The Artifice Girl, di Franklin Ritch

Il film vincitore del Premio Asteroide al 22esimo Trieste Science+Fiction è un thriller tecnologico-cerebrale che incita una discussione filosofica

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Un mistero convincente questo thriller tecnologico-cerebrale che incita una discussione filosofica. The Artifice Girl rappresenta il debutto nel mondo della fantascienza per il regista e sceneggiatore americano Franklin Ritch. Proiettato al Fantasia International Film Festival di Montreal a luglio, arriva in Anteprima Italiana per l’Asteroide Competition grazie al Trieste Science + Fiction Festival, giunto alla sua 22esima edizione, dove si è aggiudicato il Premio Asteroide.

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Un’esperienza che spinge lo spettatore in una spirale eticamente complessa in tema di tecnologia e prevenzione della criminalità. Il cast è rappresentato da memorabili up-and-comers come David Girard (Teardrop Goodbye) e Sinda Nichols (That Abandoned Place) come agenti speciali Amos McCullough e Dena Helms, insieme alla giovane Tatum Matthews (The Waltons: Homecoming) come Cherry, a Lance Henriksen (The Blacklist) e Ritch, il regista stesso, che interpreta Garreth, un rivoluzionario mago della tecnologia diventato vigilante di Internet, e le loro vite compiono una svolta importante nel futuro del mondo digitale.

L’originale sistema con cui Gareth combatte i predatori online ed irretisce i pedofili si rivela essere un’Intelligenza Artificiale, e il suo rapido sviluppo nel corso dei decenni porterà a seri problemi in tema di autonomia, di oppressione e del vero significato dell’essere “umano”. The Artifice Girl imposta un nuovo modello per la finzione speculativa sullo schermo: quasi un Black Mirror anche se i simboli visivi non sono del tutto efficaci. Un gioco teatrale dove ci si chiede: cosa differenzia davvero i sentimenti umani da quelli simulati? Una profonda immersione, densamente stratificata, in cui il motore narrativo cresce nel tempo. Questo lo rende uno sci-fi indie brillante e sincero: c’è pathos nei personaggi e nelle performance vi è quel quid che può essere tratto solo da una combinazione di scrittura incredibile e bravura del cast.

Ci mostra una realtà spaventosa, una perfetta intelligenza artificiale che potrebbe tenerci svegli la notte: si svilupperà in qualcosa che è letteralmente oltre la nostra immaginazione, che il cervello umano semplicemente non ha la capacità di comprendere, figuriamoci il controllo. Violazione della privacy, la sensibilità, il libero arbitrio, lo scopo personale, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, il ciclo degli abusi, i traumi ereditari, la relativa sicurezza online e offline, il diritto di scegliere e raddrizzare il futuro dell’umanità…

Come ogni opera sci-fi profonda, The Artifice Girl fa mettere in discussione noi stessi e il nostro senso morale utilizzando la fantascienza per spingere gli orizzonti della nostra mente oltre i limiti dell’inconscio e del subconscio. Con scatti concisi e intimi, non sprecando un momento di dialogo, il tono sinistro e vitale è portato avanti per tutto il film. La semplice inquadratura permette di concentrarsi sulla narrazione principale, affinando l’emozione che estrae da ogni personaggio; una trama che è tanto divisiva quanto intrigante, utilizzando set scuri e spesso inquietanti.

La mancanza di alcuni dettagli fa sì che il pubblico immagini l’orrore di uno scenario del genere, e il suo status di costrutto digitale non lo rende più facile da digerire. Questo esercizio magistrale in 93 minuti mostra la promessa di Franklin Ritch: portare al traguardo un’idea fantascientifica tagliente. E su questo ci riesce in pieno. Dovrebbe giocare/osare maggiormente con l’immaginazione per tirare fuori il suo artificio. Un regista quindi, sicuramente da seguire.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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