The Hunt, di Craig Zobel

Craig Zobel e Damon Lindelof con The Hunt ci consegnano non solo una comedy-horror dal ritmo perfetto, ma anche una riflessione irrequieta sul nostro tempo, con le armi del canone Blumhouse

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Un gruppo di sconosciuti si risveglia in una radura. Hanno la bocca chiusa da un morso, non sanno dove siano e perché. Ben presto qualcuno inizierà a dar loro una caccia spietata e senza tregua.

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The Hunt parte da questo spunto di trama semplicissimo, e mette subito in chiaro quali saranno le sue carte vincenti: splatter feroce, imprevedibilità continua, e una ironia di fondo che non lo allontana mai dai territori della black-comedy. Il gioco assiduo sulle certezze dello spettatore (appena pensi di sapere chi sarà il protagonista del film…) e il ribaltamento del massimo cliché del genere (aristocratici di destra che cacciano poveri reietti come in un episodio di The Purge, sempre casa Jason Blum) sono di rara piacevolezza, in questi tempi di quasi totale prevedibilità. Il ritmo del film dosa alla perfezione acceleratore e freno, e i colpi di scena sono piazzati al momento giusto perché lo spettatore mantenga sempre viva l’attenzione, come da tradizione per il Damon Lindelof di Watchmen e Leftovers. Il tutto è inframezzato da scene action notevoli, condite con una dose di sangue ben calibrata. Il lunghissimo cat-fight finale poi, nel suo ricordare lo scontro fra La Sposa e Vernita Green, che apriva il primo volume di di Kill Bill, non potrà che piacere a tutti gli amanti dell’action di un certo livello.
Incredibile la performance attoriale di Betty Gilpin, che sfoggia una serie di facce bizzarre da cineteca dell’inquietudine. C’è da divertirsi insomma, dall’inizio alla fine.

the hunt 2

Sarebbe più che sufficiente, ma  il film di Zobel è molto, molto più di questo. Perché con con lo scorrere dei minuti e delle sequenze assistiamo alla messa in scena di uno scontro non tanto fra cacciatori e cacciati quanto fra verità sempre più difficilmente distinguibili dal falso. Sono le nostre certezze morali ad essere messe in dubbio. Per chi dovremmo “tifare”? Le vittime dopotutto sono persone deplorevoli, ed è facile pensare che senza esse il mondo scorrerebbe più felice verso un futuro di diritti civili, inversione dei cambiamenti climatici, redistribuzione della ricchezza. Ma i carnefici, in teoria dalla parte del giusto, sono pur sempre assassini a sangue freddo che non danno alle loro vittime una reale possibilità di difendersi.
E cosa faremmo, noi, se fossimo al posto dei cacciatori? Se per una volta potessimo dare sfogo all’istinto di mettere da parte ciò che ci rende diversi da razzisti, omofobi, maschilisti, fanatici delle armi? Si può combatterli diventando come loro, oppure questo e gli inevitabili errori del fato ci porterebbero ad essere uguali a loro, senza risolvere i grandi problemi di questo mondo ma addirittura esacerbandoli?
Zobel e Lindelof ci raccontano una società carica di conflitti e pronta ad esplodere. C’è  solo da sperare che questo film non assuma, come invece ha fatto Contagioni contorni di un film epocale.

Titolo originale: id. 
Regia: Craig Zobel
Interpreti: Emma Roberts, Justin Hartley
Durata: 90′
Origine: USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (8 voti)
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