The Shameless, di Kostantin Bojanov
Un buon noir contemporaneo sulle terribili condizioni di vita di una comunità di prostitute in India. Poco strutturato ma efficace. CANNES77. Un certain regard.

L’India è un paese dove le donne, soprattutto quelle povere, subiscono soprusi e lo stupro viene tollerato da una cultura secondo i discutibili criteri di una cultura fallocentrica. Dove il problema del patriarcato, così ricco di sfumature e complessità nel mondo occidentale, è radicato in un meccanico impiego della violenza fisica come prevaricazione. Sono due vittime di questo sistema le protagoniste, colpite prima nel corpo e lasciate annegare nelle devastanti conseguenze psicologiche degli abusi.
Renuka scappa da un crimine, l’omicidio di un poliziotto, e si vede costretta a vendersi per guadagnare denaro sufficiente per ottenere dei nuovi documenti e fuggire. Nascosta a Devadasi in una comunità di prostitute, conosce Devika, una ragazza condannata ad vedere svanire il sogno di diventare una rapper e finire stritolata, lei come le donne della sua famiglia, in un circuito di depravazione senza avvenire.
Quel destino che le ha fatte incontrare si trasforma nella loro speranza, l’amore rimasto l’unica strada da percorrere per la salvezza, un amore nato e cresciuto circondato dall’odio e dal pregiudizio. Il rancore e l’avversità vengono racchiusi nel principale antagonista, un politico sadico di nome Dines Shas, ma pervade ogni angolo dello schermo, nella sporcizia, negli sguardi indiscreti, nelle chiacchiere di quartiere. The Shameless è un noir sui generis, che conserva del modello il grado di disperazione e l’universo corrotto senza via di scampo, il rifugio delle droghe, gli alcolici usati da antidoto per il dolore. La caratteristica del film è quella di fermarsi sempre sulla soglia della decenza, riducendo la rappresentazione al fuori campo, soluzione sufficiente a comunicare le atrocità commesse, anche se a volte il freno per quei rari e delicati momenti d’intimità di coppia sembra eccedere in un pudore inutile.
Giunto al terzo lungometraggio, Konstantin Bojanov arriva a calcare le passerelle di Cannes, nella sezione un Certain Regard, dopo i passaggi a Rotterdam e Sarajevo dei precedenti lavori. The Shameless ha il pregio di intercettare un’urgenza tematica, le terribili condizioni di vita delle donne indiane, scegliendo di osservare sul luogo di battaglia, lontano dalle campagne ideologiche condotte sotto la luce dei riflettori. E nell’affrontare anche l’argomento della sessualità in una nazione decisamente omofoba e classista. Risente forse di una imprecisa e poco definita struttura drammatica di causa/effetto, alla fine pur con le assenze di canonici punti di svolta, il racconto risulta comprensibile ed efficace, ed il merito va attribuito anche alla scenografia realistica, espressione di un disagio penetrato fin dentro le mura, triste e malandate al pari dell’animo, cadente immagini di cuori spezzati dalla rassegnazione.