----------------------------
Siete pronti per le offerte del Black Friday di Sentieri selvaggi?


----------------------------

Tra i lavori proiettati alla seconda edizione di AI.motion, il festival dedicato al rapporto tra cinema e intelligenza artificiale che si terrà il 10 e 11 ottobre all’Università IULM di Milano, figura THE PØRNØGRAPHƏR, cortometraggio del collettivo italiano HARIEL. L’opera incarna pienamente una nuova direzione dei linguaggi audiovisivi, un mutamento radicale che coincide con l’impiego di immagini generate algoritmicamente per la creazione di opere originali. Negli ultimi anni si è ormai normalizzato l’ingresso dell’AI nelle produzioni cinematografiche — The Brutalist e Emilia Perez candidati agli ultimi Oscar – per non citare fenomeni più recenti come lo spot promozionale di Tilly Norwood, la prima attrice creata con l’intelligenza artificiale. Ma THE PØRNØGRAPHƏR va oltre il semplice utilizzo tecnico o l’effetto pubblicitario, nasce come un’opera autonoma, legittimata anche dalla sua selezione alla Settimana Internazionale della Critica dell’82ª Mostra del Cinema di Venezia, dove è diventata il primo film realizzato con intelligenza artificiale nella storia della rassegna a essere incluso in una sezione competitiva. Come dichiarano i registi Pietro Lafiandra, Flavio Pizzorno e Andrea Rossini: “portare delle immagini in movimento prodotte con l’IA a Venezia significa per noi una legittimazione importante: il cinema algoritmico si muove anche in un contesto così rilevante sullo stesso piano del cinema live action e dell’animazione tradizionale, senza alcun distinguo”.

Si tratta del secondo cortometraggio realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per i tre registi, ma del primo firmato sotto il nome del collettivo HARIEL, accompagnato da un manifesto umanista per un cinema in intelligenza artificiale, pubblicato lo scorso aprile. THE PØRNØGRAPHƏR si apre con una videochiamata in cui tre persone faticano a comprendersi e a comprendere le immagini condivise dal loro stesso creatore. Da lì il film intraprende un viaggio all’interno della carne di una delle immagini — con cui si palesa lo stesso autore — fino a svelare una nuova concezione del corpo e della visione. L’opera prende la via del body horror sperimentale, un linguaggio tornato in auge negli ultimi grazie anche a registe come Julia Ducournau e Coralie Fargeat. Ma se qui si parla di nuova concezione, si parla anche di nuova carne, in senso cronenberghiano. Da Videodrome e fino all’ultimo lavoro The Shrouds – Segreti sepolti, David Cronenberg ha indagato il rapporto tra corpo, media e tecnologia e THE PØRNØGRAPHƏR sembra raccogliere quella eredità, trasponendola nel dominio dell’AI, dove la nuova carne non nasce più da una mutazione biologica ma da modelli generativi. Corpi che riconosciamo come familiari fatti di pelle, carne e sangue ma che mutano in forme ibride, generate dall’algoritmo.

----------------------------
Corso online GIRARE UN DOCUMENTARIO, dal 3 dicembre


----------------------------

Guardare, ricevere, metabolizzare e accettare opere come quella di HARIEL significa riconoscere e normalizzare un processo già in atto: quello di uno sguardo che si spinge verso il cinema del futuro, dove l’intelligenza artificiale non è più un semplice strumento, ma un nuovo linguaggio espressivo.

-----------------------------------------------------------------
Corso di Montaggio con DAVINCI dal 28 novembre online


-----------------------------------------------------------------

Articoli Correlati:

----------------------------
BORSE DI STUDIO per LAUREATI DAMS e Università similari per la Scuola di Cinema Sentieri selvaggi

----------------------------

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative

La tua email *

Località da cui scrivi

Confermo di aver letto la privacy policy di Sentieri Selvaggi