#TOHorrorFF19 – Tous les dieux du ciel e The Odd Family

I film di Quarxx e di Lee Min-jae sono due esempi di horror grottesco e sopra le righe all’interno del concorso del TOHorror 2019

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Proseguendo nell’esplorazione del concorso ufficiale del 19° TOHorror Film Fest, ci siamo imbattuti in due pellicole che in modo diverso affermano l’impulso pressoché universale dei gruppi famigliari di cercare di mettere più distanza possibile fra il mondo e loro stessi.

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Il regista francese che firma con lo pseudonimo Quarxx era già stato al festival nel 2017 col cortometraggio Un ciel bleu presque parfait, il quale raccontava la storia dell’operaio Simon che mentre si prende cura della sorella paralitica Estelle sviluppa un disturbo paranoico dovuto probabilmente al senso di colpa per quanto accaduto a lei, quando erano bambini, a causa di un incidente con una pistola. Il lungometraggio Tous les dieux du ciel è in pratica la versione estesa non solo di quel soggetto ma proprio di quel corto, in quanto nel secondo film si ritrovano intere scene prese pari pari dal lavoro precedente, montate poi con immagini realizzate successivamente. Un’operazione curiosa, non frequente, che tuttavia riesce a ottenere una certa compattezza estetica e perciò non pesa particolamente sulla visione. Il risultato è un dramma grottesco con venature sovrannaturali legate alle condizioni psichiche del protagonista, al cui punto di vista siamo agganciati fin dalla primissima sequenza. Simon è pazzo ma è anche solo, abbandonato a se stesso e incompreso da medici e servizi sociali, da chiunque dovrebbe aiutarlo a rendere la propria esistenza e quella della sorella più soddisfacente. Ma non è la satira sociale ciò che interessa l’autore, quanto semmai la constatazione di un isolamento in parte volontario da parte di un nucleo famigliare anomalo eppure del tutto plausibile. Forse c’è un po’ troppa carne al fuoco, però bisogna ammettere che trattare un materiale così spinoso come quello della malattia (fisica o mentale) è assai rischioso, e Quarxx sembra sempre avere le idee chiare su ciò che ha intenzione di rappresentare.

Invece, The Odd Family di Lee Min-jae ci catapulta in Corea del Sud memori del fatto che l’anno scorso il primo premio del TOHorror fu vinto da One Cut of the Dead del giapponese Shin’ichirō Ueda. Anche questa volta una commedia demenziale sui morti viventi, pur tuttavia con sostanziali differenze di registro e struttura. Infatti, se quello puntava sull’effetto metacinematografico di una troupe alle prese con mille peripezie, qui al centro dell’obiettivo c’è una famiglia come se ne possono trovare molte in provincia, divisa da faide e tensioni comuni ai diversi angoli del mondo e individuabile nel contesto orientale solo per alcune peculiarità tonali che sono tipiche di quei Paesi. La scrittura tradizionale dello zombie-movie viene qui scardinata dall’interno e intrecciata ai meccanismi della comicità demenziale sulla scia di cult del filone come L’alba dei morti dementi (2004) di Edgar Wright. Ampio spazio alle pause, ai ralenti, alle improvvise esplosioni di violenza subito giustapposte a reazioni di stampo ridicolo da parte dei personaggi. A ciò si aggiunge anche una nota di detection, ovvero di investigazione da parte di un poliziotto nei confronti della famiglia protagonista, in relazione ad alcuni eventi insoliti, che però non ha fatto i conti con gli zombie. Insomma, un corollario di trovate registiche valide ma a volte un po’ di maniera, salvate spesso da una scelta pressoché perfetta degli attori e dalla innegabile riuscita della linea sentimentale della trama. Ciò che risulta efficace nel film, invece, è il passaggio da una condizione di famelica (perché amorale e meccanica) ricerca di ricchezza ad un più empatico e maturo sviluppo dell’umanità.

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