The Strange Sound of Happiness, di Diego Pascal Panarello

Un viaggio “musicale” verso la Yakutia, stregato dal suono, attraversato da momenti di reale e di pura astrattezza

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In The Strange Sound of Happiness Panarello mette la sua storia reale, quella di un ragazzone del Sud come tanti, disilluso e annoiato da una vita senza troppi stimoli, passivo rispetto a ciò che lo circonda, poco realizzato nel lavoro quanto nei rapporti umani. Eppure Diego diventa un giorno, per caso, il “portavoce” di un magico pezzo di ferro che finirà per cambiargli la vita, consentendogli letteralmente l’accesso a una ignota dimensione da sogno, la quale infine lo condurrà alla piena realizzazione di sé.

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Panarello utilizza il suono del “marranzano” – o scacciapensieri – come forza motrice del suo viaggio e del suo film, che al limite finiranno per coincidere; le vibrazioni sonore dello strumento aprono uno spazio mentale ed emozionale, con tratti esplicitamente onirici, nel quale Panarello finirà per perdersi e per fare navigare il suo stesso film, traghettato dalle acque blu della sua ancestrale Sicilia fino agli scenari immobili della lontana Yakutia, in Siberia, ove lo scacciapensieri verrà ricondotto alla sua nobile origine, svelando simultaneamente una terra sconosciuta ma di incredibile poesia. Sarà, allora, un film stregato dal suono, attraversato da momenti di reale e di pura astrattezza – con inserti realizzati in animazione a “passo uno” – , arricchito da profezie e sogni che si incastrano inscindibilmente alla veglia, ove l’obiettivo ultimo sembrerebbe la ricerca della felicità al tocco dell’ammaliante khomus, il contatto con un altro mondo – anche a costo di uscire da questo universo – , o al limite l’incontro estremo tra la vita e la morte.

Utilizzando una struttura narrativa tra il fantastico e il documentario – con l’accurata fotografia di Matteo Cocco e un notevole montaggio sonoro – , il film di Panarello spicca per originalità e coraggio poco usuali, portando sullo schermo la storia di uno strumento musicale all’apparenza di scarso interesse ma facendone un racconto di vita, la sua e quella stessa di un Paese sepolto sotto le proprie antiche profezie. Ricordandoci, in fondo, che un pezzo di ferro può diventare in taluni casi esemplare di sogni e amori incommensurabili, di storie da raccontare, finanche quando solo immaginate nello spazio di un frammento musicale o al ritmo del martellante frinire delle cicale tra i boschi.

 

Regia: Diego Pascal Panarello

Distribuzione: Apapaya

Durata: 90′

Origine: Italia/Germania 2017

 

 

 

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