TORINO 21 – "La fin du règne animal"(Concorso)

Il minuscolo di una coccinella che cammina su un bastoncino e l'immenso della terra occupano lo stesso spazio nell'immagine in un film sulla poesia naturale del mondo, esordio alla regia del francese Joël Brisse

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Noël è un uomo semplice che cerca la verità nella natura. Vive di intuizioni ed emozioni rifiutando di modellare i suoi pensieri sui dogmi del raziocino. Tutto ciò lo rende un diverso, un pericolo per la stabilità di un piccolo villaggio nella campagna francese. Le uniche persone da cui riesce a farsi capire sono una bambina e una vecchia morente ma anche i suoi metodi di comunicazione seguono codici insoliti. Si confessa con la bambina urlando da una altura all'altra e dialoga con la vecchia attraverso il tocco delle mani. Una terza donna entra nella sua vita, la maestra elementare, ambasciatrice del mondo a lui ostile che si incammina in un accidentato percorso di conoscenza graduale.
Esordio alla regia del francese Joël Brisse, La fin du règne animal, si mette tutto dalla parte di Noël ergendolo a portatore di uno sguardo puro sulla realtà, in grado di dialogare con ogni elemento del creato. La natura, infatti, è il suo regno dove tutto è emozione e dove qualunque componente è necessaria. Il minuscolo di una coccinella che cammina su un bastoncino e l'immenso della terra occupano lo stesso spazio nell'immagine. Sulla natura si posa così un occhio pieno di rispetto e armonia che ristabilisce le priorità dell'uomo e valorizza la semplicità dei sentimenti. L'intento di scardinare la convinzione del villaggio di doversi difendere dalla natura viene allora capovolta nel gesto estremo di difendere la natura dalla civiltà tanto da sottrarla ad essa. La fine del regno animale, appunto.
Un film dai sentimenti ecologisti che rischia a tratti la generalizzazione nell'esaltare la figura del buon selvaggio osannando la sincerità della sua innocenza rigidamente opposta alla cecità ipocrita di tutti gli altri. Ma anche un film sulla poesia naturale del mondo che richiama, aiutato dall'ambientazione, la commovente purezza di Essere e avere di Nicolas Philibert pur non ereditandone l'immediatezza del coinvolgimento.  

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