The Divergent Series: Allegiant
Primo adattamento del terzo e ultimo capitolo del romanzo omnimo di Veronica Roth, un cinema che va avanti col respiratore artificiale in una saga più inutile di Hunger Games
Il finale non lascia dubbi: non è finita. Sullo sguardo verso l’orizzonte c’è infatti un’ombra. Allegiant è infatti la prima parte della trasposizione del terzo e ultimo libro della saga per ragazzi di Veronica Roth che sullo schermo si scinderà in Ascendant, in arrivo nel 2017. Cambierà il regista. Non ci sarà più Robert Schwentke (che ha firmato anche del secondo capitolo, Insurgent) ma Lee Toland Krieger, il regista di Adaline. L’eterna giovinezza.
Stavolta, mentre a Chicago è in corso una giuerra civile, Tris si allontana fuori dalla recinzione che circonda la città assieme a Quattro, Christina, Peter, Tori e Caleb. Si avventurano così in un mondo sconosciuto prima di essere presi in custodia da un’agenzia misteriosa conosciuta come il Dipartimento di Sanità Genetica il cui capo, David, riconosce in Tris un essere geneticamente puro.
Un cinema-acquario, un videogame già logoro che Schwentke dirige col pilota automatico e che spreca in pieno le presenze di Jeff Daniels e Naomi Watts. Come gli episodi di una serie tv più estesa, con lungaggini inutili, mancanza di coesione narrativa e soprattutto dispersione totale della tensione delle scene d’azione, a cominciare dal processo popolare dove i protagonisti Shailene Woodley e Theo James non sembrano aggiungere nessuna variante ai loro personaggi.
Forse a un film del genere – visto come è stato lanciato – non gliene frega niente della critica e, a sua volta, alla critica non dovrebbe fregare niente di un posticcio capitolo di una saga già partita claudicante e in stato di coma da Insurgent. Allegiant va avanti col respiratore artrificiale, guarda distrattamente lo spazio deserto, cerca di ravvivarlo con la terra e le pozze d’acqua rosse. Ma non è Mad Max: Fury Road. Le illusioni (Tris che nello specchio rivede la madre) sono solo percettive e non visive. I livelli di rappresentazione non scorrono paralleli ma si confondono soltanto come l’arrivo del treno su un corpo protetto. Cinema non virtuale ma al suo grado zero, uniformità di una visione dove i formati ormai sembrano tutti uguali. E gli esibiti ralenti (l’auto in aria) e il gioco di zoom come se piovessero è il tentativo quasi patetico di dare movimento a un film, ma forse una saga che non è mai partita. Più inutile di quella di Hunger Games. E per riuscirci, i quattro sceneggiatori devono essersi messi d’impegno.
Titolo originale: id.
Regia: Robert Schwentke
Interpreti: Shailene Woodley, Theo James, Naomi Watts, Jeff Daniels, Octavia Spencer, Bill Skarsgård, Zoë Kravitz, Miles Teller, Ansel Elgort
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 110′
Origine: Usa 2016