The Avengers, di Joss Whedon


In una pellicola superblindata e ultracalcolata, Bruce Banner / Hulk si rivela come l'unico appiglio di salvezza del cinema, con una gratuità d'azione e una imprevedibilità di traiettoria che ci paiono benedette. Con tutta l'evidenza urlata dell'effetto 3D, il puro segno grafico probatorio di post-produzione. Il suo verde digitale resta una nota stonata sullo schermo, il cinema continua meravigliosamente a non sapere bene come contenerlo

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Visto con gli occhi di Bruce Banner, The Avengers assume forse l’anima che in maniera terrificantemente lampante sembra mancare al film, tra l’altro con lo scanzonato disinteresse di tutti (c’è una sequenza nella prima parte che racconta quello che l’operazione poteva diventare ma non è stato, con Nick Fury che conferma al Consiglio di voler “affidare la missione a una banda di disadattati, dissociati, inaffidabili asociali”, una cosa del genere – e per un attimo ti pare di risentire Lee Marvin all’inizio di Dirty Dozen; ma è solo un attimo).
L’incredibile Hulk è ancora una volta un anacronismo di quelli di cui ci piace parlare ultimamente (il cinema non funziona), e in una pellicola superblindata e ultracalcolata (incipit sullo SHIELD e i personaggi che conosciamo meno, come Black Widow e Hawkeye / prime scaramucce tra i Vendicatori, primi confronti con Loki e il suo piano / megabattaglia conclusiva in centro metropolitano) si rivela come l’unico appiglio di salvezza del cinema, con una gratuità d’azione e una imprevedibilità di traiettoria che ci paiono benedette.
Non a caso per metà film e più la paura di tutti è che Banner possa trasformarsi, e il film vive tutto nella tensione interna di non rischiare di perdere il controllo, tenere a bada il mostro (come l’infilmabile Kong di Peter Jackson, sedato dalla mdp: “shoot it!”, ordinava il regista Jack Black all’operatore e ai cacciatori…), nel terrore che Loki possa servirsi della furia irrazionale di Hulk a suo favore (poi però il film non spiega mai bene come).

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Già dalla sua entrata in scena, il terzo Bruce Banner sul grande schermo degli ultimi anni vive in un altro film, questo davvero mai girato, che attraversa The Avengers nel breve frammento dell’incontro tra il dottore nella sua baracca umanitaria e Black Widow.
A differenza degli altri supereroi della squadra (giusto Cap America ha il privilegio di un brevissimo flashback sulla sua ibernazione), l’indecisione del volto (di per sé mutante) attoriale del personaggio costringe gli autori a ri-presentarcelo.
Eccovi Mark Ruffalo, più frastornato che mai: nelle faraginosissime sequenze con tutte le star in scena, mentre Whedon si incastra da solo con movimenti veloci di rimpallo tra i personaggi che finiscono solo per certificare quanto il gioco non stia filando, Ruffalo se ne sta lì a guardare con il volto dell’incredulità. Un po’ l’attore va restituendo la riluttante diffidenza del suo personaggio a partecipare alla missione, e un po’ ci pare di intuire che sia proprio Ruffalo che davvero non ci sta capendo niente.

E così, nella lunga battaglia urbana della resa dei conti, quando ogni personaggio avrà trovato la propria funzione nella strategia

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d’attacco orchestrata da Capitan America (col possibile sacrifico estremo di Tony Stark che comporta che nel film ci sia qualcosa per cui sacrificarsi, ovvero un paio di sequenze con Gwyneth Paltrow), Hulk resterà il battitore libero senza alcun compito effettivo, il sabotatore scatenato senza reali motivazioni o direttive se non quelle del puro istinto distruttore: “Hulk…spacca!”, è l’unica indicazione che viene data alla creatura.
Il difetto maggiore di Joss Whedon in realtà non è nella regia priva di qualunque brio o inventiva, quanto nell’aver buttato via ciò che di buono aveva fatto Branagh nella caratterizzazione dell’asgardiano Loki e del rapporto di odio e competitività con l’infallibile fratello Thor (Tom Hiddleston resta però quello con la parte migliore): l’interpretazione è dichiaratamente rinnegata da una sequenza in cui Iron Man interrompe e irride lo shakespeariano diverbio tra i fratellastri, come se Robert Downey Jr fosse stato messo lì apposta per vigilare costantemente sulla presunta anima giocosa dell’intera operazione.
Al contempo, il regista tira fuori a sopresa probabilmente il migliore Hulk possibile tra Ang Lee e Leterrier, ma ora con tutta l’evidenza urlata dell’effetto 3D, il puro segno grafico probatorio di post-produzione. Il suo verde digitale resta una nota stonata sullo schermo, il cinema continua meravigliosamente a non sapere bene come contenerlo: nella cieca, smisurata ribellione alla civiltà di questa bestia c’è l’unico scampolo di vita di Avengers.

