TORINO 25 – "Come John Cassavetes esiste solo John Cassavetes" – Incontro con Seymour Cassel e Al Ruban

Due degli amici più fidati di John Cassavetes, Seymour Cassel e Al Ruban, raccontano, davanti al pubblico del festival di Torino, il regista americano e quello che si disegna è il brivido dell’epoca, quella libertà espressiva che ha sempre guidato il lavoro di Cassavetes che il TFF, quest’anno, omaggia con una bella retrospettiva curata da Emanuela Martini e Jim Healy.

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Al Ruban (AR) e Seymour Cassel (SC) sono stati tra gli amici più fidati di John Cassavetes, hanno collaborato con lui durante tutta la carriera cinematografica del regista, ma nonostante ciò non si respira un’aria da reduci, quanto, piuttosto una grande esperienza artistica, ma soprattutto di vita grazie alla grande umanità di Cassavetes e delle persone di cui sapeva circondarsi.

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Lei è stato uno degli attori che più ha lavorato con Cassavetes, come lo ha conosciuto?

(SC) Vidi un annuncio col quale John prometteva una borsa di studio per attori. In verità io lo conoscevo già per il suo lavoro in televisione. Quando gli chiesi di quella borsa di studio mi disse che erano già state tutte assegnate. Poi mi disse di seguirlo nel suo ufficio e mi fece un mucchio di domande. Restammo circa un’ora, John era una persona che faceva sempre molte domande. Poi mi disse ancora di seguirlo e mi trovai su un set e tutti si misero al lavoro sotto la sua direzione. Mi ricordo che fecero tre o quattro riprese e poi cambiarono l’angolazione della macchina da presa. Ad un certo punto mi sono trovato coinvolto anch’io e facevo qualcosa, anche l’elettricista. Insomma abbiamo lavorato tutta la notte e poi John mi chiese se mi fosse piaciuto lavorare con quelle persone e devo dire che si trattava di persone tutte molto simpatiche. Il film al quale stavano lavorando era Shadows e quando il film fu finito fu fatto vedere in un fine settimana e fu allora che aggiunse altre immagini al film. Accadeva spesso che John aggiungesse immagini ai film che sembravano finiti. In mariti addirittura dopo qualche giorno che erano iniziate le riprese aggiunse il personaggio di Peter Falk.

 

Ma questa è quella che si definisce la seconda versione del film?

(AR) La cosiddetta seconda versione è stata realizzata con le nuove immagini che aveva girato. Una copia andò al festival di Rotterdam, ma in effetti non fu quella che poi girò nelle sale. Nessuno di preciso sa cosa abbia fatto con quella copia.

(SC) Shadows è uno dei miei film preferiti forse perché è una delle mie prime esperienze cinematografiche. Quello che conosciamo tutti è il film che volevamo fare ed è quello che abbiamo fatto. Non c’è altro da aggiungere.

 Mentre per lei qual è il film preferito?

(AR) Sicuramente Faces. Quando vidi lavorare John per Faces a Los Angeles devo confessare che nessuno sapeva cosa fosse davvero, su cosa davvero stessimo lavorando. In quel film fu solo la passione e l’amore a mandarci avanti e permettere che fosse terminato. Nessuno era pagato per quel lavoro, ma davvero la passione ci faceva andare avanti. Vorrei che tutti quelli che oggi lavorano, qualsiasi lavoro facciano, ci mettessero dentro lo stesso amore, credo che sarebbe meraviglioso.

 

Qual’era il suo metodo di lavoro sul set?

(AR) John lavorava moltissimo sul set, era febbrile e ti costringeva in qualche modo a non essere passivo. Lui girava e continuava a girare, in effetti non sapevi mai quando il film sarebbe finito. Solo lui aveva in testa esattamente quello che si doveva fare. Ad un certo punto diceva che avevamo finito.

All’epoca dei suoi film tutti erano interessati al suo cinema e guardavano con attenzione il suo materiale, ma erano disposti a mettere i soldi solo se fosse stato lui a girare il film e si aspettavano che il prodotto finale rispondesse alle aspettative. A volte accadeva che John finanziasse in proprio il film per non essere limitato nei tempi ed era sicuro che se fosse piaciuto a lui sarebbe piaciuto anche al pubblico. Lui sapeva sempre dove voleva arrivare e per questa ragione sottoponeva il film a diverse revisioni fino, in alcuni casi, a rigirarlo. Le sue idee non le comunicava a nessuno. Né mai ha detto ad un attore come recitare, né stabilito la sua posizione sul set. Questa libertà gli consentiva di fare i film che voleva ed è per questo che agli attori piaceva recitare per lui.

