The Habit of Beauty, di Mirko Pincelli

Questa atmosfera silente, spettrale, fioca, appare il punto di debolezza di un film che sembra mostrare più che raccontare. Con Vincenzo Amato e Francesca Neri

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Elena ed Ernesto vivono a Londra da tre anni, tre anni conditi dall’amarezza e la disperazione per la perdita del figlio. Intenti a vivere esistenze separate, gallerista lei e fotografo (una volta) di successo lui, smarriti nel grigiore di una vita metropolitana lontana anni luce dai paesaggi caldi, terrosi del Trentino, i due ex coniugi si ritrovano di nuovo l’uno di fronte all’altra. Ernesto ha difatti deciso di fare un’ultima mostra, un’esposizione che tiri fuori tutto ciò che è rimasto sepolto con i ricordi e le emozioni, aiutato dal giovane problematico Ian, promettente allievo conosciuto durate il corso di fotografia tenuto in carcere da Ernesto. The Habit of Beauty, esordio in un lungometraggio fiction del fotoreporter Mirko Pincelli, sembrerebbe a un primo sguardo un film sull’elaborazione del lutto, sulla redenzione, sulla speranza. E sembra quasi attendere, anelare un ultimo caldo abbraccio, un pianto disperato, un esplosione di rabbia improvvisa tutta la danza che il regista compie attorno ai volti, ai corpi, alle storie frammentate di Elena, Ernesto e Ian.

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the habit of beauty2Eppure appaiono come fantasmi, sottili figure senza sostanza, fumose e spettrali, i corpi di Vicenzo Amato e Francesca Neri, flebili voci che si rincorrono con una forza spenta, devitalizzata. Sembrerebbe questo il punto di The Habit of Beauty, quest’assenza di pathos, di energia disperata e disperante, di empatia emotiva che prenda allo stomaco. Come se tutta quanta la storia che ci viene raccontata, a ritroso, fosse null’altro che una cognizione del dolore ascetica, contemplativa. Che fosse o meno questo l’intento del cineasta, questa atmosfera silente, spettrale, fioca, appare il punto di debolezza di un film che sembra mostrare più che raccontare. La trama, le sue diramazioni, lo sviluppo della storia e dei personaggi, appaiono poco densi, poco convincenti, dalle intenzioni eccessivamente estetizzanti. Complice il notevole lavoro del direttore della fotografia Fabio Cianchetti, l’utilizzo delle luci e delle ombre, unito alla cura post-produttiva delle immagini e a una miscela di linguaggi di ripresa molto dinamici, che si snodano anche attraverso scorci mozzafiato e inquadrature di ricca cura compositiva, The Habit of Beauty sembra imbrigliato in un’eccessiva artificiosità. Una teatralità che raffredda il pathos, anche laddove sarebbe stato il caso di spingere oltre gli stereotipi rappresentativi – la vicenda di Ian ad esempio –, e che disperde fuori dal testo filmico anche e soprattutto i frammenti, i dettagli del racconto, della sua stratificazione emotiva.

 

Titolo originale: I nostri passi

Regia: Mirko Pincelli

Interpreti: Vincenzo Amato, Francesca Neri, Nico Mirallegro, Noel Clarke, Nick Moran, Elena Cotta

Origine: UK/Italia 2016

Distribuzione: Europictures

Durata: 89’

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