The Woman in the Yard, di Jaume Collet-Serra
Dall’altro lato del massimalismo di Black Adam c’è questo horror da camera quasi carpenteriano, radicato nel passato ma attualissimo, che riscopre l’umano prima del personaggio e prima di ogni divismo

The Woman in the Yard sembra uno strano progetto di reazione al massimalismo di Black Adam e (forse soprattutto) all’ingombrante star power di The Rock. Jaume Collet-Serra si è forse sentito circondato da troppo rumore di fondo, ha bisogno di silenzio, ha riscoperto la necessità di una misura, anche se lui, specialista da anni in action ai limiti del bessoniano, sembra l’ultima persona ad averne davvero bisogno. E invece pare volersi davvero spogliare, almeno momentaneamente, spogliarsi di un passato recente che non sente appartenergli, ne prende le distanze, lo tratta come una reliquia. Forse non a caso in The Woman in the Yard sopravvive solo una delle poche intuizioni davvero felici di Black Adam: la colonizzazione, l’invasione territoriale da parte di forze esterne.
Stavolta, però, lo spazio minacciato è quello più intimo di una fattoria in ristrutturazione nella sonnolenta prateria americana. Ramona e David hanno sognato a lungo di rimodernare la struttura ma i lavori sono stati bruscamente interrotti dalla morte di lui, avvenuta a causa di un grave incidente stradale che ha coinvolto anche la donna. Distrutta dal lutto, con i risparmi che diminuiscono giorno dopo giorno ed i bisogni dei due figli a cui provvedere, Ramona cerca di essere forte ma lentamente rischia di cedere alla depressione. Un giorno, tuttavia, una misteriosa donna velata arriverà alla porta della fattoria decisa ad entrare. La donna farà di tutto per difendere casa sua, anche se ciò vorrà dire affrontare i suoi demoni più profondi.
Collet-Serra torna dunque ad un cinema al grado zero, quello delle premesse che possono essere facilmente riassunte in una manciata di righe, quello sinceramente cinefilo, che in questo caso pare voler cercare una sua lettura del classico western d’assedio carpenteriano, un cinema, forse soprattutto, caratterizzato da un certo gusto per l’artigianato, per la costruzione vecchio stampo dell’azione e della tensione, tutta delegata al montaggio, alla lenta attesa dell’exploit.
E quando esplode lo fa quasi perché costretto. Piazza una bella sequenza quasi alla fine, nella soffita buia, ma evidentemente i passaggi maggiormente action del film gli stanno stretti, come se faticasse a inserire dinamiche da blockbuster puro in questo horror volutamente da camera, che pare voler procedere in direzione contraria rispetto ad ogni buon senso, anche a costo di schiantarsi, come tradiscono forse anche certi suoi elementi narrativi (a partire da questa entità che trae potere dalla luce del sole più che dal buio).
The Woman in the Yard non è un film a suo modo semplice, a tal punto ostinato nell’essere antimoderno forse da risultare, per alcuni, discutibile. Eppure, a cercar bene, il lavoro di Collet-Serra non potrebbe essere così tanto “nel tempo”, concentrato com’è a raccontare i fantasmi della depressione ma anche a ragionare su certi angoli più oscuri del presente, sugli sbagli dei genitori, sulla crisi della piccola borghesia, sulle paranoie che infestano l’inconscio delle famiglie (come l’ultimo Final Destination).
Ma forse il lavoro migliore il film lo fa sulla Ramona di Danielle Deadwyler, una vita nelle seconde linee del cinema e della televisione che qui riceve da Collet-Serra il controllo pressoché totale sul film. Non la molla mai, la segue costantemente, la rende vettore di tutte le linee del racconto. Manca probabilmente all’attrice un po’ di sano lavoro di fino, probabilmente alla lunga la radicalità della formula tende a stancarla ma è indubbio che costruisca il personaggio su di lei senza mai guardarsi indietro e per farlo scelga strade non facili, quelle legate ai silenzi, agli scavi interiori, ai primi piani. E magari, alla fine ha davvero ragione Callet-Serra: la sua protagonista emerge in un grande finale in cui anche lei sembra spogliarsi di tutto, far esplodere sulla scena la persona, l’umano, prima del personaggio, prima di ogni divismo.
Titolo originale: id.
Regia: Jaume Collet-Serra
Interpreti: Danielle Deadwyler, Russell Hornsby, Okwui Okpokwasili, Peyton Jackson, Estella Kahiha
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 88′
Origine: USA, 2025