The New Pope. Incontro con Paolo Sorrentino

Il 10 gennaio arriva in esclusiva su Sky Atlantic e Now TV l’attesissima serie di Paolo Sorrentino. Lo abbiamo incontrato e ci ha parlato dei suoi papi.

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Flash, luci – o meglio, croci – al neon, maquillage, soundtrack techno: ricomincia lo show.

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Dopo il passaggio veneziano degli episodi 2 e 7, il 10 gennaio arriva in esclusiva su Sky Atlantic e Now Tv, l’attesissima The New Pope, una serie originale Sky creata e diretta dal regista Premio Oscar Paolo Sorrentino, prodotta da The Apartment – Wildside, parte di Fremantle.

Ci eravamo lasciati, in chiusura della prima stagione, con Lenny Belardo (Jude Law), neopapa Pio XIII, in coma. Ecco allora, come vuole il detto antico, che un nuovo papa giunge al soglio pontificio: un papa ancor più glamour e “perfetto”, l’inglese John Brennox, interpretato da John Malkovich. Tutto sembra andar per il meglio, secondo i piani del ‘mazzarino’ interpretato da Silvio Orlando, ma cosa succede se il bel papa giovane, venerato come un santo e idolatrato come una star, si risveglia dal coma?

Chi è il Papa legittimo?

Ne abbiamo parlato con Paolo Sorrentino il dicembre scorso, in un incontro in cui si è parlato di sesso, di fede e persino di femminismo!

The New Pope, ancor più che The Young Pope ci mostra un Vaticano assolutamente inedito che lascia spazio all’erotismo, al sesso, e nei cui corridoi risuona musica techno. Ben lontano insomma dall’idea che ognuno di noi può avere dello Stato della Chiesa…

Partendo dal presupposto che ciò che mostro è frutto della mia mente, è qualcosa di fittizio, immaginario, sarebbe comunque ipocrita pensare che il sesso sia lasciato fuori dalle mura del Vaticano. Oggi il sesso è ovunque. Nel gioco di verosimiglianza della fiction si riproduce la vita perchiò è chiaro che non possiamo fare a meno del sesso. Quanto alle musiche non ho una vera risposta. Di certo non cercavo di creare uno straniamento, forse piuttosto ricercavo un certo stile.

In questa stagione sembra si faccia attenzione a temi d’attualità come l’immigrazione o in terrorismo (con lo spettro dell’attentato al Vaticano che aleggia ma che non fai vedere). C’è qualcosa che avevi particolarmente voglia di mostrare? Ti sei scontrato con dei tabù irrapresentabili?

Io credo che al cinema si può raccontare tutto, non dovrebbero esserci tabù, anzi, mostrare certe cose è il modo migliore per esorcizzarle. Poi per me il processo creativo è qualcosa di assolutamente confuso, totalmente incontrollabile. Però so bene quello che non voglio mostrare. Ad esempio so che non voglio essere irriverente a tutti i costi. È un gioco troppo semplice, antico e infantile. Però non è facile controllare la materia…

Da una stagione all’altra passiamo dal papa di Jude Law in veste di semidio a questo, “umano, troppo umano”. Abbiamo bisogni di entrambi al giorno d’oggi?

Io non so dare una risposta assoluta. Sicuramente c’è bisogno di figure che possiamo stimare, che si presentino come guide e che sappiano indicarci la strada ed accompagnarci in questo ‘diritto’ essenziale ad essere fragili.

Nella prima serie e poi anche qui emerge una connessione improbabile ma molto evidente tra Santità e Divismo, religiosità moderna e Star system che prende le forme del personaggio di Lenny Belardo. Dualismo che se vogliamo si amplifica in questi nuovi episodi in maniera incontrollata. Come sei arrivato a far coesistere questi terreni, quale strada hai percorso che ti permettesse di far convivere due realtà che non siamo abituati ad associare, quella del divismo legato a un uomo di Chiesa, per quanto insolito e sregolato?

Io non le percepisco come due cose così distanti. E non per esser irriverente ad ogni costo, anzi! D’altronde basta pensare alla terminologia: noi parliamo di stelle del cinema o del mondo dello spettacolo, e di personaggi santificati dal grande pubblico. C’è un’attinenza evidente tra le due cose. Però non saprei dire se le ho veramente conciliate perché non esiste un’attitudine alla santità nei miei personaggi, se ne fa, se vogliamo, solo un vago riferimento nel personaggio di Pio XIII. Lui non predica certo il divismo. Lui è ‘divo’ per raggiungere il solo grande obbiettivo di incrementare il numero dei fedeli, di ovviare alla crisi del cattolicesimo. È una strategia mediatica. Poi indirettamente si può creare un fenomeno di divismo, ma questo può succedere a tutti i papi…

A proposito credi che questo New Pope sarà il tuo ultimo papa?

