Tertio Millennio Film Fest. Skinner Myers presenta The Sleeping Negro

Con un film segnato dalla sperimentazione visiva e narrativa, l’autore afroamericano ha rivelato tutto il suo pessimismo sulla situazione USA durante l’incontro di apertura del festival romano

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Essere un nero in questo Paese ed essere relativamente coscienti significa essere quasi sempre in uno stato di rabbia…

Potrebbe bastare questa frase di James Baldwin per sintetizzare l’essenza del film che ha aperto la XXV Edizione del Tertio Millennio film festival, ovvero The Sleeping Negro. Primo lungometraggio di finzione del regista/attore Skinner Myers, l’opera si concentra sull’analizzare un’America che sembra aver cambiato direzione per quanto riguarda l’aspetto civile e sociale, ma che in realtà cova ancora l’odio razziale, manifestandolo silenziosamente. A farci da cicerone e da vittima in questo sistema è lo stesso Myers, ritagliandosi un ruolo apparentemente contraddittorio nella struttura grottesca ed onirica dell’opera, funzionale per raccontare il suo punto di vista. Un personaggio che riesce a mostrare e a simboleggiare il risveglio da una condizione statica, in cui la legittima rivendicazione sociale del popolo afroamericano tergiversa in un sonno profondo, tendente sempre di più verso l’incubo.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Lo stesso Myers, nell’incontro tenutosi dopo la proiezione al Cinema Doria, rivela i suoi modelli di ispirazione e la difficoltà economica e artistica per la realizzazione del film:

Tutti i personaggi che ci sono nel film rappresentano i miei amici, familiari e anche i pensieri che io stesso ho avuto in prima persona. E’ stato un film che abbiamo realizzato in poco tempo, poche risorse, quindi per questo ho dovuto ricoprire più mansioni, ed è una cosa che probabilmente non farò più in vita mia.

Abbiamo girato tutte le scene sostanzialmente in otto giorni, racconta Myers, nell’arco di tre mesi per sei ore al giorno. E’ stato uno sforzo molto intenso ma credo di esser riuscito a portarlo a termine proprio perché era qualcosa di così personale. Se non fosse stato così probabilmente non ce l’avrei fatta.

Invece per quanto riguarda il suo punto di vista riguardo la situazione del razzismo negli Stati Uniti e sulla fine del sogno americano, il regista natio di Kalamazoo nel Michigan rivela il suo pessimismo riguardo la risoluzione totale del problema:

Sono cresciuto in una famiglia dove mio padre era un predicatore e musicista e mia madre una pittrice. Perciò sono cresciuto con l’idea che lavorando sodo e lavorando duro si poteva avere successo nella vita. Poi quando sono arrivato alle scuole superiori mio padre ha perso la casa a causa della crisi immobiliare del 2008. Lì provai in prima persona la disillusione del sogno americano. Queste dinamiche fanno parte del substrato culturale, perciò è difficile che la situazione migliori nel breve periodo per la comunità nera, soprattutto per via del capitalismo e della supremazia bianca che continuano ad uccidere persone. Credo che l’America ci debba ancora lavorare.

La forma sperimentale del corto i Myers richiede uno sforzo agli spettatori. Da questo punto di vista, il regista commenta:

Le persone che non l’hanno apprezzato non riuscivano magari ad entrare in relazione con la struttura, oppure con il discorso riguardo la razza e l’etnia. Inoltre non ha aiutato il fatto che The Sleeping Negro sia uscito direttamente in streaming durante la pandemia, perciò le persone spesso hanno visto per la prima volta questo film dal proprio computer o da un altro dispositivo, e non è la stessa cosa rispetto a vederlo in un cinema. Però si realizzano film che possano piacere a se stessi e in quel modo si trova la propria comunità a cui si parla, soprattutto se è molto vicina alla mia classe sociale e lontana dalla Black Hollywood che personalmente non apprezzo.

In special modo, dopo un accostamento allo Spike Lee del suo primo periodo, Myers non si fa scrupoli a confessare la poca stima che nutre nei confronti del regista di Fà la cosa giusta e Malcolm X:

I primi due, tre film di Spike Lee penso che fossero veramente straordinari, ma ha successivamente passato più la sua vita da ricco che da povero e questo ha influenzato notevolmente il suo cinema. I soldi l’hanno reso politicamente confuso. Ha deluso tutta quella generazione di registi ribelli di Los Angeles che mi hanno influenzato per la resa visiva del film e che mi hanno permesso di studiare nuovi linguaggi. Mi dispiace anche vedere che promuove le criptovalute alle classi più povere, confermando la strada che ha intrapreso e l’allontanamento dalla comunità.

Myers ha raccontato anche dei futuri progetti che lo vedranno coinvolto alla regia e alla ricerca di fondi per realizzarli:

Non so se i miei prossimi film saranno in questo stesso stile e genere. Ho moltissimi progetti in cantina e sto cercando di coinvolgere per il prossimo Danny Glover, perché siamo rappresentati dalla stessa agenzia. Il film l’ho già scritto e racconta la storia di due settantenni neri, dove il tema principale sarà la decostruzione del sogno americano. Si chiamerà Anger Never Dies. Anche se in contemporanea ho altri sette, otto film da voler realizzare ma il problema è trovare i fondi e qualcuno che voglia finanziarli.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array