#TFF33 – Incubi (#TorinoSense6)

Dalla sezione After Hours: l’ultima produzione esecutiva di Wes Craven, The girl in the photographs, il documentario di Rodney Ascher The Nightmare, e la maratona horror di domenica notte

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Il Torino Film Festival riserva, come da tradizione, un occhio di riguardo al cinema thriller/horror, nutrendo la sezione After Hours di titoli davvero interessanti e chissà se mai in futuro distribuiti.
L’evento più eclatante e divertente è stata la maratona horror ospitata dal cinema Massimo il 22 Novembre a partire da mezzanotte: centinaia di persone in fila, elettrizzate ed entusiaste di fronte alla notte del terrore. Interessanti in modo diverso i tre film proiettati The devil’s candy, The Hallow e February, ognuno fedele ad un immaginario preesistente senza però risultare banale. Gli amanti del genere sanno che la visione di un film horror (specialmente al cinema) è anche e soprattutto un rituale collettivo, cosa il Festival sembra aver compreso in pieno e assecondato in maniera quasi commovente: cappuccino e cornetto tra un film e l’altro per i temerari che hanno resistito, Mole Cola per tutti come sprint iniziale, sorrisi e gentilezza. I film scelti e il clima magico da drive in che si è venuto a creare hanno portato, oltre che una grandissima affluenza e resistenza da parte del pubblico, anche una giocosa partecipazione in puro stile horror: commenti ad alta voce, applausi in sala. Il cinema è anche e sWesCravenoprattutto questo: saltare sulla poltrona dopo essersi leccato le dita dall’ultima caramella gommosa…

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La proposta orrorifica della sezione non si limita alla maratona, ma propone altri titoli come The girl in the photographs, di Nick Simon, ultimo film “marchiato” Wes Craven, nel ruolo di produttore esecutivo. L’opera è una riflessione sottile ed intelligente sul mondo delle immagini e dei selfie in cui ci muoviamo e che in qualche modo subiamo. A Spearfish, un paese alla fine del mondo (nel South Dakota, per essere precisi), la dolce Coleen inizia a ricevere, nel supermercato dove lavora o in altri posti che è solita frequentare, foto di ragazze apparentemente uccise brutalmente. Apparentemente perché, essendo solo immagini, non si può essere sicuri che siano reali e non realizzate in postproduzione, dunque nessuno, neanche la polizia, prende seriamente la faccenda. L’unico interessato è Peter Hemmings, un famoso fotografo originario del luogo che decide di “sfidare” il presunto foto-Killer, realizzando lui stesso un servizio bagnato di sangue finto a Spearfish. Non è sempre bello essere notata, dice Coleen ad Hemmings, mentre lui tenta di convincerla a diventare la sua musa. L’ossessione del serial killer per una ragazza fragile ma speciale. Impossibile non pensare a Scream: la maschera bianca che indossa il serial killer. Lì c’era il telefono, qui ci sono le foto digitali. Rimane intatta la lucidità di ragionamento sulle strategie comunicative delle nuove generazioni.

the_nightmare_ascherL’esperienza collettiva slitta sempre di più verso una percezione intima, privata, solitaria e semplicemente spaventosa. Si tratta di quello che accade nel “documentario horror” The nightmare di Rodney Ascher.
Il regista raccoglie le testimonianze di una serie di persone, tutte accomunate dallo stesso disturbo, la paralisi del sonno e sviluppa il film da un lato attraverso interviste dirette, dall’altro tramite ricostruzioni eseguite magistralmente.
La paralisi del sonno è un fenomeno che si verifica solitamente prima di addormentarsi ed è una sorta di sogno lucido dove chi ne è affetto non riesce a muoversi e subisce una serie di situazioni terribili: ombre ai piedi del letto, demoni dagli occhi rossi che minacciano di morte, alieni bidimensionali. Cosa fa veramente paura? Asher lo sa: ad essere spaventoso è il fatto che questo fenomeno non si possa controllare, non è un assassino folle in carne ed ossa, ma neanche un demone che invochi con la tavoletta Ouija o che trovi in una casa infestata. Qui non puoi mica chiamare l’esorcista. È un mostro che vive dentro di te e che proprio tu scateni. La dimensione del sonno è spaventosa proprio perché intima e personale e questo lo stesso Wes Craven lo aveva capito molto bene dando vita al suo Freddy Krueger.
Il regista furbamente calca la mano su paure ancestrali, come a dire: questo è un fenomeno che può succedere a tutti, anzi più ne parli più è possibile che ti accada.
Un film maledizione in qualche modo, dunque maledettamente riuscito.

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