Vediamo. Meglio non fare proclami di questo tipo. Magari più in là…Poi mi smentisco sempre. Solo l’Altissimo saprà dirci…

Su Netflix circola questo film dal titolo I due Papi. Strana coincidenza questo insistere sulla coesistenza di due figure papali, sebbene là siano reali e qua immaginarie. In entrambi casi sicuramente si mette l’accento sulla dualità…

Non l’ho visto ma sicuramente c’è qualcosa che ha colpito l’immaginario: vedere da un giorno all’altro due papi insieme è sorprendente. Un po’ come quando abbiamo visto la pecora Dolly per la prima volta. E questo – ma non so se è una risposta plausibile, vado per tentativi! – stimola l’inventiva dei registi…

A Venezia hai mostrato il 2° ed il 7° episodio, che sembrano essere quasi autoconclusivi, in particolare quello su Lenny Belardo. Come ti sei dedicato a questo personaggio, a questo nuovo risveglio nella seconda stagione? Sembra quasi un film nel film, con una delicatezza tutta sua.

Mi sono agganciato a quello che diveniva alla fine della 1° stagione, ossia un uomo che si addolciva, che diventava meno intransigente e sono ripartito da là, dall’uomo che era cambiato rispetto alle sue posizioni radicali. Ho seguito l’’evoluzione naturale del suo carattere.

E John Malkovich, com’è avvenuta la scelta di questo nuovo papa? Com’è stato lavorare con lui, cos’ha introdotto nella dinamica della serie?

Io avevo delle idee pregresse su come disegnare il nuovo pontefice, ma poi c’è stato l’incontro fortuito e travolgente che ha cambiato tutto: quando ho incontrato Malkovich avevo già scritto qualcosa ma non ero soddisfatto e dopo averlo conosciuto ho riscritto completamente la serie. Mi piaceva ed ho preso delle cose direttamente da lui. Una sera abbiamo passato tutta la notte a parlare – è un parlatore importante il Signor Malkovich! – , e sono rimasto affascinato dalla sua ambiguità. Nelle persone, si sa, affascinano le contraddizioni e lui ha questo strano modo di essere rassicurante e insieme spiazzante, un po’ come nelle relazioni sentimentali. È leggero ma sa dare importanza alle cose. Crede nel progetto ma dandogli il giusto peso. Serio e ironico, con un’eleganza naturale. Insomma, man mano che lo conoscevo ho capito che la mia fantasia sul personaggio era più debole di quello che è lui nella realtà, dunque ho preso quello che percepisco di lui e ne ho fatto un grande personaggio!

In tutto questo però sembra che i tuoi papi rifiutino di fare testimonianza di fede, che siano più terreni che spirituali…

In realtà io credo che i miei papi facciano testimonianza di fede. Se si ha la pazienza di vedere tutta la serie ad un certo punto si comprende che, essendo i papi inevitabilmente anche dei politici, perché di fatto lo sono, nel corso del racconto prendono consapevolezza del fatto che, per il bene sia della Chiesa sia dei fedeli, si può fare un passo indietro, imparando a togliersi di mezzo. In questo sono ammirevoli: sanno rinunciare al personalismo, all’avidità, sanno rinunciare alla voglia di esserci. I miei papi sanno fare ciò che i nostri politici non sanno fare: ossia rendersi conto che noi siamo, o meglio, dovremmo essere più importanti di loro! Questo i politici lo dimenticano sistematicamente, e lo vediamo ogni giorno, si ostinano a rimanere ad esserci.

Infine una cosa che emerge con prepotenza è la questione delle donne, e del femminile, assolutamente centrale nelle due stagioni, sebbene con un passaggio di ‘testimone’ tra il tema della maternità nella prima e quello dell’erotismo nella seconda. Le donne sono sempre più protagoniste della tua Chiesa

Sì assolutamente, infatti c’è qualcosa di ancor più importante dell’erotismo, che forse non compare in questi tre episodi ma che si farà via via chiaro agli spettatori, ed è legato al carico di richieste e rivendicazioni da parte delle suore nei confronti degli altri prelati affinché ci sia una maggiore parità, maggiori spazi, maggiori diritti per le donne. Quello che mostro è uno scenario non ancora realistico, purtroppo, ma verosimile ed all’orizzonte: sono abbastanza sicuro che sarà la prossima grande questione che la Chiesa dovrà affrontare una volta risolto il problema della pedofilia. È un processo irreversibile, come quello che sta avvenendo nel mondo laico … Ed io ho provato a mostrarlo. Poi certo il Vaticano è un mondo molto molto chiuso e soprattutto molto maschile dove gli spazi d’intervento sono pochi, eppure sono convinto che la Chiesa, pur con il consueto ritardo, prima o poi ci arriverà…

 

*Tutte le foto dal set di The New Pope sono di Gianni Fiorito

 

 

 

 

 

 

 

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