The Wind Blows the Border, di Laura Faerman e Marina Weis

Un documentario che porta alla luce la tragica situazione della minoranza Guarani-Kaiowa al confine tra il Paraguay e il Brasile. In anteprima al Rome Independent Film Festival 2022

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La documentarista Laura Faerman dirige con l’attrice e direttrice della fotografia Marina Weis The Wind Blows the Border, un docufilm che fa emergere la difficile condizione delle minoranze etniche al confine tra il Brasile e il Paraguay, empatizzando con la popolazione Guarani-Kaiowa che combatte ogni giorno contro il rischio di espropriazione delle proprie terre originarie da parte del governo brasiliano di Bolsonaro a favore dei grandi proprietari terrieri.

Il documentario, selezionato alla ventunesima edizione del Rome Independent Film Festival, coadiuva le interviste d’inchiesta verso attivisti ed esponenti politici che si occupano delle rivendicazioni della minoranza, e l’osservazione quotidiana della routine di quest’ultimi tra riti magici e il banale procacciarsi del cibo. In particolare la regia ha come punto focale una donna dalle origini indigene che, mediando con l’amministrazione brasiliana reazionaria, rappresenta le istanze di una popolazione che rischia di trasformarsi in nomade. Si tratta di una vera e propria dichiarazione di guerra da parte del governo che prende esplicitamente le parti dei proprietari terrieri a discapito delle rivendicazioni opposte, dunque la rappresentazione autentica della lotta di classe.

Ma l’aspetto più interessante del film si declina nel momento in cui affronta la dimensione privata e intima dei Guarani-Kaiowa. Le loro paure e diffidenze rispetto al governo Bolsonaro, la loro cultura millenaria figlia di tempi del tutto opposti rispetto alla frenesia delle grandi città brasiliane. Spicca, a proposito, una sequenza in cui essi manifestano accanto agli edifici governativi di Brasilia, città capitale del Brasile.

The Wind Blows the Border risulta maggiormente attraente quando penetra nel mondo della minoranza sotto attacco, mostrando un mondo alieno alla civiltà che non capisce le loro esigenze, mentre rischia di sfociare in forme di ripetitività durante i momenti di intervista più schematici e didascalici.

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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