"The time machine" di Simon Wells

Wells poteva ripercorrere il prototipo di George Pal con una manciata di malizia e modernità in più. Tuttavia l’operazione, seppur con tutti i suoi limiti, è andata a buon fine.

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Allo spettatore piace ritrovarsi di fronte a un’immagine conosciuta, traghettare lo sguardo nell’archivio del già visto, già valutato, per poi riformulare nuovamente la sua personale analisi, riconquistarsi le emozioni perdute, reinvestigare la propria capacità di comprensione. Il critico Gianni Canova questa pratica la chiama “auto-remake”. E’ la personale (ri)proiezione di un film atta a consolidare, o perché no, a disgregare la precedente visione “assunta” in circostanze diverse: in un altro spazio, in un altro tempo. Ma se questo esercizio è stimolato dalla voglia di calamitare a sé frammenti di sensazioni erranti nell’universo della memoria visiva, vi è una pratica maggiormente piacevole che trova sfogo nel ritrovarsi di fronte a qualcosa di conosciuto sì, ma posta in maniera differente. “Perché non posso cambiare il passato?”, si chiede Alexander Hartdegen (Guy Pearce) protagonista di “The time machine”. Certo lo scienziato Alexander non potrà farlo, sia il celebre romanzo di Herbert George Wells, sia il film del pronipote dello scrittore, Simon Wells, non sono investiti dalla piacevole sensazione di aggiustare gli accadimenti con la conseguente catarsi dello spettatore, invero soggiacenti nel meccanismo di “Ritorno al futuro” per esempio, ma, sicuramente, il remake è la giusta strada per riformulare il passato anche se, soltanto cinematografico. E’ vero che il regista di “The time machine” poteva, come Zemeckis fa con la storia americana degli anni Cinquanta, ripercorrere il prototipo di George Pal con una manciata di malizia e modernità in più, ma è oltremodo vero che, se le intenzioni erano quelle di traslare in “carneossa” la poetica e le atmosfere espresse nell’animazione (“Fievel conquista il West”, “Balto” e “Il principe d’Egitto”), possiamo affermare tranquillamente che l’operazione, seppur con tutti i suoi limiti, è andata a buon fine. Fantasy per tutte le età ma, come nel film di Pal, la seconda parte è relegata a un futuro apocalittico e violento che, paradossalmente, ha le sembianze geologiche e morfologiche dell’Alba dei Tempi. Un’ellissi narrativa che si chiude dove (forse è meglio dire “quando”) invece si apre “2001: odissea nello spazio”. Fortunatamente, il remake è ancora l’unica macchina del tempo che conosciamo.
Titolo originale: The Time Machine
Regia: Simon Wells
Sceneggiatura: John Logan, David Duncan
Fotografia: Donald McAlpine
Montaggio: Wayne Wahrman
Musica: Klaus Badelt
Scenografia: Victor J. Zolfo
Costumi: Deena Appel, Bob Ringwood
Interpreti: Guy Pearce (Prof. Alexander Hartdegen), Samantha Mumba (Mara), Omero Mumba (Kalen), Jeremy Irons (Uber Morlock), Orlando Jones (Vox, #NY – 114), Mark Addy (David Philby), Phyllida Law (Mrs. Watchit).
Produzione: Walter F. Parkes, David Valdes
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 96'
Origine: Stati Uniti 2002

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