Per cui devo dire che riusciva sempre a creare un’atmosfera eccitante sul set e questo permetteva a tutti di lavorare con grande piacere. In ogni caso era sempre una grande fatica finire il film, ma li abbiamo sempre finiti i film che abbiamo cominciato, non aveva importanza quanto tempo ci volesse.

(SC) ) John scriveva tantissimo, scriveva anche commedie e spesso da queste traeva i suoi film, altre volte scriveva commedie che non venivano mai rappresentate. Nelle sue commedie non c’era mai il lieto fine.

Voglio solo aggiungere che eravamo tutti amici e ci si divertiva, ci si ubriacava anche, ma si lavorava. Quest’amicizia tra di noi è rimasta anche se John non c’è più. Con Al, ancora, di tanto in tanto, ci capita di ricordare quei tempi.

Immagino che questa grande amicizia abbia comportato anche dei grandi litigi

(AR) Io e John litigavamo un giorno si e un giorno si …! Litigavamo solo per ragioni di lavoro però, perché vedevamo le cose in modo diverso, opposto. Lui poi alla fine riusciva sempre a convincermi che la sua idea era migliore e così, nel mio ruolo, mi toccava spiegarlo agli altri. Poi arrivava lui e cambiava tutto di nuovo. Era incredibile! Lui chiedeva il nostro contributo, voleva che tutti sul set fossimo coinvolti. Era un tipo esigente e sul set aveva bisogno di tutti e di molte cose e quando chiedeva questo o quello poi era stupito che le sue richieste venissero subito soddisfatte.

I nostri set erano spesso all’aperto a John piaceva molto girare all’aperto, sotto al sole.

 

Sempre sul suo metodo: lo avete detto prima, lui scriveva molto e questa è una sua caratteristica autoriale, ma la continua riscrittura poteva creare contrasti con gli attori e in questo caso come venivano ricomposti?

(AR) Prima dell’inizio di ogni film c’erano lunghe prove che potevano durare anche tre settimane e durante queste si creava quel clima di collaborazione tra gli attori, il set e John e questo succedeva anche se gli attori cambiavano in corso d’opera. Era il periodo che serviva a verificare i rapporti e a fare nascere la collaborazione.

(SC) Non mi è mai capitato di avere problemi con John sul set. Ero sempre contento di lavorare con lui perché potevo andare a ruota libera.

A John piaceva collaborare con chi poteva contribuire al film al di là della pagina scritta. Ma forse l’attrice più difficile per John era proprio Geena, che era davvero una star. Sul set litigavano molto, ma solo per il film che si stava girando!

Una curiosità: alla fine di Love streams c’è un uomo seduto accanto a lui, chi è quell’uomo?

(AR) Stavamo girando la sequenza finale del film, c’era la macchina del vento mentre c’era la tempesta. Ma a John serviva altro materiale da girare. Come si è già detto lui non parlava molto sul set e in quel caso non diceva quasi nulla. C’era anche un cane sul set, ma ad un certo punto vidi anche quest’uomo e gli chiesi chi fosse. Lui mi disse che quell’uomo si era presentato dicendo che il cane poteva farlo benissimo lui, che era bravo a fare il cane e a John questa cosa l’aveva intrigato e così aveva deciso di metterlo nel film in quella scena finale. Questo era John e credo che l’unico vero modo per conoscerlo sia quello di vedere i suoi film. Per quanto riguarda quello specifico film credo che lui abbia proprio voluto dirci addio con Love streams. In quella scena c’è tutto John Cassavetes.

 

Oggi c’è qualche regista che gli assomiglia?

(SC) Molti registi sono stati influenzati da John Cassavetes, ma in fondo ognuno vuole essere se stesso. Lui sapeva che l’amore che aveva per il cinema, lo trasmetteva agli altri con i suoi film, ma sapeva anche che ogni autore vuole fare il proprio cinema. John Cassavetes era grande anche grazie ai suoi cast e poi lui faceva un cinema che sembrava facile da fare: piazza la macchina da presa qua, sistema le luci là e il film sembrava fatto.

(AR) Per rispondere alla domanda credo che forse, in qualche misura John Sayles potrrebbe assomigliargli, ma solo per l’indipendenza produttiva. Oggi non credo esista un John Cassavetes e come lui esiste solo John Cassavetes.

 

 

 

 

 

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