"The Spirit", di Frank Miller

The SpiritNel portare sullo schermo la creatura più conosciuta del suo maestro, Frank Miller ha goduto senz’altro di grande libertà. Viene da pensare, però, che tutta questa libertà si sia tradotta nell’incapacità di scegliere. Il film sembra continuamente sospeso fra atmosfere diverse (ed a volte antitetiche) senza che si riesca a trarre una sintesi emotiva.

 

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The SpiritThe Spirit è il custode di Central City, la protegge ma soprattutto la ama. Dopo la sua morte e la misteriosa resurrezione, l‘ex detective Denny Colt, decide che l’unica degna del suo amore (eterno) è lei: la sua città, non la sua fidanzata Ellen Dolan, non il suo primo amore: Sand Saref e nessuna delle meravigliose bambole che incontra: l’assassina a pagamento Plaster of Paris o l’efficientissima detective Morgenster.
L’unico altro sentimento che riesce a rivaleggiare (ed a completare) l’amore per la sua città è l’odio per la sua nemesi: Octopus. Entrambi invulnerabili, si confrontano senza tregua da anni senza che nessuno riesca a prevalere. Ma adesso le cose potrebbero cambiare, se Octopus riuscisse ad impadronirsi del sangue di Eracle potrebbe completare il suo processo di trasformazione da invulnerabile a divino. E nello stesso tempo Sand Safer potrebbe addirittura riuscire a rubare il leggendario Vello d’oro di Giasone.
Quando nel 1940 nei supplementi domenicali dei quotidiani statunitensi apparve The Spirit, il fumetto
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The Spiritconobbe la sua prima rivoluzione. I supereroi erano nati (come testate indipendenti) da un paio d’anni, il loro pubblico era esclusivamente quello degli adolescenti e la loro veste grafica era quella classica delle sei vignette per pagina (in pratica la stessa delle vecchie strisce) con disegni che avevano una funzione essenzialmente illustrativa. Eisner si pose altri obiettivi: decise innanzitutto di rivolgersi ad un pubblico (anche) di adulti, e per far questo cercò l’ispirazione nel cinema e nella narrativa noir (all’epoca di gran moda) ed aggiunse una buona dose d’ironia, ingrediente assolutamente assente nelle altre pubblicazioni del genere. Ma soprattutto è sullo stile del disegno che apportò le più significative innovazioni: inventò le cosiddette “splash page” cioè le vignette a tutta pagina che rafforzano l’inizio di una storia o ne sottolineano i momenti salienti; rivoluzionò lo stile grafico attraverso l’uso di inquadrature inconsuete e deformate facendo del disegno un elemento narrativo (dell’inconscio) al pari della parola scritta. In pratica The Spirit fece per il fumetto quello che, più o meno nello stesso periodo, Citizen Cane fece nel cinema.
Nel portare sullo schermo la creatura più conosciuta del suo maestro, Frank Miller ha goduto senz’altro di grande libertà: dal punto di vista narrativo ha potuto ritoccare le origini del personaggio ed i suoi principali nemici per poter creare un’unità narrativa; sotto l’aspetto grafico ha girato l’intero film in digitale realizzando praticamente tutto in post-produzione grazie agli effetti visivi di Stu Maschwitz (I Fantastici Quattro e Silver Surfer, Sin City) ed alla fotografia di Bill Pope (Spiderman II e III e la trilogia di Matrix).
Viene da pensare, però, che tutta questa libertà si sia tradotta nell’incapacità di scegliere. Il film sembra continuamente sospeso fra atmosfere diverse (ed a volte antitetiche) senza che si riesca a trarre una sintesi emotiva. Si assiste a momenti tipicamente noir come la mortale imboscata a due poliziotti, subito seguita da una scazzottata tra Spirit e Octopus in perfetto stile Looney Toons, con tanto di water spaccato sulla testa. Si ha l’impressione che il film tenti di piacere a tutti (o meglio di dare a ciascuno qualcosa) con atmosfere noir, The Spiritsituazioni buffe, immagini eleganti ed attori affascinanti con costumi fantastici. Manca però una solida scrittura a fare di tutto questo un film. L’affanno è evidente a cominciare dalla caratterizzazione dei personaggi, talmente bidimensionali da convincerlo a riciclare la sua eroina Elektra (traumatizzata da bambina dalla morte del padre, come Sand Saref, divenuta da adulta una spietata killer esperta nell’uso delle armi da taglio, come Plaster of Paris). E’ evidente, infatti, che se non si può contare su una buona struttura narrativa (come era avvenuto, invece, per Sin City), il progetto resta freddo ed inanimato, vivo per senso del dovere … come Spirit!
 

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Interpreti: Scarlett Johansson, Eva Mendes, Samuel L. Jackson, Paz Vega, Jaime King, Gabriel Macht, Sarah Paulson, Dan Lauria
Origine: USA, 2008
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Durata: 108’
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