The Last: Naruto the Movie, di Tsuneo Kobayashi
A 10 anni dal debutto nelle sale nipponiche, non ha perso nulla del suo afflato rivoluzionario. Anche perché molte delle trasformazioni che stanno riconfigurando l’industria degli anime sono nate qui

Ciò che separa The Last: Naruto the Movie (2014) dalle precedenti incursioni cinematografiche del franchise nato dalla matita di Masashi Kishimoto, è la sua attitudine a guardare avanti: a tracciare le vie verso cui la celebre saga fumettistica si sarebbe diretta nella successiva decade. Sia in termini industriali, che puramente narrativi. Prima di questo lungometraggio, infatti, in piena continuità con le logiche crossmediali del recente – e banalmente anacronistico – My Hero Academia: You’re Next, tutte le narrazioni filmiche si muovevano in un orizzonte collaterale, lontano dal filone principale del manga: quasi il grande schermo fungesse unicamente da cassa di risonanza dei temi e dei linguaggi che hanno caratterizzato i 720 episodi dell’anime seriale, garantendogli un posizionamento unico nell’immaginario di milioni di appassionati. Ma nel momento in cui The Last: Naruto the Movie è approdato dieci anni fa nelle sale nipponiche, il franchise di Naruto ha cambiato improvvisamente volto, sposando finalmente i linguaggi della transmedialità: ovvero gli unici stilemi che consentono ad un racconto shōnen (fumetto giapponese tarato su un pubblico giovanile) di entrare in connessione con il canone del manga da cui è tratto, al di là della cornice produttiva (quindi cinematografica, seriale o cartacea) in cui prende piede.
Ma The Last: Naruto the Movie non si limita ad intercettare, prima di tante altre opere omologhe, le trasformazioni che avrebbero attraversato, rivoluzionandoli dall’interno, i grandi franchise shōnen contemporanei: anche perché materializza questo suo spirito mitopoietico direttamente nel corpo narrativo del suo racconto. E lo fa a partire già dall’incipit: segno e anticipazione di quell’universo inedito di personaggi, di storie e di mitologie su cui si sarebbero basate le fondamenta dei due manga-sequel di Naruto.
Il film, non a caso, si posiziona tra il penultimo capitolo dell’opera cartacea e l’epilogo: sono passati due anni dalla Quarta Grande Guerra Ninja che ha consacrato l’eponimo protagonista come il punto di riferimento assoluto del Villaggio della Foglia, e a Konoha governa momentaneamente la pace. L’eroe è ancora lontano dal diventare Hokage, ovvero il governatore della città-stato ubicata nel Paese del Fuoco, ma la sua popolarità presso i concittadini non è mai stata alta come adesso. Eppure agli occhi del ragazzo conta solo il rispetto di Hinata, che ai tempi di The Last: Naruto the Movie è relativamente lontana dal diventare sua moglie, anche se nel corso del lungometraggio verrà codificato proprio il legame indissolubile che ne unirà per sempre i (tragici) destini. Ma prima dovranno mettere in salvo la sorella minore della ragazza, rapita dal discendente di una stirpe lunare, che si farà portavoce di verità importanti sul retaggio di Hinata, e sull’intera mitologia del franchise.
Agli occhi degli autori di The Last: Naruto the Movie, la delineazione del futuro passa dall’indagine del passato. Solo così il film, con un’oculatezza inedita in tutta la storia cinematografica della saga, coniuga la costruzione del sentimento dei protagonisti allo spirito mitopoietico di cui è attraversata ogni sua immagine, senza mai dimenticare né i codici più classici del dramma romantico, né tanto meno le logiche che rendono l’universo creato da Kishimoto così familiare e autentico allo sguardo degli spettatori. E per quanto il racconto, a differenza degli omologhi Demon Slayer – Verso l’allenamento dei Pilastri o Jujutsu Kaisen 0, non adatti direttamente il manga su cui è basato per immaginare il futuro del suo universo narrativo, ma si ritagli semplicemente una cornice immaginaria all’interno del filone fumettistico di Naruto, è pur vero che la sua natura seminale, di (secondo) testo iniziatore di una rivoluzione industriale, restituisce retrospettivamente al film un valore culturale enorme: tanto da posizionarlo al centro delle strategie transmediali che stanno riconfigurando, da Dragon Ball Z – La battaglia degli Dei in poi, gli adattamenti cinematografici degli anime di stampo shōnen.
Titolo originale: Za rasuto: Naruto za Mubi
Regia: Tsuneo Kobayashi
Voci: Junko Takeuchi, Nana Mizuki, Jun Fukuyama, Chie Nakamura, Showtaro Morikubo, Kazuhiko Inoue, Akira Ishida, Hideaki Tezuka, Yurika Hino, Tomomichi Nishimura, Hisao Egawa, Masako Katsuki, Keiko Nemoto, Masashi Ebara, Ikue Otani, Satoshi INo, Noriaki Sugiyama
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 114′
Origine: Giappone, 2014