"The Bourne Legacy è un nuovo modo di concepire la serialità" – Incontro con Jeremy Renner, Edward Norton e Tony Gilroy


Dopo aver svelato solo 25 minuti dell'atteso quarto seguito della serie di Bourne (il primo senza Matt Damon, diretto dallo sceneggiatore storico della saga Tony Gilroy) il regista e i due attori principali Jeremy Renner e Edward Norton si sono intrattenuti in un'affollata conferenza stampa con i giornalisti italiani. Interessanti riflessioni sul concetto di serializzazione a Hollywood e su come rinnovarla…

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Dopo aver svelato solo 25 minuti dell'atteso quarto seguito della serie di Bourne (The Bourne Legacy, il primo senza Matt Damon, diretto dallo sceneggiatore storico della saga Tony Gilroy) il regista e i due attori principali Jeremy Renner e Edward Norton si sono intrattenuti in un'affollata conferenza stampa con i giornalisti italiani.

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Signor Gilroy, come si è trovato nei nuovi panni di regista? Cosa ci dobbiamo aspettare dal nuovo film?

Innanzitutto vorrei avervi mostrato l'intero film, ma anche nei 25 minuti che avete visto ci sono molte cose già familiari per i fan di Bourne. Ma ovviamente ci sarà anche qualcosa di diverso, una prospettiva più ampia anche nelle location. I personaggi nuovi e i loro rapporti con i vecchi saranno particolari e innovativi, vedrete.

Cosa potremo aspettarci dal rapporto Renner/Norton nel film?

Renner: Ci sono un paio d’ore di cinema ottimo. C'è il tradizionale scontro buono/cattivo, io e Ed che ci scontriamo all'ultimo sangue. Anche se poi ci siamo trovati nello stesso set per solo una giornata. ma oltre questo c’è un grande scontro di intelligenze nel film e tutti e due abbiamo imparato qualcosa dai nostri personaggi.

Norton: Sono un fan della prima ora di Bourne, ma quando si salta dentro una storia già serializzata ci si chiede perché continuare? Perché raccontarla di nuovo? Ma è questo l’interessante: Tony avendo scritto le altre parti aveva tutto l’interesse a raccontare questa storia in maniera molto diversa. A me è piaciuto il modo in cui ha utilizzato i classici conflitti degli action movie con il mondo della dimensione emotiva e morale dei personaggi.

Signor Renner, nei  tanti film d’azione che ultimamente ha fatto qual'è la differenza nello statuto eroico?

Renner: ah, gli eroi, non so, non so molto degli eroi! Non so come si possa fare un paragone tra due o più film diversi, sono personaggi che si muovono in circostanze diverse, io non li vedo come eroi, cerco solo di fare una rappresentazione onesta del mio personaggio. Credo che questo film mostri un grande potenziale che va oltre l’azione, e non voglio per questo fare paragoni con altri film. 

La saga di Bourne è paragonabile a quella di Bond? Può andare avanti all'infinito?

Gilroy: direi piuttosto che è un momento interessante nell’industria cinematografica americana, ci sono enormi franchise che danno vita a molta serializzazione e i cineasti cercano dei modi personali per inserirsi. In qualche modo si sta tornado al cinema americano anni '30. C’è la strada di Bond, c'è quella della Marvel, noi invece abbiamo sfruttato la vecchia trilogia ma con un’idea diversa: abbiamo visto solo una piccola parte della "storia" nei film precedenti, quindi c'è molto altro da vedere. I film precedenti sono sullo sfondo e se funziona questa modalità penso sia un nuovo modo di fare serialità. Il nostro è un film con grande integrità, senza cinismo, è un nuovo modo di fare narrazione e secondo me è una buona strada di procedere oggi nell'industria.

Il personaggio di questo film come si rapporta rispetto al passato? E voi attori?

Norton: In via generale ogni attore è attratto da personaggi complessi, credo che tutti i personaggi sui quali ho lavorato mi hanno lasciato una ricca esperienza proprio perché si muovevano in paradossi, erano irriducibili a categorie, contraddittori. Sono quelle le persone più interessanti in fondo, e questo film si inserisce in questa mia ricerca. Qua, pur con tutta l’azione, c’è un quadro nel quale ogni personaggio prende delle decisioni che mettono in dubbio ideali attraverso compromessi. Ci sono cose che non ricadono nel regno del “bene” e ognuno si scontra con queste contraddizioni. Mission Impossible o James Bond spingono più sul lato fantasy, Bourne invece è più ancorato alle tensioni dei codici/dibattiti morali contemporanei, radicati nei tempi che viviamo, nel modo in cui gli Stati Uniti trattano le libertà. Da attore è questo che mi è piaciuto: come le persone si convincono a fare certe cose e pensare che siano giuste?

renner e nortonSostituire Damon è stata un'impresa delicata?

Gilroy: il mio coinvolgimento nei vecchi Bourne si fermava alla sceneggiatura. Quando poi Ultimatum ha avuto un grande successo tutti hanno pensavato di continuare. Io però non è che ne fossi coinvolto all'inizio. Era un po’ difficile pensare a come continuare, i tre film erano compatti e completi, ma insieme allo studio si è deciso di andare avanti. A questo punto abbiamo prospettato una serie di idee, ma una cosa era ovvia: non si può far fare il personaggio di Jason Bourne a qulacun’altro. Bourne è Matt Damon. Allora espandere la trilogia, con la storia precedente come sfondo, è stata l’idea migliore, ma bisognava cercare un personaggio altrettanto forte. E son sincero, ci ho messo un po’ prima di trovare questo nuovo personaggio, Aaron Cross, e qui è iniziato il percorso della sceneggiatura. Abbiamo pensato a vari attori, Jeremy non era disponibile all’inizio, ma alla fine è andato tutto bene. Non c’è stato niente di ambiguo o cinico, il difficile è stato solo quello di convincere le persone molto diffidenti del quarto film della bontà dell’operazione.

Renner: la differenza principale, per quello che posso dire, è che Aaron Cross rispetto a Bourne è molto più consapevole di quello che fa. Lo fa perché ne è personalmente convinto, e questo è un nuovo terreno per esplorare la moralità di un personaggio.

Norton: Fare l’attore è splendido se si sopravvive. Avere un lavoro che piace significa essere fortunati. È un gran divertimento, non potrei non sentirmi privilegiato di un lavoro che mi piace e che mi fa costantemente crescere. Raccontare storie e attrarre pubblico è una cosa, alla radice, molto bella. Penso che ognuno sia contraddittorio, spesso le forze si bilanciano con le debolezze e quindi credo di non essere diverso da qualsiasi altra persona. L'importante è esplorare ogni nostra complessità attraverso un bel personaggio da interpretare.

Come si è preparato?

Renner: ho fatto ginnastica, molta! (ride) Fisicamente mi son preparato bene perché non si potevano fingere le capacità fisiche di Aron Cross. L’autenticità della serie si basa sulle capacità fisica dei personaggi, e per me era fondamentale rendere credibile fisicamente il personaggio. Perciò ci ho dato giù con la palestra. Il resto è venuto da se, insieme a Tony che mi guidava.

Norton: il tucco sta nel capire il passato dei personaggi, come sono giunti dove sono ora? Sono questi i personaggi interessanti per me, ma ho interpretato anche altro, il cinema può anche essere un puro divertimento. Se lo si fa abbastanza a lungo questo mestiere puoi fare cose veramente diverse. Ho pensato anche a Daniel Day Lewis ne Il Petroliere, John Huston in Chinatown o Gene Hackman in Superman, personaggi di villan incredibilmente affascinati e di ispirazione.

Signor Renner, basta con i film d'azione? O continuerà?

Ho fatto molti film d’azione ultimamente perché mi divertono moltissimo, ma non so cosa farò dopo, mi piacerebbe cambiare, ma non so se mi piacerebbe fare una commedia romantica. Forse una tragedia romantica sarebbe interessante. Complessa e stratificata. Un Kramer vs Kramer, un Tootsi, ma questi film non li fanno più?

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