The Imitation Game. L'enigma di un genio, di Morten Tyldum
Lo script di Moore, basata sul romanzo di Andrew Hodges, era già l'esemplare perfetto per l'Academy. Già pronto per l'Oscar, si doveva soltanto girare. Quindi basta mettere il saggio da biopic di Cumberbatch, le pompose musiche di Desplat e una regia anonima. Non inventare, non tradire, soltanto eseguire. E intanto Renoir e Ivory se la ridono.
Qual'è la distanza tra genio e follia? The Imitation Game salta direttamente l'ostacolo. Entrando nella mente di Alan Turing, il brillante matematico Alan Turing, il pioniere della moderna informatica che durante la Seconda Guerra Mondiale era riuscito a decifrare i codici della macchina tedesca Enigma durante la Seconda guerra mondiale, ma che poi nel 1952 veniva arrestato per atti osceni e condannato per il reato di omosessualità. E poi facendo diventare la sua visione soggettiva una piatta ricostruzione d'epoca, dove i personaggi che attraversano la vita del protagonista potrebbero essere visti come vengono percepiti da lui stesso. Ma senza mai al tempo stesso perdere la visione d'insieme.
La sceneggiatura scritta da Graham Moore, basata sul romanzo Alan Turing. Storia di un'enigma di Andrew Hodges, era stata quella più apprezzata nella Black List del 2011,dove ci sono i più interessanti script hollywoodiani che dovevano ancora essere realizzati. Ma le traversie di un progetto che era stato pensato inizialmente per Leonardo Di Caprio hanno in qualche modo lasciato il segno. The Imitation Game era il copione perfetto, quello che non poteva essere toccato. Già pronto per l'Oscar, si doveva soltanto girare. Per questo le pompose musiche di Alexandre Desplat e la prova di Benedict Cumberbatch è il classico saggio biopic pronto per l'Academy, costruito sulle instabilità emotive del protagonista, così invadenti da non farlo dimenticare, così magistrale da essere insopportabile. E per la regia è stato chiamato il norvegese Morten Tyldum, qui al quarto lungometraggio, che con il suo precedente film, il thriller Headhunters, ha realizzato il maggior successo nella storia del suo paese oltre ad essere stato nel 2012 il migliore incasso di un film in lingua straniera del Regno Unito.
Gli echi della guerra chiusi in una stanza. Renoir di La regola del gioco e Ivory di Quel che resta del giorno possono essere riferimenti abbozzati ma poi subito abbandonati. La genialità di Turing aveva bisogno di un altro ritmo, più irregolare, proprio come quello che aveva John Nash in A Beautiful Mind di Ron Howard. La testa e lo sguardo del protagonista sono racchiusi invece nel suo volto. Proprio come richiedeva lo script di Moore. Non inventare, non tradire, soltanto eseguire. Quello che Tyldum ha fatto. In un film che scorre in un intero flashback, che soffoca e amplifica la dimensione privata di Turing e che lascia evaporare Keira Knightley. Tra ricostruzione d'epoca e thriller. Senza però né fascino né tensione. L'equilibrio è la prima cosa che conta in The Imitation Game. Vedere però la monotonia di un cinema mentre mostra il modo in cui vengono decifrati i codici tedeschi fa pensare che forse lo script di Moore poteva a questo punto aspettare di più e non essere realizzato in questo modo. Ma forse all'Academy non importa.
Titolo originale: The Imitation Game
Regia: Morten Tyldum
Interpreti: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Charles Dance, Mark Strong, Rory Kinnear
Distribuzione: Videa
Durata: 113'
Origine, Usa/Gb 2014