"Tiffany e i tre briganti", di Hayo Freitag

tiffany e i tre brigantiQuello del film di Freitag è un disegno semplice e funzionale, pura trascrizione animata dell’albo illustrato per bambini “I tre briganti” dell’alsaziano Tomi Ungerer da cui il film è tratto. Il destinatario appare un pubblico infantile di altri tempi e forse il suo fascino risiede proprio nella sua inattualità, come se si trattasse di una vecchia fiaba raccontata che prende poi gradualmente forma visiva.

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tiffany e i tre briganti
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Forse la grafica di un film come Tiffany e i tre briganti può disorientare. Quello del film di Freitag è un disegno semplice e funzionale, pura trascrizione animata dell’albo illustrato per bambini “I tre briganti” dell’alsaziano Tomi Ungerer da cui il film è tratto. Il destinatario appare un pubblico infantile di altri tempi e forse il suo fascino risiede proprio nella sua inattualità, come se si trattasse di una vecchia fiaba raccontata che prende poi gradualmente forma visiva.

Presentato alla 2° edizione della Festa di Roma fuori concorso nella sezione “Alice nella città”, questo cartoon tedesco vede protagonisti tre briganti (Potente, Volente e Nolente) che seminano il panico nella foresta. Tutti hanno paura di loro tranne Tiffany, una bambina rimasta orfana che sta per essere rinchiusa in un orfanotrofio. Grazie ad una serie di stratagemmi e bugie, Tiffany riesce a farsi ospitare nel loro rifugio. Col tempo i tre si affezionano a lei. Tiffany li aspetta dopo le loro scorribande e gli insegna anche a leggere e scrivere. Nel frattempo però, la perfida direttrice dell’orfanotrofio cerca di mettersi insistentemente sulle sue tracce.

Sembra che per la lavorazione del film il regista abbia lavorato in tandem con l’illustratore Ungerer (la voce narrante dell’edizione originale è la sua). E si vede. Tiffany e i tre briganti è un film che cresce man mano che si va avanti nella storia e alla fine ci si affeziona spontaneamente ai personaggi. Il film riesce a spostarsi con disinvoltura anche verso i territori della favola nera evidente nell’immagine dei bambini dell’orfanotrofio trattati come schiavi come se fossero usciti da un romanzo di Dickens. “Niente barbabietole, niente amore” è la frase che è solita ripetere la direttrice ai ragazzini ponendoli in una condizione di schiavitù. Al di là della semplicità grafica, colpiscono comunque l’immagine da lontano dell’orfanotrofio visto attraverso gli occhi di Tiffany e gli assalti dei briganti con la ruota della diligenza che si spezza. Ed anche la musica contribuisce ad alimentare questo universo sospeso tra il fantastico e l’onirico che alla fine riesce ad abbagliare e a trascinare dentro.

 

Titolo originale: Die drei Räuber

Regia: Hayo Freitag

Distribuzione: Bim

Durata: 75’

Origine: Germania, 2007

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