Tertio Millennio Film Fest 2021 – Rinascita irachena

Nel corso dell’evento dedicato alla nuova e florida produzione cinematografica irachena, Laura Silvia Battaglia e Gianmarco Maraviglia hanno parlato dei rapporti fra la storia e la cultura del Paese

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Nella serata conclusiva del Tertio Millennio Film Fest 2021, al Cinema Doria di Roma, si è svolto l’evento “Rinascita irachena”, presentato dalla giornalista Laura Silvia Battaglia, contributor del Washington Post e collaboratrice, fra gli altri, di Sky, la Repubblica e Rai 3 e dal fotogiornalista Gianmarco Maraviglia, il quale ha lavorato con Der Spiegel e National Geographic. I due, in seguito alla presentazione di un reportage dedicato proprio alla nascente attenzione al cinema da parte di giovani cineasti dell’Iraq, hanno dialogato sul mondo mediorientale. Il film di riferimento è Hanging Gardens, di Ahmed Yassin Al Daradji, vincitore del Final Cut in Venice a Venezia ’78. Attualmente in post produzione, uscirà nel 2022 e verrà presentato a Cannes.

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Come ha spiegato Laura Silvia Battaglia, il progetto è nato non solo dal suo regista, Ahmed Yassin Al Daradji, classe 1986, esule in Inghilterra, ma anche da un altro iracheno esule, in Francia, Wareth Kwaish. I due dopo essersi incontrati in Europa hanno messo insieme Hanging Gardens. Wareth Kwaish, nato a Baghdad nel 1992, rappresenta un elemento importante in questa rivoluzione culturale irachena grazie al suo Once They Were Here, dove con un cellulare ha ripreso vita quotidiana dei giovani di quell’età, che andavano in strada a protestare contro la corruzione del Paese. Il film ha generato interesse, ma ha perso al Baghdad International Film Festival poiché, come la stessa Battaglia ha sottolineato, questo sembrerebbe essere stato pilotato. Kwaish ha affrontato la commissione dicendo: “Non ho neanche una foto di quando ero bambino. Sono nato e cresciuto con la guerra, pretendo che si dia spazio alla mia generazione.” Proprio per questo ha deciso di tornare in Iraq, nonostante questo non gli permetterà di tornare in Francia, dove sarebbe soltanto una “x”, sempre qualificato come il rifugiato iracheno. “È in Iraq che ci sono storie. In Iraq devo esserci io, se non ci sono io chi lo fa?” dice la giornalista, spiegando le parole di Kwaish. Non potendo più andare in piazza a protestare contro i politici (poiché tutto viene purtroppo spesso represso nel sangue), queste piccole rivoluzioni le si possono però fare nell’arte.
Hanging Gardens racconta la storia di un bambino che in una discarica di Baghdad, dove l’ambasciata americana e le basi americane scaricano i loro rifiuti, trova una bambola gonfiabile. La prende con sé e finisce per convincersi che sia sua madre. Le parla come se lo fosse e non si rassegna ai grandi che dicono di smettere di farlo. Secondo Laura Silvia Battaglia il film presenta diversi sottotesti. Uno riguarda che tipo di corruzione morale ha portato la visione occidentale nel profondo Iraq e vi intreccia le dinamiche del villaggio e le dinamiche generazionali. L’altro si riferisce al voler raccontare l’Iraq da uno sguardo interno e non esterno. Lo stesso Ahmed Yassin Al Daradji ha affermato di aver avuto voglia di fare un film che narrasse l’Iraq senza la visione americana dopo aver visto American Sniper, sicuramente interessante ma ennesima visione distorta e non diretta secondo il regista.
I due giornalisti hanno concluso parlando dell’importanza culturale di Baghdad, la quale presenta un’importante Accademia di Belle Arti, con una sezione di cinema sia per donne che per uomini. Il cinema quindi si insegna a Baghdad, anche in università. Presente in città anche un’ “Art City”, sorta di Cinecittà artigianale, dove si fa di tutto: si producono jingle pubblicitari, spot pubblicitari, serie televisive per il Ramadan etc. C’è quindi una domanda che deve essere soddisfatta. C’è un mondo culturale in fermento. Un esempio di ciò è l’amatissimo Melon City Show, di fatto un garage, definito da Laura Silvia Battaglia lo “Zelig iracheno”. Fanno satira su tutto, anche sul DAESH, segno che a volte la cultura fa miracoli.
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