The Antique (Antivariati), di Rusudan Glurijdze
Un buon film che cerca la mitologia tra la polvere della vita quotidiana e tra le magie di una realtà incantata racconta una storia di ingiustizia e di dolore. VENEZIA81. Giornate degli Autori
Quella messa in atto nel 2006 dalla Russia verso i cittadini georgiani presenti sul suo territorio, violenze, arresti di massa e deportazioni, fa parte di una strategia di rappresaglia, precipizio dell’ennesima crisi diplomatica che porterà nel 2008 ad una nuova guerra tra le due nazioni. Una situazione peggiorata dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, del quale la Georgia era un paesi satellite. La vita di Medea quando incrocia la strada di un vecchio russo scontroso, Vadim Vadimich, dopo averne acquistato la casa, dove, nonostante la vendita, lui continuerà a vivere. Medea lavora insieme al fidanzato Lado, georgiano come lei, in una azienda di antiquariato a San Pietroburgo. Ha un impiego, cerca stabilità, sogna una famiglia e dei figli, poco le interessano le questioni politiche. Ma dalla strada le arrivano segnali inquietanti: ascolta le sirene della polizia, percepisce un clima minaccioso, sente degli arresti di massa ed il pericolo ormai alle porte.
Per raccontare questa vicenda, dai toni fortemente realistici, Rusudan Glurijdze adotta uno stile delicato, estetico e formale, uno sguardo fatto di prudenza e circospezione, con la tragedia che trova una scia dietro le voci severe della musica lirica. La neve che copre le strade invece è il vero dominus delle scenografie esterne, e basta la sua presenza ad attutire il senso di assedio in una nota poetica, a suggerire rifugio in una casa. Una casa, che corre il rischio di trasformarsi in trincea. Una casa, che è posta al centro anche del primo film della regista, House of the Others, un’opera presentata a Karlovy Vary, e selezionata nel 2016 per rappresentare il suo paese agli Oscar nella categoria dei migliori film stranieri. La città, l’appartamento ed il laboratorio sono i luoghi della storia, una narrazione che si snoda senza fretta, sintonizzata sui ritmi biologici, sulle malattie improvvise, sui problemi e gli affetti, i litigi e l’amore, dentro un inverno di cui si fa fatica ad immaginare la fine.