“The Bay”, di Barry Levinson
Scardinando dall’interno l’idea di realtà e finzione, il regista aggiunge un altro tassello alla riflessione sulla menzogna che il suo cinema continua a portare avanti e ci parla della falsità sulla quale si poggia un’intera Nazione. Come l’isopode impazzito è l’ossatura fondativa stessa del Sogno Americano il parassita che lo divora dal suo interno e lo distrugge
“Il mio nome è Donna Thompson. Questa è la prima volta che parlo pubblicamente della catastrofe che è accaduta. Io ero lì”. Inizia così The Bay, con l’immagine di una ragazza collegata via skype, pronta a svelare al mondo intero quello che le autorità americane hanno invece preferito seppellire nel silenzio. Dall’altra parte del computer, una voce fuori campo le dice di commentare le immagini che scorrono sullo schermo. Immagini girate quel giorno, il quattro luglio 2009, dai media (Donna stessa è la reporter alla sua prima esperienza sul campo), da dispositivi amatoriali, dai telefonini, dalle telecamere a circuito chiuso e da quelle installate sulle volanti. E’ in questo modo, con la cadenza di un reportage d’ispirazione ecologista, che mette insieme immagini-documento, didascalie e outtakes, come se si trattasse di una vera ricostruzione degli eventi, che prende forma il viaggio di Barry Levinson a Claridge, un tempo ridente località vacanziera e rigogliosa cittadina, trasformata, da inquinamento ambientale e corruzione, nella baia dell’orrore.
A partire da The Blair Witch Project, toccando punte di una lucidità folgorante in Diary of The Dead, fino ad arrivare alle saghe di REC e di Paranormal Activity e, con quest'ultima, al fenomeno cinematografico sul quale Oren Peli, non a caso produttore di The Bay, ha apposto la sua firma, il cinema horror (e non solo) guarda al found footage come ad un’architettura narrativa volta a sorreggere il tentativo, più o meno riuscito, di ripensare se stesso e la propria struttura. Ma con The Bay, Levinson non abbandona il ruolo a lui congeniale di regista di attori e di volti, solo per sperimentare le declinazioni del genere. Pur
A partire da The Blair Witch Project, toccando punte di una lucidità folgorante in Diary of The Dead, fino ad arrivare alle saghe di REC e di Paranormal Activity e, con quest'ultima, al fenomeno cinematografico sul quale Oren Peli, non a caso produttore di The Bay, ha apposto la sua firma, il cinema horror (e non solo) guarda al found footage come ad un’architettura narrativa volta a sorreggere il tentativo, più o meno riuscito, di ripensare se stesso e la propria struttura. Ma con The Bay, Levinson non abbandona il ruolo a lui congeniale di regista di attori e di volti, solo per sperimentare le declinazioni del genere. Pur
Titolo originale: id.
Regia: Barry Levinson
Interpreti: Kristen Connolly, Christopher Denham, Kether Donohue, Michael Beasly, Kimberly Campbell, Carrie Kroll
Distribuzione: M2 Pictures
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 84’
Origine: USA, 2012
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