti Sienna e Jonathan, interpretati rispettivamente da Lauren LaVera e Elliot Fullam, che dopo esser sopravvissuti alle stragi del famigerato e crudele Art the Clown, cercano finalmente la pace nel periodo natalizio. Purtroppo loro le angosce non finiscono, il clown è infatti tornato a tormentare le loro vite e questa volta peggio di prima.

Ma a cosa è dovuto il successo di questo film? Sicuramente ad aiutare è l’iconicità del protagonista, il pagliaccio demoniaco Art The Clown nell’immaginario collettivo. I costumi e il viso dipinto di nero e bianco sono ormai conosciuti, ma ancor di più le espressioni distintive ed i movimenti grotteschi che David Howard Thornton, attore che presta il “corpo” ad Art, utilizza come arma di comunicazione. Ed è forse la mancanza del grottesco che molto spesso penalizza la buon riuscita di un film di questo genere: nell’industria cinematografica, specialmente ad alto budget, l’assunzione di rischi e sperimentazione non abbonda.

Lo stesso regista, in una intervista per The AU Review dichiara: “Art deve essere spaventoso, inquietante, sadico e crudele. Dobbiamo essere fedeli a quel personaggio. Dobbiamo essere genuini. Una volta che iniziamo a piegarci e a cercare solo le risate sopra ogni altra cosa, siamo morti e questo personaggio è morto”. Potrebbe dunque essere una delle chiavi di Leone, quella di sorprendere lo spettatore e varcare “il limite della nausea”. Non a caso il film è divenuto virale su internet, perché centinaia di spettatori negli USA avrebbero accusato attacchi di nausea e malori in sala durante la proiezione. Sicuramente hanno giocato un ruolo fondamentale gli effetti speciali, migliorati rispetto ai primi due capitoli.
E questo sono semplicemente io come artista. non ho dovuto ascoltare nessuno quando ho fatto questo film. Nessuno mi ha detto che non potevo farlo”. Più si è indipendenti e più si è liberi di sperimentare e di lasciarsi andare all’eccesso. Alla fine, il successo di Terrifier 3 dimostra che per conquistare il pubblico non è necessario disporre di budget assurdi. I film indipendenti, grazie alla loro libertà creativa, possono sorprendere e superare anche i grandi blockbuster, che spesso devono fare i conti con aspettative e restrizioni più rigide.

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