"The Doors Live At The Bowl '68", di Ray Manzarek


Tutto è misterioso infuso di grazia e spettacolare ecstasy. La chitarra di Krieger e la batteria di John Desmore si addentrano potenti nel virtuosistico agglomerato musicale Morrison-Manzarek. Niente megaschermi, split screen, effetti ottici, moltiplicazioni visive. C’è l’immagine allo stato naturale, imperfetta, straordinariamente incline ad un primordiale chiaroscuro che lascia emergere caravaggescamente quei quattro elementi tanto estranei quanto indissolubilmente pulsanti all’unisono. 

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The Doors"Father?"-"Yes, son?"-"I want to kill you, Mother, I want to…"

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Parole che non sarebbero state accettate, ma che di certo non si potevano tralasciare. Forse è vero, Jim Morrison aveva preso troppo acido, o forse troppo poco. Quello che è certo, tuttavia, è il magnetismo esplosivo che i Doors riuscivano a comunicare ad ogni concerto, vere e proprie esperienze extrasensoriali. Ogni live si astraeva da ogni definizione possibile, da ogni limite empirico per farsi momento iniziatico di un rituale dove le evoluzioni psichedeliche e la trance si caratterizzavano come un mènage nostalgico e lisergico dato dalla concentrazione dell’insieme, non solo dal peso del mito.

Considerato una delle migliori performance della band statunitense, The Doors Live At The Bowl ’68 appare per la prima volta sugli schermi cinematografici solo per il 27 febbraio. Si tratta della versione integrale del concerto originale, rimasterizzato in audio 5.1 con riprese tanto nitide per una qualità senza precedenti. Grazie alla moderna tecnologia, l’allora fonico Bruce Botnik ricostruisce quell’evento unico garantendo una visione che regala un’emozione da brivido. Fan e giovani generazioni possono mescolarsi in platea e assistere a quanto ha segnato non solo la storia della musica, ma anche la società, trafiggendo le menti con una voce sensuale e profonda che trasporta in universi alternativi. La forza dello sciamano si infonde in quel corpo camaleontico che balla, sussulta, si arresta e cade sulle note di Unknown Soldier. Riverso al pavimento, Jim si alza. Corrono altri versi, lanciati alla folla delirante come pura poesia. L’eleganza sobria di Manzarek è tutta in quel gessato, curvo sulla tastiera a diffondere un sound cantilenante sprigionato da ogni strumento, come se dovesse librarsi in aria per sfondare ogni parete. Tutto è misterioso infuso di grazia e spettacolare ecstasy. La chitarra di Krieger e la batteria di John Densmore si addentrano potenti nel virtuosistico agglomerato musicale Morrison-Manzarek. Niente megaschermi, split screen, effetti ottici, moltiplicazioni visive. C’è l’immagine allo stato naturale, imperfetta, straordinariamente incline ad un primordiale chiaroscuro che lascia emergere caravaggescamente quei quattro elementi tanto estranei quanto indissolubilmente pulsanti all’unisono. Il live, privo di inquadrature alla Stone o De Palma, lontano da un cinema che si avvale di interpreti surrogati, garantisce quell’aderenza al dato reale che rapisce lo spettatore in un turbinio di sensazioni. 18mila anime schiacciate in un’arena da urlo assistono impressionate ad un’allucinazione che si fa tangibile. The Doors Live At The Bowl ’68 non è un documentario, non è un concerto, non è un film. È la traduzione di quell’illusione immersiva, mutevole e polimorfa che sono stati i Doors. Insieme al battito cadenzato della musica scorrono le immagini e le parole dei membri della band, con interviste al gruppo black dei Chambers Brother, spalla dei Doors quella sera del 5 luglio. Poi aneddoti, racconti, curiosità si amalgamano a comporre gli extras di questa sensazionale visione da non perdere, con documenti d’archivio e clip esclusive. Un salto, un urlo, un abbandono totale. E il Re Lucertola rivive. The Doors Live At The Bowl ’68 restituisce tutta la magia travolgente di un trip perduto nell’aere di ricordi e fantasmi. You had to be there.

 

Titolo originale: id.

Regia: Ray Manzarek

Interpreti: John Densmore, Robbt Krieger, Ray Manzarek, Jim Morrison

Distribuzione: Microcinema

Durata: 135'

Origine: Usa 2012

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