TORINO 24 – "Ho sempre cercato di unire gli strumenti forniti dalla letteratura con quelli del cinema": Incontro con Mick Garris (seconda parte)

Oltre a spiegare le motivazioni alla base del progetto "Masters of Horror", il regista americano ha analizzato la propria produzione e la sua idea di genere: prosegue il resoconto dell'incontro moderato da Giulia D'Agnolo Vallan, con la partecipazione di Manlio Gomarasca di Nocturno

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GIULIA D'AGNOLO VALLAN: Mick ha anche una carriera parallela da scrittore e nei suoi film c'è sempre questa fascinazione per lo scrivere: puoi parlarci di questo aspetto?

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MICK GARRIS: La parola scritta ha sempre esercitato grande fascino in me, scrivo da quando avevo 12 anni, amo farlo e unire gli strumenti offerti dalla letteratura con quelli del cinema. Quando scrivi non devi avere a che fare con budget, tempi, ego degli attori, l'unico limite è l'editore. Preferisco nettamente un film girato con pochi mezzi ma con una bella storia, a uno in puro MTV-style ma vuoto, come i film di Michael Bay. Ovviamente non voglio dire che Masters of Horror sia stato l'evento letterario dell'anno, ma abbiamo episodi tratti da storie di Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e da molti grandi autori letterari. Un mese fa è uscito il mio primo romanzo e ora sto tentando di trarne un film.


 


MANLIO GOMARASCA: Mick Garris è noto per le sue trasposizioni dai lavori di King, ma ha lavorato anche con Clive Barker, vorrei che ci dicesse le differenze che ha trovato nei due scrittori.


 

MiGa: Con Stephen King ci siamo conosciuti ai tempi della lavorazione de I sonnambuli: durante la pre-produzione, poiché lui aveva scritto la sceneggiatura, ci eravamo sentiti per telefono, poi è venuto sul set per girare un cameo con Clive Barker e Tobe Hooper, una cosa breve, di circa 4 ore, ma è stato lì che ci siamo conosciuti personalmente. Poi ci siamo risentiti durante la post-produzione. Lui ha amato molto il film, la versione che voi non avete visto perché era prima che la MPAA lo massacrasse. Comunque poi mi ha proposto di fare L'ombra dello Scorpione e lì abbiamo lavorato a stretto contatto per mesi  radicando la nostra amicizia. Ci lega un grande rispetto reciproco e gusti molto simili, una uguale tendenza alla solitudine e alle spalle una famiglia separata. Clive Barker, all'opposto, viene da una famiglia felice, ma ha una grandissima immaginazione: King rende l'irreale reale e vicino a te, Clive invece ti porta in mondi fantastici. Sono fortunato a poter godere della loro amicizia.


 


MaGo: Non ha sentito una grande responsabilità nel realizzare Shining avendo alle spalle la versione di Kubrick? E inoltre quando c'è di Garris negli altri lavori tratti da King come Riding the Bullet e Desperation?


 


MiGa: L'Ombra dello Scorpione è stata la miniserie di maggior successo della storia della tv e King ha avuto subito carta bianca dalla ABC per un altro progetto. Ha scelto Shining perché aveva detestato il film di Kubrick. Che è un gran film, ma una pessima trasposizione kinghiana. Stephen King aveva scritto il romanzo quando era alcolizzato, affrontando il problema e i sensi di colpa collegati al non poter crescere i figli, al timore di diventare violento con loro, come una pentola a pressione che sta per esplodere, quindi è un'opera che sentiva in modo molto personale. Ha scritto la sceneggiatura del nuovo film, mi ha chiesto di dirigerlo e io ne sono stato lieto. King peraltro non mi ha mai dato ordini su come dirigerlo, diversamente da come qualcuno pensa io non sono il suo burattino, sono un suo fan, ma sono responsabile del mio lavoro e agisco in autonomia. Peraltro è stata l'unica volta in cui ho lavorato con un budget che consideravo adeguato al risultato.


 

Riding the Bullet invece non nasce dal volere di King, sono stato io a scrivere la sceneggiatura e poi a chiedergli se lui era d'accordo che diventasse un film. E' un racconto di trenta pagine che King ha scritto dopo l'incidente, una storia di fantasmi abbastanza tradizionale, ma anch'io avevo alle spalle la perdita di mio fratello e di mio padre, e il tema era che se riesci a tener stretto qualcosa a cui tieni particolarmente, quella non ti abbandonerà mai. Quindi l'ho resa personale ambientandola alla fine degli anni sessanta, durante la mia infanzia, la musica dei Beatles ha un ruolo molto forte, è un progetto che non è stato compreso. King comunque mi ha venduto i diritti per un dollaro, anche se poi ha ricevuto il compenso di un milione. Desperation, infine, doveva uscire nel 1999 in sala per la New Line, ma il successo di Scream con la sua formula ammiccante e giovanile lo rese di colpo poco commerciale. Così decidemmo di realizzarlo con la tv, tornammo dalla ABC che inizialmente non sembrava interessata, ma poi ha accettato. Ma nel frattempo ABC era stata comprata da Disney ed era cambiata profondamente, non è stato facile lavorarvi, abbiamo dovuto lottare per farlo come volevamo, ma ci siamo riusciti. Purtroppo è stato poi trasmesso contro "American Idol" della Fox e non l'ha visto nessuno, anche se King lo considera la sua migliore trasposizione televisiva. Io ho delle riserve, anche perché diversamente da lui non credo in Dio, ma in fondo scrivo anche di creature fantastiche che non credo esistano.


 


PUBBLICO: In una eventuale terza serie di Masters of Horror sarà possibile inserire nomi come Wes Craven o George Romero?


 


MiGa: Assolutamente si, l'unico problema sta nella programmazione, perché se ci sarà una terza serie dovremo necessariamente girare tra aprile e ottobre e non tutti i registi sono liberi in quel periodo, in fondo hanno delle carriere da portare avanti. Comunque molti ci hanno già detto che vorrebbero partecipare, nomi come Wes Craven, George Romero (che però ora sta girando un nuovo film, vedremo se sarà disponibile), Rob Zombie, Eli Roth e Guillermo Del Toro. Inoltre Clive Barker ha promesso che in caso di una terza stagione dirigerà un episodio e io vorrei provare anche a convincere Stephen King. Quindi se si farà, la terza stagione sarà molto eccitante.

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