#TFF37 – Barbara Steele e la retrospettiva dedicata all’horror

”Si può fare”. Il TFF37 dedica una retrospettiva all’Horror classico con un filone di 35 film dal 1920 al 1970 e assegna a Barbara Steele, regina immortale del genere, il Gran Premio Torino 2019

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Horror Immersion al Torino Film Festival 37: i morti viventi, i vampiri e i fantasmi sono da tempo figure che dominano lo schermo e il fantastico.
“Si può fare” è il titolo evocativo che dà il nome alla retrospettiva che celebra il genere, ripercorrendo il filone classico dal 1920 al 1970, omaggiando Frankenstein Junior di Mel Brooks.
Si possono resuscitare i morti, si possono infestare le case e danzare con i fantasmi: tutto grazie all’unico strumento capace di mostrare anche l’impercettibile, la macchina da presa.
35 film che vanno a ricordare quelle che sono le paure e le inquietudini che, attraverso immagini iconiche, hanno condizionato l’immaginario collettivo e la cultura contemporanea, poste alla base di quello che è l’horror oggi.

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L’immagine ufficiale di questa 37’ edizione del Torino Film Festival ritrae proprio una delle più potenti figure femminili dell’horror classico, Barbara Steele, la cui carriera predominante nel genere è fiorita specialmente nel cinema horror italiano, di cui è diventata un’icona. È stata diretta dai più importanti registi italiani di quei tempi, come Mario Bava, Antonio Margheriti e Riccardo Freda. Il genere che l’ha resa immortale, l’ha ritrova recentemente protagonista nel 2012 con il film The Butterfly Room – La stanza delle farfalle.
Barbara Steele sarà ospite del festival, dove riceverà il Gran Premio Torino 2019 e introdurrà la proiezione dei film dei quali è protagonista (Il pozzo e il pendolo, La maschera del demonio, L’orribile segreto del dottor Hitchcock).

La retrospettiva comprenderà i più significativi horror del passato, in un’esperienza che va dalle allucinazioni dovute al potere dell’ipnotismo del cinema espressionista tedesco di Robert Wiene con Il Gabinetto del Dottor Caligari del 1920 al rivoluzionario La Notte dei Morti Viventi di George Romero, 1969. La prima nata come insurrezione alle certezze e al materialismo della borghesia liberale all’interno della Reppublica di Weimar; la seconda un’opera che, non solo ha generato diverse interpretazioni sociologiche, ma ha contribuito a chiudere l’epoca dell’horror gotico, rimodellando la paura a seconda dei problemi sociali, politici e di individualismo che primeggiavano nella società.

L’esperienza continuerà in un viaggio attraverso la storia del cinema horror, mostrando ancora e ancora figure immortali quali Dracula, Frankenstein, l’Uomo Lupo e il Fantasma dell’opera, e guidando gli spettatori da I vampiri di Mario Bava e Riccardo Freda del 1957 (riconosciuto come primo horror nostrano), capostipite del Gotico Italiano e capace di incorporare all’horror, neorealismo, kolossal, avventura, spionaggio, fino alla celebre serie di Roger Corman che porta sullo schermo i testi di Edgar Allan Poe. Sui sette film diretti da Corman tratti dalle opere di Poe, sei sono adattamenti di racconti e uno è basato sulla poesia “Il corvo”. Si tratta di pellicole che hanno dato vita ad un’atmosfera horror dai colori saturi, ricchi e accesi, che anticiparono opere come Suspiria di Dario Argento.

Il Torino Film Festival, che si svolgera quest’anno dal 22 al 30 novembre, si articola in diverse sezioni. Oltre agli eventi e le retrospettive, si può trovare la sezione After Hours, una sezione non competitiva dedicata principalmente ai film di genere, horror, fantascienza, noir, midnight movies e autori “notturni”, indice del fatto che il festival tende ad occuparsi con impegno e riguardo ai film di genere.
La retrospettiva, curata dal direttore Emanuela Martini, è collegata alla mostra del Museo Nazionale del Cinema di Torino “FacceEmozioni: dalla fisiognomica agli emoji”, aperta il 17 luglio e in corso fino al 6 gennaio nella Mole Antonelliana; insomma, un museo che fa da cimitero vivente per pellicole e restauri del passato che riporta straordinariamente in vita.

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