The Art of Disobedience: il documentario di e su Geco
Il writer romano ha scritto e diretto un documentario in cui ripercorre alcuni momenti chiave del proprio percorso, proponendo un dibattito sul ruolo dell’arte nella società odierna

Sono passati quasi cinque anni da quando la giunta Raggi trasformava Geco, writer tra i più noti della capitale, nonché d’Europa, in uno dei criminali più ricercati di Roma. Oggi l’artista ha deciso di raccontarsi in prima persona in un documentario dal titolo The Art of Disobedience, scritto e diretto dallo stesso writer, di cui nei giorni scorsi è stato distribuito il trailer.
Nel corso della propria carriera, Geco si è distinto per aver dipinto (i suoi detrattori direbbero imbrattato, a testimonianza della polarizzazione che la sua attività spesso causa) la propria tag sugli edifici di mezza Europa. Particolarmente prolifico infatti nella propria città, per l’appunto Roma, ha presto iniziato a operare anche in altri paesi, soprattutto il Portogallo – che ospita quella che è forse la seconda città con più sue tag, Lisbona -, la Spagna e la Grecia.
Durante un’intervista rilasciata negli scorsi anni proprio ad un sito portoghese, lo stesso artista si era definito bomber, che in gergo indica quei writer che alla pittura di graffiti particolarmente elaborati, preferiscono quella di throw-up semplici da riprodurre, in modo da poterli dipingere sul maggior numero di superfici possibili. Ecco quindi che la scritta Geco a caratteri cubitali fa parte del panorama visivo di tanti, tantissimi, transitando per caso in una stazione del treno sconosciuta o magari alzando lo sguardo verso uno dei cosiddetti heaven spots (quei punti difficili da raggiungere, come spesso sono le cime dei palazzi o i ponti delle principali arterie urbane). Oltre ai graffiti, a spopolare sono anche gli adesivi che riportano il nome dell’artista, distribuiti indistintamente ovunque, evidenti sui segnali stradali o sulle facciate degli edifici.
Tra le superfici che hanno ospitato il suo tag, ci sono state nel corso degli anni anche alcuni luoghi di interesse pubblico di Roma, come l’Arco dei Quattro Venti e Palazzo Corsini di Villa Pamphilj. Proprio per questo, durante l’amministrazione Raggi, il comune si era mobilitato, attraverso il Nucleo Ambiente e Decoro della Polizia Locale, per scoprire l’identità, allora sconosciuta, di Geco. Quando quest’ultimo è stato arrestato nel novembre del 2020, la stessa sindaca aveva condiviso la propria gioia sui propri profili social, con la polizia municipale che contestualmente aveva deciso di divulgare il nome di battesimo del writer.
The Art of Disobedience promette di ricostruire proprio quegli anni in cui l’artista è stato al centro di quella che la sinossi del documentario descrive come una vera caccia all’uomo. Il film si pone l’obiettivo di essere il punto di partenza per aprire un dibattito che riguardi il concetto stesso dell’arte nella società contemporanea, nonché offrire una riflessione su chi debba decidere quale sia il confine tra arte e degrado.