The Suicide Squad – Missione suicida, di James Gunn

James Gunn ha ripagato la carta bianca che ha ricevuto dalla DC con un film pieno di iperboli, di inventiva e di epica avvincente e rumorosa

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Il recente rilascio di Zack Snyder’s Justice League ha impedito di definire l’ingaggio di James Gunn come la cosa migliore che sia mai capitata al DC Universe. Il suo The Suicide Squad è effettivamente arrivato al cinema e l’evento rappresenta già una notizia. Questa volta, la casa editrice e la Warner non sono riuscite a boicottarsi da sole. Il regista è stato strappato alla concorrenza dopo aver trasformato la spericolata impresa di The Guardians of the Galaxy in un trionfo internazionale. Il trasloco non ha intaccato il suo talento e la disperazione della produzione davanti al naufragio del suo progetto di continuity gli ha conferito carta bianca. Il risultato è una rutilante avventura di due ore e dieci in cui la sua inventiva non si prende nemmeno cinque minuti di pausa.

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L’attenzione con cui la sceneggiatura segue il reclutamento del personaggio di Savant è meticolosa. La prima sezione del film è tutta dedicata ad esaltare il compassato spirito di osservazione di una mente superiore. Il cattivo è chiuso nel cortile del carcere di massima sicurezza di Belle Reve in isolamento ma riesce comunque ad uccidere un uccellino con una pallina di gomma. Quando ascolta le condizioni del suo rilascio scruta la perfida Amanda Waller con il disprezzo del nobile fuorilegge. Si ritrova sull’aereo con i suoi improvvisati compagni di avventure ma evita il loro cazzeggio. Il suo sguardo è quello di chi non vuole che dei principianti si mettano sulla strada del suo destino. James Gunn ha trasformato Savant in un eroe con la grazia persuasiva che solo i grandi cineasti possiedono. Con la stessa disinvoltura, gli fa saltare in aria il cervello prima ancora che inizino i titoli di testa.

Non c’è alcun pericolo che questo sia uno spoiler. The Suicide Squad offre questo tipo di situazioni con una frequenza tale che è impossibile tenerne il conto. La sala di controllo della missione dei supervillain prolifera di agenti governativi che scommettono cinicamente su chi sarà il prossimo a morire. Il primo sacrificio di Savant serve solo a mettere lo spettatore in una posizione di totale incertezza. Il film non si tirerà indietro davanti a nessuna vittima illustre pur di sorprenderlo. Nel frattempo, gli regalerà un’esperienza elettrizzante. Si potrebbe rinfacciare a James Gunn di essere senza scrupoli come la crudele supervisor della missione. Entrambi possono decidere della vita e della morte della squadra con il bottone di un detonatore o con un tratto di penna sullo script.

Tuttavia, si percepisce che il regista conserva dei sentimenti anche per chi sta sullo schermo solo per pochi secondi. Si potrebbe quasi dire che abbia la stessa ingenuità con cui Harley Quinn si affeziona troppo anche alle persone che sta per uccidere. I personaggi che tentano di riprendere il controllo degli inconfessabili segreti di Jutenheim sono almeno una quindicina. Una buona parte di loro si ritaglia a malapena una scena ma tutti hanno diritto a restare scolpiti nella memoria. Il film non dimentica mai di riconoscere la loro importanza per l’effetto complessivo. Le loro azioni sono impacciate e la loro morte è ridicola ma il loro sacrificio è sempre fondamentale. Gli attori che le interpretano ci credono a prescindere dalla fugacità del loro ruolo e si divertono. La capacità con cui James Gunn riesce a gestirli in mezzo a tutto il rumore e alla confusione è semplicemente inarrivabile.

È come se il regista avesse selezionato con cura gli elementi più grotteschi del DC Universe per allestire una sarabanda dal ritmo sempre più folle. Tutta la filmografia sulle imprese senza speranza ha un lato di critica verso le istituzioni che se ne servono. The Suicide Squad non fa eccezione ma come si può prendere sul serio un film in cui una banda di squinternati deve combattere una stella marina gigante? Non c’è un momento di riflessione che non abbia il suo contrappeso sarcastico. Non c’è un istante di carica drammatica che non abbia la sua via d’uscita grottesca. La sequenza in cui Bloodsport e Peacemaker si sfidano a chi uccide più guerriglieri è piena di iperboli che si superano tra di loro e tutte sono sempre sul punto di essere ribaltate da un twist improvviso.

Non c’è niente che James Gunn non sappia fare nel campo di questa epica deliziosamente fracassona. La sceneggiatura ha una struttura piena di salti temporali che ribaltano e aumentano il fragore delle sue infinite trovate. Tutti i dettagli hanno un meccanismo ad orologeria che punta a stimolare e a compiacere gli spettatori più disposti a essere distratti e stupiti. James Gunn sa scrivere le battute e sa costruire il carisma dei suoi expendables. Il regista trova un personaggio che ha una vita propria come Harley Quinn e le fa fare un ulteriore salto di qualità. Non c’è un corpo a corpo che non abbia saputo coreografare in modo originale. Non c’è una canzone da antologia che non abbia saputo scegliere per accompagnarlo. Non c’è una citazione pop che non abbia saputo infilare in modo pertinente.

 

Titolo originale: The Suicide Squad
Regia: James Gunn
Interpreti: Idris Elba, Margot Robbie, John Cena, Viola Davis, Joel Kinnaman, Daniela Melchior, David Dastmalchian, Michael Rooker, Alice Braga
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 132’
Origine: USA, 2021

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (33 voti)
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