"The Twilight Saga: Eclipse", di David Slade

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Il terzo capitolo della saga, affidato alla regia più materica di David Slade, mette da parte il bagaglio emotivo dei primi due episodi per far posto alla nuova consapevolezza di Bella. Ma l'impronta horror di Slade viene imbrigliata dalla mega produzione e il risultato è un film meno coraggioso dei precedenti, relegato alla rappresentazione di un triangolo amoroso che inizia ad annoiare

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The Twilight Saga: EclipseArchiviata l’avventura nella terra dei letali Volturi, Bella ed Edward hanno fatto ritorno a Forks, dove vivono la loro relazione nel modo più normale possibile, in attesa del diploma, data prescelta per la trasformazione della ragazza in vampiro. Eclipse si pone, all’interno della saga di Twilight, come sintesi degli episodi precedenti e prefigurazione del grandioso epilogo, quel Breaking Dawn diviso in due parti che chiuderà l'adattamento cinematografico della tetralogia di Stephanie Meyer.
In quanto episodio di raccordo, Eclipse segna la fine della turgida esplorazione dei sentimenti adolescenziali, avviata con candore fiabesco dal bel film della Hardwicke e mantenuta, soprattutto nella sequenza della caccia nei boschi sulle note dell’ipnotica Hearing Damage, anche dal Paul Weitz di New Moon.
Nel terzo capitolo, affidato alla regia più materica di un regista già esperto di vampiri per averne offerto una versione prettamente orrorifica nell’indipendente 30 giorni di buio, il fascino della scoperta, l’attrazione per un’alterità che si finisce per sentire incredibilmente vicina e tutto il bagaglio emotivo di sussulti ed emozioni che erano stati il motore delle prime due pellicole, vengono (necessariamente?) meno, per far posto a una nuova consapevolezza, al superamento da parte della giovane protagonista della propria linea d’ombra, che si traduce in un’accettazione, persino dolente e rassegnata a tratti, del proprio destino vampiresco. Messo poi in discussione – profilando in maniera elementare un’opposizione tra destino e libero arbitrio – dall’altra opportunità sentimentale che viene offerta a Bella dall’amico licantropo Jacob, sempre più presente nel triangolo sentimentale, accanto all’esangue (e sempre più apatico) Edward.
È nella descrizione di questo platonico menage à trois, sostanzialmente analogo a quanto già raccontato in New Moon, che il film inizia a girare su stesso, tentando di ovviare alla ripetizione giocando in maniera ironica e autoreferenziale con la propria mitologia letteraria e i riferimenti iconici: dall’inevitabile torso nudo del palestrato licantropo agli scarsi appetiti sessuali del vampiro-gentiluomo Edward.
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Di fronte a una Bella che appare quasi annoiata dai suoi spasimanti, così extra-ordinari eppure così prevedibili, l’atmosfera orrorifica che si voleva evidentemente imprimere al racconto con la regia di Slade viene sacrificata alle triangolazioni da teen-drama anni Ottanta (lei, lui e il migliore amico) e relegata a poche inquadrature, come quelle della Seattle dai mefitici vapori industriali in cui la banda di vampiri neonati si rafforza facendo strage di umani.
L’impressione, inevitabile, è quella di un film paradossalmente meno coraggioso dei precedenti, con una regia imbrigliata, perché troppo outsider per la mega produzione, e a disagio nel raccontare gli aspetti rosa piuttosto che neri delle pagine della Meyer; una regia priva delle virate horror promesse ma anche dell’onirismo new age che pervadeva molte raffinate sequenze visive dei predecessori, e che risente anche della mancanza di una colonna sonora ad effetto.
Eclipse mostra dunque un parziale cedimento nella struttura della saga cinematografica, l’inizio di un pericoloso ripiegamento su di sé, evidente soprattutto nella rappresentazione dell’amore fra Bella, Edward e Jacob. Una salvezza potrebbe essere rappresentata dalle spinte centrifughe che volgono lo sguardo verso i personaggi secondari: i flashback delle trasformazioni di Rosalie (Nikki Reed) e Jasper (Jackson Rathbone), nei loro eccessi – la ragazza come sincrasi tra la Sposa in nero truffautiana e la più teatrale Black Mamba di Tarantino – sono una boccata d’aria fresca dopo un’ora di asfittico triangolo. Del resto, come rivela finalmente Bella al suo vampiro, lei – al pari degli spettatori – non cerca la trasformazione solo per stargli accanto. È il suo mondo ad affascinarla. E forse sarebbe ora che anche la produzione si sforzasse di approfondire le potenzialità della dimensione corale, guardando al di là del volto miliardario di Edward-Pattinson.
 
 
Regia: David Slade
Interpreti: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Bryce Dallas Howard, Dakota Fanning
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 121’
Origine: Usa 2010
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    Un commento

    • Mi trovo in assoluto disaccordo con l'articolo, ho trovato Eclipse molto più realistico di New Moon e decisamente più conforme al libro.<br />Mi ha soddisfatta particolarmente la regia di Slade, che ha dato al film maggior tono e serietà ed è stato capace di farmi rivivere alcune delle emozioni che ho provato leggendo il libro.<br />