"Time of darkness", di Grzegorz Kuczeriszka

time of darkness
In gioco d’accumulo fine a se stesso, complice anche uno script la cui ambiziosa riflessione metafisica è un tanto altisonante quanto inesplorato e vuoto pretesto, Time of darkness si accontenta dell’immediatezza dell’effetto, tentando di sfruttare una non troppo convinta vocazione gore, senza riuscire mai a scendere in profondità, sotto la superficie, e a confrontarsi con la paura e con l’orrore
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time of darknessTentare di comprendere le logiche distributive che si nascondono dietro l’uscita in sala di questo horror polacco, che giunge in Italia con due anni di ritardo, è un’impresa a dir poco ardua. Ma forse ancor più oscure rimangono le vere intenzioni del regista, Grzegorz Kuczeriszka, che proprio non riesce a trovare il bandolo della matassa e si perde in un pasticcio senza capo né coda, dove il male dovrebbe prima scaturire dall’incapacità dell’essere umano di misurarsi con la sua finitezza, per diventare infine, in una rocambolesca inversione di rotta, lo spettro della follia nazista ancora dolorosamente vivo nella memoria del popolo polacco. Senza contare poi i due colpi di scena finali, con tanto di raffazzonata teorizzazione sulla contagiosità del male. Dopo un incipit ancora una volta debitore, in un citazionismo senza ispirazione, del genio di Tob Hooper e del suo impagabile Non aprite quella porta (anche se in Time of darkness non è solo una famiglia, ma un’intera comunità a farsi tempio dell’orrore, e anche se l’orizzontalità delle distese texane cede il passo alla verticalità gotica e labirintica della fabbrica dismessa dove si svolge il film), il gioco di rimandi tra la comitiva di quattro ragazzi alla ricerca del fratello scomparso di Joanna e la verità che viene lentamente a galla tra le mura dell’istituto psichiatrico dove la bella ed energica Karolina lavora per scontare il suo ultimo anno di riformatorio, inizia a far acqua da tutte le parti. Tra il sangue versato, per la verità non molto, e le torture che si consumano in un sinistro dedalo di cunicoli sotterranei, tra l’altro pessimamente sfruttato, prende forma il disegno di una setta segreta di nazisti che, dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, fa esperimenti su giovani cavie, nel tentativo di salvare l’anima dalla mortalità del corpo e di trasferire la conoscenza da una carne ormai prossima alla fine ad un organismo ancora non scalfito dal tempo. Se Time of darkness prende spunto dal conflitto che oppone anziani e giovani, come viene mostrato anche nella sequenza iniziale del film, Grzegorz Kuczeriszka non sembra particolarmente interessato a quella che sarebbe potuta diventare una riflessione sulla perversione di una società dove lo scontro generazionale genera orrore e sopraffazione – in Time of darkness gli anziani straziano e fagocitano i giovani trasformandoli in un esercito di freak senza più consapevolezza e al servizio del male. In gioco d’accumulo fine a se stesso, complice anche uno script la cui ambiziosa riflessione metafisica è un tanto altisonante quanto inesplorato e vuoto pretesto, Time of darkness si accontenta dell’immediatezza dell’effetto, tentando di sfruttare una non troppo convinta vocazione gore, senza riuscire mai a scendere in profondità, sotto la superficie, e a confrontarsi con la paura e con l’orrore.
 
Titolo originale: Pora Mroku
Regia: Grzegorz Kuczeriszka
Interpreti: Natalia Rybicka, Karolina Gorczyca, Jakub Wesolowski, Jan Wieczorkowski, Pawel Tomaszewski, Jakub Strzelecki, Katarzyna Maciag
Distribuzione: Ranieri Made
Durata: 95’
Origine: Polonia, 2008
 
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