“Ti stimo fratello”, di Paolo Uzzi e Giovanni Vernia


Il personaggio di Jonny Groove non è abbastanza forte da sostenere un’ora e mezzo di film. Per il resto, Ti stimo fratello si basa su una comicità slapstick e fatta di inseguimenti da cartone animato: un umorismo mai volgare ma alquanto vetusto, che incoraggia una recitazione troppo teatrale e macchiettistica. I gemelli che generano equivoci, da Plauto in poi, hanno trovato un terreno così fertile che attualmente, se non lo si concima con altro, rischia la più desolante aridità

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Jonny e Giovanni: gemelli dal carattere opposto. Pacato, sempre in giacca e cravatta, dopo aver preso una laurea in Ingegneria elettronica Giovanni trova per caso lavoro come creativo in un’agenzia pubblicitaria a Milano e si fidanza con Federica, la dispotica figlia del capo. Jonny è un eccentrico animale da discoteca, stupido ma simpatico. Grazie a una raccomandazione del padre, maresciallo della Guardia di Finanza, deve sostenere a Milano l’esame orale per entrare nel Corpo. Così arriva a sorpresa a casa del fratello e gli scombussola la vita. In peggio? L’elemento interessante del film è quello autobiografico, nota sfiziosa che rientra nella mera aneddotica: i due gemelli sono ispirati alla vita di Giovanni Vernia, che nel 1999 si è laureato in Ingegneria elettronica e, dopo aver lavorato per diverse compagnie internazionali, ha deciso di diventare un comico. Le attrattive di Ti stimo fratello finiscono qui.

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Il palco di Zelig aveva già sfornato un personaggio, quello di Checco Zalone, che ha poi avuto molta fortuna ispirando due film campioni di incassi. Questo perché il personaggio di Checco è a tutto tondo: geniale nella sua ignoranza, riesce sempre a farla franca con il suo ottimismo e la sua genuinità. Il personaggio di Jonny Groove invece, come insegna Robert Downey Jr. in uno spassosissimo dialogo di Tropic Thunder, funziona poco perché gioca soltanto la carta della stupidità: alquanto misera per sostenere dieci minuti di cabaret, del tutto inconsistente per un’ora e mezzo di film. Soprattutto se si considera che gli spunti di Ti stimo fratello sono stati presi da altre centinaia di prodotti simili e travasati senza varianti. La matrice è illustre, ma talmente sfruttata da risultare completamente esautorata della sua forza: i gemelli che generano equivoci, da Plauto in poi, hanno trovato un terreno così fertile che attualmente, se non lo si concima con altro, rischia la più desolante aridità. Come tutto il resto. Il personaggio della fidanzata isterica e autoritaria: una Susy Laude decisamente troppo sopra le righe. L’inserto sulle drag queen: buonista, mal recitato, vorrebbe aggiungere una nota politically correct ma, in un prodotto di tal fatta, sembra giustapposto e stride con gli altri elementi. Per il resto, il film si basa su una comicità slapstick e fatta di inseguimenti da cartone animato. Un umorismo mai volgare ma alquanto vetusto, che incoraggia una recitazione troppo teatrale e macchiettistica.

A elevare un po’ Ti stimo fratello ci pensano Maurizio Micheli e Carmela Vincenti, e a loro sono affidate le idee migliori del film. Il primo interpreta il padre dei gemelli: verace maresciallo della Guardia di Finanza, corrompe tutti con degli orologi taroccati fatti in serie, che Giovanni scopre a malincuore sui polsi di persone che vorrebbe impressionare per i suoi meriti. La seconda, ispirata alla vera zia del comico, a un certo punto si lancia in un dialetto pugliese talmente stretto da sembrare grammelot, davanti alle facce attonite di invitati vestiti a festa. Purtroppo, però, i due bravi attori non controbilanciano la banalità di Ti stimo fratello, che non strappa abbastanza sorrisi per risultare un film godibile anche se di poche pretese.

 

 

Regia: Paolo Uzzi e Giovanni Vernia
Interpreti: Giovanni Vernia, Diego Abatantuono, Maurizio Micheli, Susy Laudie, Stella Egitto, Camilla Vincenti, Massimo Olcese, Paolo Sassanelli, Bebo Storti, Albertino
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Warner
Durata: 93'

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