The Garbage Man, di Alfonso Bergamo

Trascinato dalla potenza delle sue immagini e dei suoi movimenti di macchina, lo spettacolo urbano del regista si perde in alcune facilonerie di scrittura e in stereotipi fumettosi troppo marcati.

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Chissà da dove provengono le immagini di The Garbage Man, il nuovo film di Alfonso Bergamo ambientato in una imprecisata – e in parte distopica? – periferia del sud Italia abbandonata al degrado urbano. Forse dal futuro. Forse invece dal presente. O quantomeno da un suo riflesso deformante, e deformato.

Quel che è certo è che tra le strade della città che fa da sfondo al racconto, ritratta dal suo regista con evidenti pennellate d’ispirazione cyberpunk – con i suoi fumi, le luci al neon, le sonorità e i panorami notturni replica(n)ti di certo sci-fi d’oltreoceano – si muove Man (Paolo Briguglia), misterioso e introverso netturbino che passa le sue nottate a contatto con l’immondizia – e con i suoi “tesori”.

Di fronte ai tormenti di un passato violento e alle avversità di un presente tutt’altro che rassicurante – che l’anti-eroe senza nome trascorre a contatto con il simpatico collega di lavoro americano, con il gangster della zona e con una madre quasi catatonica, bloccata in sedia a rotelle – l’amore per una donna e per la figlia di lei sembrano però improvvisamente risvegliare Man dal suo torpore. Per condurlo alla ricerca di vendetta, di giustizia e, perché no, di un mondo ripulito da almeno parte delle sue brutture.

C’è dunque anche la luce accanto all’oscurità. Lo stesso protagonista ce lo rivela fin dai primissimi istanti. E The Garbage Man, consapevole di agire al confine tra verosimiglianza e cine-fumetto, pesca molto e bene dalle atmosfere del Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Per fare poi eco, al contempo, alle vibes dell’ultimo Risuleo – dal quale recupera anche un buon equilibrio tra interni, esterni e on the road urbano.

Forse però, all’interno della cornice noir in cui è evidente lo sforzo tecnico di cineasta e collaboratori e il loro desiderio di regalare inquadrature e movimenti di macchina suggestivi – spesso trascinati da una colonna sonora che solo a tratti risulta leggermente invasiva – il tallone d’Achille del film risiede in alcune facilonerie di scrittura. Nonché nella composizione di un cast che, a fronte di un protagonista particolarmente convincente, delinea tra le file degli antagonisti personaggi che, ben lontani dalla travolgente follia de Lo Zingaro di Luca Marinelli, finiscono invece confinati in una dimensione caricaturale dei propri paradigmi di riferimento.

 

Regia: Alfonso Bergamo
Interpreti: Paolo Briguglia, Tony Sperandeo, Roberta Giarrusso, Randall Paul
Distribuzione: Brandos Film
Durata: 98′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.6
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Il voto dei lettori
1.8 (5 voti)
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