"Ti spiace se bacio mamma?", di Alessandro Benvenuti
Mai forse come stavolta si ha l'impressione che i corpi descritti godano di una libertà notevole, anche perché il cinema del regista toscano pare in certi momenti quasi incline all'improvvisazione, in un'atmosfera generale in cui si gioca con gli equivoci del caso
Nell'ultimo cinema di Benvenuti, specialmente quello chiuso de I miei più cari amici, si respirava un progetto forse sin troppo ambizioso di costruire un cinema basato su una scrittura ferrea, precisa, capace di racchiudere lo spirito della messinscena all'interno di un percorso programmatico e per certi versi artefatto. In Ti spiace se bacio mamma? invece lo sguardo pare più libero, meno controllato, in grado di muoversi tra una scrittura comunque forte (quella di Ugo Chiti) e una visione concentrata di un interno popolato come al solito da una galleria notevole di corpi. Quello del protagonista Sandro innanzitutto (lo stesso Benvenuti) che nella sua iniziale compostezza rimanda chiaramente a quello che campeggiava in Belle al bar, ma anche quello del padre (un grande Arnoldo Foà) e quello delle tre sorelle che non vedono di buon occhio la presenza di una colf straniera (Natasha Stefanenko) che non manca di far innamorare di sè il protagonista. Racchiudendo la scena in un interno (altro segno di vicinanza con il passato e in special modo con Benvenuti a casa Gori), Benvenuti rinuncia alla commedia di costume e si concentra essenzialmente su una comicità meno ricercata del solito, inserendola all'interno del rapporto familiare (i suoi duetto col padre Foà, ma anche gli incontri/scontri con le sorelle) con un occhio lontano da ogni tipo di malizia e di provocazione (simile da questo punto di vista allora alla remissiva onestà dell'ultimo Verdone), ma appunto in grado di raccontare un interno minato dall'irruzione di un elemento esterno che destabilizza. In questo frangente dunque la scrittura regge pure, ma mai forse come stavolta si ha l'impressione che i corpi descritti godano di una libertà notevole, anche perché il cinema del regista toscano pare in certi momenti quasi incline all'improvvisazione (in special modo nei duetti tra il protagonista e Marina Massironi, altra presenza, accanto a quella della Stefanenko, proveniente dalla televisione), in un'atmosfera generale in cui si gioca con gli equivoci del caso, imprimendo alle situazioni e ai diversi quadri descrittivi che si succedono un tono aperto, trasparente, in cui esce fuori una volta di più l'innegabile talento di Benvenuti nel far muovere i suoi attori fuori e dentro il testo, ma stavolta con qualche incertezza in più, segno di una spontaneità fresca e convincente.
Regia: Alessandro Benvenuti
Sceneggiatura: Ugo Chiti
Fotografia: Alessio Gelsini Torresi
Montaggio: Carla Simoncelli
Musiche: Patrizio Fariselli
Scenografia: Eugenio Liverani
Costumi: Eugenio Liverani
Interpreti: Alessandro Benvenuti (Sandro), Natasha Stefanenko (Lena, la colf), Arnoldo Foà (Renato), Marina Massironi (Lorenza), Stefania Barca (Loretta), Annalisa Favetti (Loriana), Massimo Corvo (Rodolfo), Prospero Richelmy (Alberto), Zoe Incrocci (Bettina, l'ammalata)
Produzione: Blu Cinematografica/Rai Cinema
Distribuzione: 01 DIistribuzione
Durata: 120'
Origine: Italia, 2003