TORINO 23 – "My Dad is 100 Years Old", di Guy Madden (Detours)

Nella sezione più giovane del Festival di Torino, le strade del cinema s'incrociano e si perdono in un frastuono di sperimentalismi e di sguardi estremi, tra mitiche favole postmoderne. È proprio in queste favole che vive e vegeta il cinema di Guy Maddin, regista canadese, collezionista dello strambo, dell'eccentrico, dell'improbabile.

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Nella sezione più giovane del Festival di Torino (è nata tre anni fa), le strade del cinema s'incrociano e si perdono in un frastuono di sperimentalismi e di sguardi estremi, tra mitiche favole postmoderne. È proprio in queste favole che vive e vegeta il cinema di Guy Maddin, regista canadese al quale il Bergamo Film Meeting ha dedicato una personale nel 2003. Presente con un cortometraggio di sedici minuti, questa è davvero un'occasione speciale. L'anno prossimo Roberto Rossellini "compie" 100 anni e la figlia Isabella (presente in questi giorni a Torino) ha scritto la sua lettera d'amore, la sua sceneggiatura per l'uomo che ha sempre amato. Ha scritto la sua sceneggiatura illustrando alcune sue fantasie, abbracciata al pancione del "genio" come un maialino fa con la scrofa. Tutti i personaggi che hanno orbitato intorno a Rossellini (da Fellini a Chaplin, dalla Bergman alla Magnani, da Hitchcock a Selznick) sono interpretati dalla figlia in susseguirsi di trame strampalate, di miniature del cinema. Schizzi veloci e amatoriali, mondi favolistico e fantastico, romantico e disilluso, pazzo e sgangherato, attraente e infinito, gotico e romantico. Le sue creazioni passano dal gelo canadese a quello russo: artista di "pastiche", collezionista dello strambo, dell'eccentrico, dell'improbabile. Nel "pastiche" tutto può essere accostato a tutto e quanto più una cosa è eccentrica tanto meglio serve allo scopo di essere affiancata a un'altra eccentricità (essere distante da un centro). Tra le costanti del suo cinema visionario, i continui ed evidenti richiami alle convenzioni del cinema muto e alle più sottolineate variazioni ed efflorescenze del cinema di montaggio così diffuso e amato negli venti: c'è l'uso della fotografia fuori fuoco, nebbiosa, sovraesposta e sottoesposta, c'è una totale e sfrenata passione, che deborda da ogni fotogramma, per la deformazione di ambienti, stanze, interni ed esterni. Il gusto per l'antico è talmente esagerato da sembrare troppo moderno e attuale, postmoderno: troppo enfaticamente calcato per essere preso sul serio e troppo chiaramente messo in gioco per essere creduto. Proprio come il più grande tra i grandi: Roberto Rossellini…  

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