The North Sea, di John Andreas Andersen

Dopo the Quake, John Andreas Andersen firma un nuovo disaster-movie ambientalista che riflette sulla auspicata transizione ecologica norvegese. Presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma.

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“Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola da se medesimo. Io sono Natura, quella che tu fuggi.”

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Giacomo Leopardi, nel Dialogo della Natura e di un Islandese, con grande ironia rappresenta il travagliato rapporto tra Uomo e Natura. Quello trattato da Leopardi, è un tema trasversale nella storia dell’umanità: scrittori, artisti, filosofi nel passato, attivisti e politici nel presente. Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, The North Sea è un disaster-movie norvegese che non a caso ritorna a riflettere sul tema. Le recenti elezioni in Norvegia hanno avuto come epicentro dello scontro politico l’abbandono dell’enorme industria petrolifera del Paese in favore di una transizione ecologica. La questione è particolarmente delicata, anche perché l’industria degli idrocarburi, a maggioranza statale, rappresenta il 14% del Pil e dà lavoro a 200.000 persone, oltre ad aver arricchito notevolmente lo stato norvegese dagli anni Settanta ad oggi.

Si direbbe che la Norvegia sia una nazione fondata sul petrolio ma Andersen vuole sensibilizzare il pubblico su quanto sia importante ritornare in simbiosi con il proprio territorio.

Nel suo film, l’uomo e le sue creazioni sono corpi estranei alla Natura che li circonda. Questa è rappresentata dall’imponente Mare del Nord, che per anni ha osservato i norvegesi arricchirsi grazie al petrolio estratto al largo dei fiordi.  Ma ora ha detto basta: è in atto una frattura nel terreno pronta a spazzare via ogni piattaforma petrolifera. Le persone devono reagire, riprendere contatto con il proprio territorio, ritrovare l’identità perduta trivellando in cerca di petrolio o sarà troppo tardi. Il rapporto di estraneità dell’uomo con la Natura si riflette nel rapporto d’amore tra i due protagonisti della pellicola. Sofia e Stian si frequentano da qualche mese, lei esperta di robot subacquei, lui ingegnere in una piattaforma petrolifera. I due vorrebbero convivere ma Sofia non riesce a sbarazzarsi dell’idea di essere un’estranea nella casa in cui vive Stain con il figlio avuto da un precedente rapporto.

Date queste ottime premesse, The North Sea, diretto dallo stesso regista di The Quake. Il terremoto del secolo, non si spinge oltre allo schema preconfezionato del disaster-movie. Nonostante il film mantenga un discreto livello di tensione, a deludere maggiormente è il lavoro di sceneggiatura che lega la vicenda personale dei personaggi a quella universale del paese con la Natura. Troppo labile è la critica alle istituzioni, personificata nel ministro del petrolio. La critica generale di Andersen c’è ed è ferma ma la sensazione è che non centri con la stessa fermezza l’obiettivo. Il governo? Le Istituzioni norvegesi? Una mentalità nazionale legata all’arricchimento del paese? “Pensavamo di essere una nazione fondata sul petrolio e invece siamo una nazione fondata sull’oceano.”

Rimane da constatare come, davanti al disastro in atto, in pochissimi sappiano cosa fare. Ministri, responsabili della sicurezza nazionale, analisti assistono passivamente ad un disastro epocale. Nel mentre, un bambino (Odin, il figlio di Stain) osserva rassegnato il proprio destino, testimone di una generazione che potrà ben poco davanti ai disastri creati da quelle passate.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
Sending
Il voto dei lettori
2.5 (6 voti)
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