The Terminal List, di David DiGilio (e Antoine Fuqua)

Il punto d’arrivo del cinema (anti)eroico di Fuqua, una serie che sfiora i Paranoia Movies per raccontare la follia dell’eroismo. Non tutto è a fuoco ma ha coraggio. Su Prime Video.

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The Terminal List è l’epilogo perfetto di questa strana, lunghissima fase di mezzo in cui è impegnato il cinema di Antoine Fuqua fin dai tempi del clamoroso Shooter con Mark Whalberg, al cui centro c’è il destino e le mutazioni dell’eroe action anni ’80. Tra momenti di straordinaria resistenza (non solo Attacco al potere – Olympus Has Fallen ma sopratutto la straordinaria dilogia sull’ Equalizer con Denzel Washington) e altri di affascinante crisi (con l’apice, forse, nel remake dello svedese The Guilty, in cui l’immaginario muscolare di Fuqua è ridotto a pura vocalità), il discorso non può che sfociare in un progetto che guarda l’abisso negli occhi. Così Fuqua produce (ma è anche regista del pilot) questa serie tratta dall’omonimo romanzo di Jack Carr, creata da David DiGilio e tuttavia perfettamente inserita tra gli spazi del suo cinema.

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The Terminal List parte quindi come una classica revenge story al cui centro si trova James Reece, Navy Seals che finisce al centro di una cospirazione tra i piani alti di Washington, le industrie militari e farmaceutiche e la sua ultima operazione, che ha portato alla morte il suo intero plotone. Eppure c’è già il primo scartamento. Perché Chris Pratt costruisce il suo protagonista inscrivendone il racconto sul suo corpo di reduce stanco, sui suoi movimenti pesanti, su un’espressività che spazia tra la vacuità ed il guizzare psicotico dello sguardo. Così la narrazione non può che dilatarsi, prendersi il suo tempo per scavare nella tragedia personale del protagonista, perdersi in un’affascinante atmosfera crepuscolare.

Ma è solo l’inizio. A ben guardare, lo spazio narrativo di The Terminal List è in effetti uno spazio laboratoriale in cui si incontrano, certo, tutte le precedenti traiettorie action di Fuqua (con intere sequenze che guardano a Shooter o agli exploit violenti di The Equalizer), ma che soprattutto, con inattesa lucidità, pare incorporare in sé molti di quel cinema che negli anni ha messo tra parentesi i giochi di potere dello scenario bellico e la ridefinizione della figura del soldato. Si parte quindi dall’immaginario del reduce, si arriva a certe propaggini videoludiche (come il Ghost Recon di Ubisoft) ma si attraversano inconsapevolmente anche certi spunti già intercettati da Top Gun: Maverick di Kosinski, come la contrapposizione tra umanità e sua dispersione attraverso la tecnologia.

The Terminal List

 

Manca, forse, a The Terminal List, un approccio in punta di penna, che renda davvero fluido il dialogo tra riferimenti così ricchi e variegati ma è indubbio che, forse, proprio la risolutezza attraverso cui la scrittura prende possesso dei singoli spunti aiuti a movimentare una dimensione narrativa che, pur non tradendo mai il passo compassato, accoglie di continuo idee che ne movimentano la superficie, a volte esorbitando in momenti vertiginosi (come il sesto episodio, di fatto un remake apocrifo di First Blood di Kotcheff).

La serie raggiunge però il suo pieno potenziale quando compie un’improvvisa deviazione, la più coraggiosa e spiazzante, forse, e diventa un convinto paranoia movie che mette in dubbio le motivazioni del protagonista, fa emergere la palese follia che lo domina, quasi rilegge i valori reazionari del Reaganismo come una malattia mentale.

The Terminal List si ferma forse un attimo prima di giocare davvero con certe derive del genere e di confrontarsi, per questo, giocoforza, con i vari Pollack, Lumet, Frankenheimer. Sfiora, piuttosto, quel cinema ma alla fine si assesta su un epilogo felicemente in minore ma comunque inserito in coordinate action abbastanza convenzionali, forse complice una produzione gestita anche dallo stesso Pratt, che non ha voluto spegnere i riflettori su di sé troppo violentemente o, più probabilmente non si è sentito poi così sicuro di compiere un salto così coraggioso.

Alla fine, The Terminal List non mantiene tutto ciò che promette, ma rimane un prodotto con un ottimo senso del racconto, capace di costruire una narrazione stratificata che, malgrado certi passaggi a vuoto racconta le mutazioni di un intero immaginario con una lungimiranza ed uno sguardo autoriale rari per un prodotto pop da piattaforma.

 

Titolo originale: Terminal List

Creata da: David DiGilio
Regia: Antoine Fuqua (Episodio 1) Ellen Kuras (Episodio 2), M.J Basset (Episodio 3), Frederick E.O. Toye (Episodi 4 e 7), Tucker Gates (Episodio 5), Sylvain White (Episodi 6 e 8)
Interpreti: Chris Pratt, Constance Wu, Taylor Kitsch, Riley Keough, Jeanne Tripplehorn
Distrubuzione: Prime Video
Durata: 8 Episodi, 51-65′ minuti a episodio
Origine: USA, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
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