Titolo originale: id.
Regia: Joss Whedon
Interpreti: Chris Evans, Robert Downey Jr., Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Clark Gregg, Samuel L. Jackson, Gwyneth Paltrow, Stellan Skarsgård, Tom Hiddleston
Origine: USA, 2012
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Durata: 140′

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    6 commenti

    • Mah….. Risponderò solamente con questi due link a cui si può fare decisamente molto più affidamento:
      http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Recensioni/Page/?Key=13265

      http://www.nontistavocercando.it/2012/04/23/una-sera-con-i-vendicatori/

      Queste qui sopra sono solo una serie di baggianate.

    • @Laura confonde le marchette con le recensioni. Forse non hai capito che questi di Sentieri selvaggi sono spiriti liberi, e non si lasciano condizionari dagli uffici stampa per essere benevolenti sui film. Ho partecipato anch'io all'anteprima di cui ha ampiamente parlato il blogger, e lo spettacolo e' stato pietoso, soprattutto sullo schermo. Credo che il recensore sia stato persino magnanimo su un film che rappresenta il punto più basso delle purtroppo tante cadute delle esperienze hollywodiane della Marvel (e che ci ridà Sam Raimi?)

    • Come spesso capita con questo tipo di prodotti, è un film cucito su misura per piacere ai fan (che infatti lo stanno acclamando), ma non è un bel film. Banale, sconclusionato e piattamente derivativo.

    • Più che d'accordo! E sono un marvel-fan…Spero non tutti i lettori di fumetti apprezzino ad occhi chiusi dei personaggi solo perchè li vedono muoversi, personaggi che sulla carta vivono di storie – banali o interessanti, ma pur sempre con qualcosa da raccontare – e che al cinema, invece, campano di rendita.Ovviamente, The Avengers è un prodotto, serve a dare agli spettatori-fan quello che vogliono, senza impegnarsi a creare qualcosa che abbia vita propria. Ma The Avengers è anche un film, che purtroppo riesce ad essere tale solo nelle sequenze finali, dove l'azione e le briglie possono essere sciolte. Non sono molto sicuro che Whedon abbia voluto mantenere il controllo, forse è lui – come tutti gli altri registi dei marvel movies – ad essere stato controllato dai veri autori del progetto, gli Studios. Altrimenti, da sceneggiatore – e non regista – qual è, avrebbe provato a scrivere qualcosa di accurato, e non puntare solo sull'ironia-cartoon – forse sua unica via di s …

    • Certo che ci vuole del coraggio a definire questa regia "priva di qualunque brio o inventiva"… Forse non abbiamo visto lo stesso film, o forse i film dei supereroi non sono il tuo genere… La parte girata sull'elivelivolo è semplicemente perfetta… la sequenza in cui i diversi ego degli eroi si scontrano, con la macchina che gira attorno al loro cerchio, e poi la caduta di Thor chiuso nella gabbia e qualunque gesto fatto dalla Johansonn sono da manuale… Poi, per carità, dipende sempre da quello che ci si aspetta… Ma insomma, credo che di più da un plot imperniato su dei supereroi non si potesse proprio trarre… Nel suo genere questo film è da dieci e lode. E il 3D per una volta godibilissimo. Punto.

    • Whedon fa un lavorone di sotto-testo, di approfondimento tutto contenuto nelle battute brillanti (nel vero senso della parola: più strati di significato racchiusi in una frase più o meno memorabile e originale), di condensazione delle informazioni, di andamento narrativo semplice e brioso, di sguardo classico che non fa pedere un singolo fotogramma a meno che non sia lui a volerlo.la gente non è più abituata alle storie che non ti sbattono in faccia la loro stratificazione (ringraziamo Nolan, che pure adoro). The Avengers è la disinvolta dimostrazione di un grande lavoro che non si vede. per quello funziona così bene, per questo i fan lo amano e altri lo svalutano. per questo chi non l'ha gradito sottolinea il flashback di Cap come momento introspettivo e non si accorge delle continue gag che lo approfondiscono in maniera meno didascalica lungo tutto il film.Whedon va a una velocità diversa, gode di una falsa inegenuità che va in pari con quella invece genuina dei suoi detrat …