The Visit, di Michael Madsen II

Un documentario su un potenziale incontro con una civiltà aliena in cui il regista plasma la materia cinematografica in una forma astratta e indaga gli orizzonti virtuali dell’uomo

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Se una delle caratteristiche del documentario è offrire testimonianze o punti di vista su fatti accaduti, The Visit di Michael Madsen (da non confondere con l’attore tarantiniano) scardina il dato oggettivo per entrare nel territorio minato del possibile. L’intento è dichiarato espressamente all’inizio del film con una didascalia che sottolinea che si tratta di una simulazione: esperti e scienziati accettano di partecipare a una discussione su un potenziale incontro con una civiltà aliena. Partendo dal presupposto – anche qui congetturato – che non sia mai avvenuto un contatto con una vita intelligente proveniente dallo spazio, il regista danese e gli intervistati (ingegneri spaziali, astrofisici, autorità politiche e militari) si rivolgono direttamente a un’entità ignota sollevando curiosità semplici e dirette: si interrogano su quali potrebbero essere i motivi di una sua visita, le procedure di sicurezza da adottare e soprattutto come reagirebbero le persone.

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La scelta di affrontare questioni generali con un linguaggio elementare sposta il raggio d’attenzione da un approccio prettamente scientifico a uno più filosofico, che però inciampa in speculazioni sommarie, affascinanti solo per la loro natura intrinseca, come la finitezza dell’individuo rispetto all’universo, la paura per l’inatteso e lo sconosciuto fino all’immancabile domanda esistenziale – siamo esseri biologici o creature dotate di sentimenti ed esperienza?

Madsen cerca di sostanziare questo percorso a-cognitivo attraverso un’estetica cerebrale che proietta le sensazioni in uno spazio indefinito, giocando con immagini al ralenti che emergono dal buio e con rappresentazioni che trascendono la realtà (l’astronauta che esplora la navicella spaziale). Rispetto al suo precedente documentario, Into Eternity, in cui mette in guardia un ipotetico noi del futuro su una problematica concreta e attuale – la costruzione del deposito di scorie nucleari a Onkalo, Finlandia – qui Madsen sembra volutamente non tener conto di presunti episodi del terzo tipo (si accenna solo alla sonda Voyager lanciata nel 1977) preferendo plasmare la materia cinematografica in una forma astratta e indagare gli orizzonti virtuali dell’uomo. Pur mantenendo un tono iperbolico e a tratti ironico, si spinge insomma oltre, forse troppo, in una twilight zone priva di coordinate che intrappola sé stesso e lo spettatore in un flusso di assoluta inconsistenza.


Titolo originale: Id.

Regia: Michael Madsen
Distribuzione: I Wonder Pictures
Origine: Finlandia, Danimarca, Austria, Norvegia, Irlanda, 2015
Durata: 83’

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