The Kill Team, di Dan Krauss
Un film di guerra dalla regia asciutta, che pone l’accento sugli aspetti meno eroici dell’esercito statunitense, e sui misfatti dei cosiddetti Maywand District murders accaduti in Afghanistan
I cosiddetti Maywand District murders sono gli eventi realmente accaduti in Afghanistan fra il 2009 e il 2010 a cui è ispirata la vicenda messa in scena da Dan Krauss. Il regista aveva già trattato la stessa storia nel documentario The Kill Team del 2013. La vicenda sembra stargli a cuore e decide quindi di realizzarne una versione recitata con lo stesso titolo. Nat Wolff interpreta il protagonista Andrew Briggman (i nomi utilizzati sono diversi da quelli reali), un giovane soldato entusiasta di essere entrato nell’esercito e di combattere per i giusti valori. Quando il suo superiore viene ucciso dall’esplosione di una mina, il comando del plotone di cui fa parte viene affidato al sergente Deeks, interpretato da Alexander Skarsgård. Deeks si impone fin da subito come una persona carismatica in grado di plasmare la mente dei soldati secondo i princìpi in cui crede e anche Briggman è attratto dalla sua magnetica personalità. Ma la situazione cambia radicalmente quando vede i suoi compagni uccidere a sangue freddo un civile indifeso.
Mentre gli altri non si fanno scrupoli ad uccidere, Briggman è l’unico che si chiede cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. A differenza degli altri soldati è moralmente integro e si accorge troppo tardi di far parte di un plotone che ignora i valori per cui vorrebbe combattere. “Noi uccidiamo persone. È questo ciò che facciamo” gli risponde il sergente Deeks. Inoltre, la vita dei militari è costellata di manifestazioni di autocompiaciuta virilità a cui il giovane soldato non è solito partecipare. Così Briggman si vede gradualmente escluso da una squadra in cui uccidere è motivo di orgoglio e risparmiare vite è segno di debolezza. Il film descrive come l’influenza di un solo uomo riesca a trasformare i soldati in macchine di morte. Deeks, il maggior punto di forza del film, non è spietato in maniera plateale. Egli esercita la sua diabolica influenza in maniera subdola e sottile. Parla in maniera fredda e pacata ed esibisce con fierezza i segni delle sue esperienze passate e conserva macabri trofei di guerra. Alexander Skarsgård lo interpreta in maniera molto convincente riducendo al minimo la sua gestualità e la sua glaciale espressività.
Le vicende sono tutte mostrate dal punto di vista di Briggman in un film dalla regia asciutta, priva del ritmo conciso dei film di guerra pieni di azione. Un film che pone l’accento sugli aspetti meno eroici dell’esercito statunitense. L’adesione a pericolosi progetti criminali è favorita dal cameratismo che si viene a creare in determinati ambienti. È una realtà che vale la pena esplorare perché in tempi politicamente incerti come quelli che stiamo vivendo non sono poche le persone che cedono a ideali come il suprematismo bianco. Secondo Deeks chiunque sia afgano è un potenziale criminale. Non gli interessa avere le prove. Lo uccide e inscena un attacco da parte dell’afgano. Ma la cosa più spaventosa non è quanto diabolica e deviata sia tale idea, ma con quanta facilità riesca ad attecchire nelle menti dei giovani soldati.
Titolo originale: id.
Regia: Dan Krauss
Interpreti: Nat Wolff, Alexander Skarsgård, Adam Long, Jonathan Whitesell, Brian Marc, Rob Morrow, Anna Francolini
Distribuzione: Eagles Pictures
Durata: 87′
Origine: USA, Spagna 2019
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani