The Silent Twins, di Agnieszka Smoczynska

Rispetto agli altri lavori della regista, l’ossessione è più controllata, ma restano le domande, illecite, nascoste, sussurrate. Un certain regard

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June e Jennifer Gibbons sono ragazze molto particolari. Sono gemelle, e la loro è una storia vera. Così interessante da finire in un libro, The Silent Twins appunto, scritto da Marjorie Wallace. Sono speciali si potrebbe dire perchè dotate di una immaginazione inesauribile, e perchè sono unite da un legame tanto forte da lasciarle fuori dal mondo. Agnieszka Smoczynska ricrea ancora le atmosfere dei due lungometraggi precedenti, The Lure e Fugue, trova lo stesso distacco, la stessa angoscia di un cinema atemporale, escluso, incapace di comunicare le paure. June e Jennifer ereditano un vuoto e lo riempiono di fantasie. Sono silenziose, mute addirittura in presenza di altre persone, e questo le spinge a vivere in isolamento. Si accorgono di avere un particolare talento per la scrittura, trovano una voce nel creare e colorare la realtà dalla quale sono escluse. È qualcosa di diverso da un racconto di formazione, c’è ancora il bisogno di sondare l’abisso, di andare ad un appuntamento alla cieca, è ancora un viaggio nel buio. E sono ancora delle donne ad affrontarlo. Le due ragazze finiranno in un ospedale psichiatrico, respinte dal mondo perchè incapaci di farsi accettare, dopo aver provato a sentirsene parte, accusate dal loro rifiuto di difendersi da un’accusa priva di senso.

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Approfittando dell’esistenza di un racconto già finito, la regista polacca si preoccupa di adattare la trama, diramandola su più direzioni, una traccia che prende ispirazione dai pupazzi surreali di Švankmajer, inquietanti e divertenti nella loro semplicità artigianale. Lascia invece la pista principale occupata dal verosimile, ricostruisce la vicenda dall’inizio, la crescita della distanza, il desiderio di amare ed essere amate. Segue le protagoniste fin dai tempi della scuola dove cominciano a sorgere problemi, estende le difficoltà alla cerchia ristretta di parenti ed amici e non ha timore di entrare all’interno della clinica in cui vengono ricoverate, per proteggerle dal male. E in questa fase che lo sguardo diventa più cupo, affonda totalmente nel tragico di un destino in cui è impossibile appellarsi, sorgono idee malsane, intenti suicidi. Inizia l’orrore.

La prima parte è profetica, contiene delle avvisaglie, eppure conserva la pulizia di un’anima adolescente, la trasgressione, gli errori commessi e lo sbaglio da ripetere per convincersi sempre e comunque di avere ragione. Forse rispetto agli altri lavori della Smoczynska The Silent Twins è quello che arriva in maniera meno immediata, prende un respiro più largo sulle azioni, lascia quindi spazio alle conseguenze distruttive della premessa. Un altro passo avanti. Stavolta l’ossessione è più controllata, ma restano le domande, illecite, nascoste, sussurrate nel timore di una risposta molto pericolosa.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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