The Alto Knights. I due volti del crimine, di Barry Levinson
Il mestiere del cineasta non riesce a salvare questo gangster-movie sfiatato, già invecchiato, che si perde nella ridondanza della scrittura. De Niro in un doppio ruolo di appariscente virtuosismo.

Frank Costello ha lo stesso nome del personaggio di Alain Delon del film di Jean-Pierre Melville ma è solo un caso di omonimia. L’attore francese ha portato sullo schermo un killer solitario, mentre Robert De Niro un boss mafioso soprannominato dalla stampa statunitense “il primo ministro della malavita” che è realmente esistito proprio come il suo acerrimo rivale Vito Genovese. Entrambi sono cresciuti insieme per strada e un tempo sono stati anche grandi amici. Poi nel corso degli anni la loro alleanza si è deteriorata. La loro rivalità è poi diventata sempre più aspra nel momento in cui si sono dovuti contendere i traffici illegali delle strade di New York. Il punto di rottura totale è avvenuto nel 1957 quando Frank è scampato miracolosamente all’attentato di un sicario di Vito nell’ascensore dove abita. Ed è proprio da qui che parte il nuovo film diretto da Barry Levinson (anni, quasi 83), scritto da Nicholas Pileggi (anni 92) e prodotto, tra gli altri, da Irwin Winkler (anni 93). Il regista torna dietro la macchina da presa a quattro anni da Harry Haft. Storia di un sopravvissuto, lo sceneggiatore è legato essenzialmente allo Scorsese anni ’90 (Quei bravi ragazzi e Casinò, tratti anche da due suoi romanzi) anche se tra i suoi altri lavori per il cinema c’è City Hall di Harold Becker mentre il nome del produttore è legato al cinema di Scorsese e alla saga di Rocky anche se ha diretto un buonissimo film all’inizio degli anni Novanta sul maccartismo, Indiziato di reato, sempre con Bob De Niro come protagonista.
Scorsese, gli anni Novanta. The Alto Knights. I due volti del crimine arriva, o parte, proprio da lì. Ed è influenzato soprattutto dai grandi film mafiosi del regista italo-americano scritti da Pileggi evidenti nel racconto in prima persona di Frank Costello, l’uso ricorrente della sua voce-off e la nostalgia con cui il gangster-movie di quel decennio si confrontava con quello realizzato tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. La citazione di James Cagney con La furia umana in tv è già una dichiarazione esplicita. Non è un caso poi che il film di Levinson che può essere più vicino a questo è Bugsy, realizzato nel 1991. Lì c’era il grande sogno del protagonista di costruire il paradiso del gioco d’azzardo nel deserto, qui invece i due boss si trovano nel pieno di una lotta di potere che affrontano in modi diversi. Vito è più feroce, vendicativo e non sembra fermarsi davanti a nulla. Frank invece, sostenuto dalla presenza della moglie Bobby (brava Debra Messing) sembra voler stare più in disparte, aspettando il momento del suo ritiro. Questo è il suo obiettivo, almeno fino a quando è stato tirato di nuovo in gioco da una testimonianza della moglie di Vito in tibunale.
De Niro si sdoppia. Interpreta entrambi i boss. Si muove appesantito dal trucco, quasi sulla falsariga di The Irishman, regala una prova di appariscente virtuosismo riuscendo comunque a evidenziare la contrapposizione caratteriale tra Frank e Vito. The Alto Knights. I due volti del crimine è un film di grande mestiere, la cui confezione è arricchita anche dalla fotografia di Dante Spinotti. Ma è anche un gangster-movie sfiatato, già invecchiato, che si perde nella ridondanza verbale della scrittura di Pileggi dove ci sono troppi dialoghi e sottolineature (come la descrizione dell’epoca del proibizionismo) rispetto a quelli che la storia avrebbe richiesto e di una regia stancamente compositiva (l’omicidio con le ombre tra le lenzuola) soprattutto nel mostrare la giovinezza dei due protagonisti, tra qualche rara immagine e la presenza di foto in bianco e nero. Non si può fare il paragone tra Levinson di oggi e Scorsese degli anni Novanta. E neanche con quel cinema di quel decennio. Per questo The Alto Knights. I due volti del crimine, più che un oggetto vintage, resta più un reperto d’antiquariato. Solo nella parte finale il film riemerge dalla sua polvere, con una tensione e un ‘gioco della truffa’ tenuta precedentemente nascosta. Ma era proprio il respiro che sarebbe servito per tutto il film.
Titolo originale: The Alto Knights
Regia: Barry Levinson
Interpreti: Robert De Niro, Cosmo Jarvis, Debra Messing, Kathrine Narducci, Matt Servitto, Wallace Langham, Louis Mustillo, Belmont Cameli, Bob Glouberman, Ed Amatrudo, James Ciccone, Jeffey Grover, Joe Bacino, Antonio Cipriano, Luke Stanton Eddy, Sydney Miles, Abi Van Andel
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Durata: 123′
Origine: USA, 2025