The American Negro, il nuovo progetto multimediale di Adrian Younge

Il compositore già autore delle musiche della serie Luke Cage annuncia il lavoro più importante della sua carriera: un album, un podcast e un cortometraggio incentrati sulla questione del razzismo

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Votato dalla nostra redazione come Personaggio dell’anno 2020, il Black Lives Matter è stato il pugno (alzato) necessario a far sì che il discorso sul razzismo sistemico degli Stati Uniti diventasse il principale oggetto dell’attenzione pubblica. L’elezione di Joe Biden non deve far arretrare di un millimetro la soglia critica così faticosamente riconquistata e le relative prese di posizioni degli artisti devono continuare a fare da pungolo in tal senso. Per questo l’annuncio del trasversale progetto multimediale di Adrian Younge, intitolato The American Negro, rappresenta un’importante conferma dell’eredità del movimento attivista. Pubblicato in concomitanza con il Black History Month, The American Negro è ciò che il compositore losangelino considera “il più importante risultato creativo della mia vita“, dato che si prefigge il compito di analizzare l’evoluzione del razzismo in America e le continue sfide affrontate dalle persone afroamericane attraverso un lavoro che attraversa vari settori dall’audiovisivo, dall’omonimo album al podcast fino ad arrivare ad un cortometraggio.
Ma prima di affrontare questo progetto facciamo una breve panoramica proprio sul musicista afroamericano. Adrian Younge comincia la sua carriera alla fine degli anni Novanta come bassista e tastierista di varie formazioni musicali, per poi passare alla composizione con l’ausilio di strumenti MPC. Polistrumentista autodidatta e ingegnere del suono, Adrian Younge ha un background hip-hop ed è proprio grazie a questa musica che scopre i classici del soul e del jazz, di cui si innamora ben presto. La sua ossessione in particolare è riportare in vita il tipico suono compreso tra il 1968 e il 1973, che a suo dire hanno influenzato maggiormente la storia del sampling hip-hop, in uno studio di registrazione che suoni esattamente come suonavano gli studi di registrazione negli anni Settanta. Come ha recentemente ricordato in un’intervista: “Ho passato gli ultimi 20 anni a costruire il mio studio presso Linear Labs, perché capisco il concetto di qualità“. La sua passione musicale è così vorace da farne anche il proprietario di un negozio di dischi sempre a Los Angeles chiamato Artform Studio. Nel 2009 ecco arrivare il suo primo lavoro importante, la colonna sonora del film Black Dynamite per l’etichetta Wax Poetics, mentre più tardi nel 2011 ripubblica il suo primo EP Venice Dawn in una forma ampliata e aggiornata, che prende il nome di Something About April. Nel 2016 arriva la definitiva consacrazione con la firma dello score delle due stagioni della serie Marvel Luke Cage. Con questi riconoscimenti Adrian Younge è libero di affermare con convinzione la sua personalissima visione sonora, che l’ha portato a a collaborare con artisti di spicco della scena hip hop – dai Wu-Tang Clan a Kendrick Lamar alla superstar Jay-Z – ed a instaurare soprattutto la fondamentale collaborazione con Ali Shaheed Muhammad. Proprio con l’ex-membro e produttore del leggendario gruppo A Tribe Called Quest, tra il 2018 e il 2019 registra al Linear Labs assieme ad alcuni giganti del jazz come Roy Ayers, Gary Bartz, Brian Jackson, João Donato, Doug Carn, gli Azymuth e Marcos Valle l’album Jazz is Dead che successivamente da il nome anche alla loro etichetta discografica.

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Un sogno diventato realtà per due produttori che hanno iniziato la loro carriera come dj, campionando i musicisti con cui ora collaborano. Il progetto Jazz is Dead nasce con il lancio di Jazz Is Dead 001, una compilation che offriva un’anteprima degli album che sono poi usciti nel corso del 2020.
Ed eccoci arrivare a quello che sembra proprio esser il punto di svolta della carriera di Adrian Younge. Anticipato dalla pubblicazione Martedì scorso della title-track, The American Negro è, per usare le stesse parole dell’artista, “un progetto che analizza la chimica dietro il razzismo cieco, usando la musica come mezzo per restituire dignità e autostima alla mia gente. Dovrebbe essere evidente che qualsiasi esame della musica nera è un esame del rapporto tra l’America nera e bianca. Questa relazione ha plasmato l’evoluzione culturale del mondo e le sue radici negative sono profonde nella nostra psiche“. Insieme all’album The American Negro, che uscirà il 26 febbraio tramite Jazz is Dead, per spiegare meglio le complessità del messaggio dell’album Younge ha prodotto un podcast in quattro parti, Invisible Blackness, con conversazioni con Chuck D , Ladybug Mecca, Kenyon Harrold, Michael Jai White e altri che ha debuttato il 4 febbraio su Amazon Music e a cui i fan si possono iscrivere qui.
Inoltre sarà presto rilasciato un cortometraggio di accompagnamento, intitolato TAN, che è stato scritto, montato, diretto e registrato dallo stesso Younge e che sarà disponibile su Amazon Prime Video e sull’app Amazon Music. Per l’album The American Negro, Younge non solo ha scritto, ma ha suonato ogni strumento della sezione ritmica dell’album; ha anche diretto un’orchestra di 30 elementi e li ha registrati nel suo studio analogico. The American Negro è un progetto ascrivibile al versante più barricadero del movimento Black Lives Matter: la copertina dell’album è infatti una riproposizione delle tristemente note cartoline “Lynching Postcards“, che ritraevano gli omicidi di afroamericani da parte di vigilanti bianchi che agivano in spregio a qualunque legge ed erano usate ancora nel secolo scorso come segnali di avvertimento contro qualsiasi persona non wasp che cercasse di sradicare la disuguaglianza razziale. L’immagine della copertina di The American Negro ritrae un uomo impiccato nel primo Novecento: nulla è ancora cambiato se un secolo dopo abbiamo dovuto assistere all’urlo “I can’t breathe“.

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