The Return of Tragedy, di Bertrand Mandico

Bertrand Mandico fuori concorso tra i corti di Orizzonti a #Venezia77 con un progetto poliedrico e stratificato, caratterizzato da un’accattivante estetica vintage

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Bertrand Mandico fuori concorso tra i corti di Orizzonti a #Venezia77 con un progetto poliedrico e stratificato, caratterizzato da un’accattivante estetica vintage

Presentato fuori concorso insieme a di Luca Ferri, The Return of Tragedy di Bertrand Mandico ha chiuso la prima tornata di cortometraggi della sezione Orizzonti del Festival di Venezia. La trama, sulla carta apparentemente scarna, vede due poliziotti che irrompono in un giardino privato dove si sta svolgendo una cerimonia ritualistica, durante la quale una donna è stata sventrata per lasciar fluire la sua bellezza interiore, che ha assunto le sembianze di un enorme viscere che galleggia nell’aria. Il corto è diviso in sette capitoli che di volta in volta esplorano il punto di vista di uno dei personaggi coinvolti (i poliziotti, “la vittima”, il guru, la sua assistente) portando la riflessione verso derive sempre più surreali e visionarie.
Mandico ci regala 24 minuti di puro sperimentalismo che mischia generi e riferimenti, tracciando un fil rouge che riesce ad unire l’onirismo lynchiano di Mulholland Drive ed Eraserhead al body horror cronenberghiano di Videodrome ed eXistenZ, con punte di cinema trash in puro stile Troma e una generale rispolverata dei B-movies anni ‘80 (dai poliziotteschi, al pulp, al grottesco). Il risultato finale è un vivido e pulsante omaggio al cinema di genere, nel quale Mandico lascia che le proprie suggestioni cinefile si amalgamino e si contaminino, dando vita ad un’opera che ha molto della videoarte da cui il regista francese proviene. Le garçon sauvages diventato autore di culto nei circuiti festivalieri, è tornato dunque alla carica con un progetto poliedrico e stratificato, caratterizzato da un’accattivante estetica vintage data dalla fotografia ipersatura, dall’artigianalità degli effetti speciali e dal formato in 16 mm e 5:3. Un’esperienza visiva densa che riesce a non risultare eccessivamente concettuale, concedendosi diversi esilaranti momenti di puro intrattenimento.

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