"The Road to Guantanamo", di Michael Winterbottom e Mat Whitecross

Tutto rimane in superficie, senza emozioni, o dure reazioni emotive, perché la freddezza della cronaca investe ogni cosa, anche ciò che da essa si allontana, creando uno strano effetto molto vicino a quello di un ripetitivo limbo.

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Vero e falso, documentato e ricostruito, stretti insieme, legati indissolubilmente sullo schermo. Quattro occhi puntati sulle vicende dei tre amici di origine pakistana partiti per divertimento e deviati verso la prigionia. Quattro occhi che si accordano per comunicare con lo spettatore, confluendo nell'illusione cinematografica, unica porta spalancata sugli abissi di una guerra combattuta a suon di errori. Sono Winterbottom e Whitecross, uniti per realizzare un documentario che ripercorra la triste Storia del conflitto internazionale più discusso, lambendone i confini, scoprendone i nervi a poco a poco, con pochi accenni, coscientemente colpevoli di accendere pericolose micce. Le dichiarazioni rilasciate dai veri Shafiq, Asif e Ruhel scandiscono la fin troppo spezzetata narrazione/finzione imbastita dai registi lungo le strade che, da Tipton, portano a Guantanamo Bay. Come se non bastasse, tra le schegge di verità filtrata, si intrufolano le sequenze originali registrate dalle troupe giornalistiche al tempo dei fatti. Tali immagini dovrebbero indicare alla pellicola la strada della verosimiglianza alla quale adattare il resto del materiale, che però, non riesce ad amalgamarsi come dovrebbe, impigliata nelle maglie di una palese bugia..

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Una sola versione, nonostante la complessità dell'argomento. Una scelta come tante, considerando l'intento dichiarato del simil-documentario, che non convince. Troppo facile strappare un sorriso amaro a chi ascolta le parole di Bush, per poi osservare lo svolgersi di quegli eventi che ne rivelano la natura infondata. Contrasti che stridono, ma solo per un po', senza riuscire a colpire più in fondo, al cuore. Tutto rimane in superficie, senza emozioni, o dure reazioni emotive, perché la freddezza della cronaca investe ogni cosa, anche ciò che da essa si allontana, creando uno strano effetto molto vicino a quello di un ripetitivo limbo.


E alla fine cosa resta? Visioni a metà, denunce con la punta spuntata, marasma di immagini in una scatola fin troppo piena di pretesti. Si esce dalla sala con un dubbio in più e un capolavoro negli occhi in meno.


 

Titolo originale: id.


Regia:  Michael Winterbottom e Mat Whitecross


Interpreti: Riz Ahmed, Farhad Harun, Waqar Siddiqui, Afran Usman


Durata: 95'


Distribuzione: Fandango


Origine: Gran Bretagna, 2006


 

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