The Evening Hour, di Braden King

Inizia come un malinconico spaccato di provincia per poi trasformarsi in noir oscuro, attraversato da personaggi che non sembrano avere via d’uscita. In concorso al Torino Film Festival.

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Una lenta panoramica a inquadrare il paesaggio americano. L’ampiezza degli spazi, la natura, la luce del crepuscolo. Poi un’esplosione in lontananza, una nuvola di fumo a intaccare il quadro. È una città tranquilla solo in apparenza Dove Creek, epicentro un tempo dell’industria mineraria nel West Virginia. Ed è una vita scandita dalla routine quella del giovane Cole (Philip Ettinger, stazza robusta, volto fanciullo, occhi schizzati), operatore sanitario che di giorno lavora in un ospedale e alla sera si reinventa spacciatore di medicine e antidolorifici. Niente eroina però. Quella appartiene al boss Everett e lo imparerà presto sulla sua pelle Terry, l’amico tornato a casa senza lavoro e sull’orlo della disperazione. L’apparizione di Terry rompe gli equilibri di Cole. È un fantasma del passato che mette in pericolo la sua vita e quella della sua ragazza Charlotte (Stacy Martin), ma che forse gli è necessario per tagliare i ponti con la città, superare i traumi di un’infanzia difficile, riallacciare i rapporti con quella figura materna (Lily Taylor) che lo aveva abbandonato.

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È tratto dal romanzo omonimo di Carter Sickels, questo secondo lungometraggio di Braden King, classe 1971 e alle spalle una manciata di documentari, videoclip, più un’installazione al MoMA. Inizia come un malinconico spaccato di provincia per poi trasformarsi in noir oscuro, attraversato da personaggi che non sembrano avere via d’uscita. Ed è infatti un film sui demoni, sui conflitti e sulle diseguaglianze dell’America di provincia. Interessante la dicotomia tra la luce del giorno e la notte, accentuata con maestria ora pittorica ora iperrealista da Declan Quinn, esperto direttore della fotografia del cinema indipendente USA, già operatore per Jonathan Demme, Mira Nair e Jim Sheridan. Anche grazie al suo contributo The Evening Hour ha un ritmo disteso, quasi contemplativo, con improvvise accelerazioni violente. Per alcuni aspetti sembra una rilettura “rurale” di Mean Streets. E infatti Terry è in tutto e per tutto una sorta di Johnny Boy – il personaggio scapestrato interpretato da Robert De Niro. E come nel film di Scorsese anche qui il protagonista Cole pare andare incontro ineluttabilmente a un destino segnato, di colpa. Eppure c’è ancora spazio per la scelta morale, per l’espiazione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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