The Forest Maker, di Volker Schlöndorff

Un mosaico di storie che cerca di esplorare lati inediti dell’Africa, ma che non riesce a superare la propria confezione didattica. In anteprima al Bergamo Film Meeting 40.

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In anteprima alla presenza del regista, per il Bergamo Film Meeting, The Forest Maker, documentario di Volker Schlöndorff che si pone l’obiettivo di mostrarci un’Africa molto spesso trascurata, vivace, coraggiosa e femminile.

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Il film è nato nel 2019, quando il caso ha fatto incontrare per le strade di Berlino Schlöndorff con il protagonista del suo film, Tony Rinaudo, agronomo australiano che ha vissuto per 17 anni in Niger. Una vocazione quasi ecclesiastica quella dell’australiano, che a 24 anni ha avvertito la necessità di i villaggi africani flagellati dalla siccità e dalla mancanza di cibo. Il problema, in breve, ha origine durante gli anni del colonialismo, in cui lo sfruttamento sconsiderato delle risorse ha portato ad una vasta deforestazione. Gli alberi abbattuti hanno lasciato spazio a coltivazioni intensive. Privato della protezione della vegetazione, sfruttato fino all’impoverimento, il suolo diventa duro e inadatto alla crescita delle piante. Partendo da pochi agricoltori che si sono fidati di lui, Rinaudo è riuscito a riforestare un vasto territorio africano.

Farmer Managed Natural Regeneration, questa è la tecnica usata da Rinaldo, che non consiste tanto nella piantumazione di esemplari, quanto nell’insegnare agli agricoltori la necessità della presenza di queste e come prendersene cura, di modo che siano loro a gestire la riforestazione del territorio. “Dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e lo sfamerai per la vita”, verrebbe da dire.

Sebbene la storia di Rinaudo sia il punto di partenza da cui il regista decide di raccontare, presto l’occhio della camera si allarga, rendendo The Forest Maker «un mosaico di storie». Un mosaico che, oltre alle riprese del regista, si arricchisce dei materiali d’archivio di Rinaudo, dei video delle fondazioni per cui ha collaborato, delle interviste agli abitanti del luogo e del contributo di diversi cineasti locali. Viaggiando di paese in paese, Schlöndorff non si limita ad arruolare maestranze locali, contatta diversi registi africani affinché possano cucire il loro cortometraggio e le loro opere nella tela di storie che si sta formando. Delle «cartoline dall’Africa» che restituiscono realtà intime, in cui difficilmente uno straniero sarebbe potuto entrare.

Purtroppo, il film non riesce a superare la sua vocazione didattica. The Forest Maker sembra pensato più per un’aula scolastica che per una sala cinematografica. Il montaggio didascalico e i video animati esplicativi non contribuiscono a far brillare il prodotto per originalità. A questo contribuisce una presentazione del protagonista che sembra sforzarsi enormemente di presentarlo come il buono della storia, senza rendersi conto che non c’è nessuna necessità di tutte queste parole d’elogio. Tony Rinaudo è spesso associato ad un’idea di grande religiosità, di sapienza tipica degli anziani capotribù, addirittura si fa riferimento al suo appellativo di “madre Teresa d’Africa”, trasmettendo l’immagine di un santo più che di un uomo. La perfezione rischia spesso di rivelarsi poco interessante e acritica.

The Forest Maker è un documentario che purtroppo non riesce ad andare oltre ai suoi limiti, ma che trova comunque una sua forma originale. È poco probabile che il prodotto trovi distribuzione in sala, ma nel panorama della distribuzione online è sicuramente più interessante di molti altri prodotti che vengono proposti.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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